In questi giorni basta accendere la televisione, ascoltare una trasmissione radiofonica o semplicemente osservare il comportamento di alcune persone per confrontarci con il dilagarsi dell’influenza suina.
Seguire un telegiornale ultimamente è sinonimo di un interminabile elenco di deceduti, gli ospedali sono affollatissimi e il numero dei medici sembra diminuire rispetto ai pazienti ogni giorno di più. lecito chiedersi: l’influenza suina è davvero così pericolosa o il vero pericolo è la psicosi che sta causando?
L’OMS ha dichiarato che l’influenza A ha causato finora ben 5700 morti, il problema è che i media comunicano l’aumento dei decessi ogni ora e di pari passo cresce la preoccupazione degli ascoltatori; le mamme sono talmente impaurite da non mandare i figli a scuola, soprattutto nelle città meridionali, nonostante il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha reputato non necessario rinviare l’inizio dell’anno scolastico per il virus.
Quello che forse molti trascurano è che la morte di queste persone nella maggior parte dei casi non è stata provocata dall’influenza suina ma dal fatto che soffrivano di patologie molto gravi.
Il virus responsabile dell’influenza suina, detto H1n1, ha causato decessi da dieci a cinque volte inferiori rispetto alla vecchia influenza e fortunatamente disponiamo di antivirali adeguati a guarire anche casi molto gravi; gli antivirali però possono essere acquistati solo dietro prescrizione medica e sono molto costosi, invece vengono distribuiti gratuitamente alle persone affette da patologie gravi.
In ogni caso è opportuno prendere precauzioni per evitare il contagio dell’influenza suina e l’assalto all’igienizzante per mani di questi giorni non è di certo l’unico rimedio.
I medici consigliano vari metodi per diminuire le possibilità di contagio, come evitare contatti troppo ravvicinati con persone che presentano sintomi influenzali, lavarsi le mani spesso e non portarle all’altezza di naso, occhi e bocca quando non sono pulite e cercare di non stare troppo nei luoghi affollati, evitando comunque di trasformare sane precauzioni in psicosi collettiva.