Coltivare l’ottimismo come fosse una pianta da giardino, il nostro giardino di emozioni e sentimenti positivi da piantare, far crescere, fertilizzare, difendere dalle erbacce e dai parassiti, i pensieri negativi e distruttivi, per poi raccogliere i frutti che può regalarci: una maggiore autostima, più intraprendenza, una serenità ed un equilibrio psicofisico meno fragili e più duraturi, resistenti alle intemperie della vita, alle improvvise folate di vento ed al freddo e al gelo che a volte possono mettere a dura prova la vegetazione che cresce rigogliosa lungo i muri della nostra fiducia in noi stessi.
Attenzione, però, a non eccedere con il fertilizzante, perché un eccessivo ottimismo diventa una pianta troppo invasiva ed i suoi effetti sono tutt’altro che positivi nella nostra vita. Un esempio ce lo fornisce un recente studio condotto a proposito dai ricercatori afferenti alla Duke University. La ricerca ha scoperto che l’ottimismo è una caratteristica spiccata di chi persegue alte performance come i grandi artisti mentre l’eccessivo ottimismo può condurre alla mediocrità, ovvero alla convinzione che, qualsiasi cosa facciamo o non facciamo, la fortuna sarà sempre dalla nostra parte e tutto andrà bene. Ottimismo insomma non deve coincidere con lassismo che è un parassita che dobbiamo tenere lontano dal nostro giardino se vogliamo migliorare e crescere giorno dopo giorno sempre più rigogliosi.
Credere che tutto si risolverà sempre per il meglio ci fa dimenticare infatti quella che è la nostra responsabilità personale, l’essere artefici del nostro destino e della nostra fortuna. Questo allevia l’ansia, è vero, ma spinge anche all’inazione, ad affidarsi completamente nelle mani di un destino che invece è plasmabile e non è affatto cieco.
Coltivare l’ottimismo dunque ma senza dimenticare che questa pianta cresce se è innaffiata da risultati positivi, anche piccoli, ma pur sempre passi avanti che spingono a rimanere ottimisti perché il risultato dei propri sforzi è evidente.
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