L’autolesionismo può essere sia fisico che psicologico. Purtroppo spesso le persone non riescono a mettere un freno al male che sono capaci di farsi. E riescono a trovare tante piccole scorciatoie per crearsi quel dolore che in qualche modo pensano le ancori alla realtà.
La verità dei fatti purtroppo è un’altra: molta gente che pratica autolesionismo non accetta di avere un problema. Ed anche quando se ne rende conto difficilmente agisce per liberarsi da questo giogo infernale. E’ una sorta di cane che si morde la coda: vi è la paura di chiedere aiuto, la vergogna, il timore di rinunciare a qualcosa che per quanto sbagliato comunque definisce la propria vita. Entra poi un altro fattore in gioco: se il percorso di autoanalisi o di aiuto che si richiede non viene portato a compimento in modo corretto c’è il rischio di cadere nell’autolesionismo psicologico.
Talvolta è un approccio purtroppo esistente autonomamente a causa della scarsa autostima: in altri è un comodo rifugio quando si smette di tagliarsi o farsi del male a livello fisico. Qualsiasi sia il caso, se ci si rende conto di lasciarsi andare ad episodi di autolesionismo, sia psicologico che fisico, vi è bisogno di chiedere aiuto. Solo persone preparate professionalmente possono aiutarci a combattere i nostri demoni se gli stessi sono radicati in noi. Dobbiamo pensare al nostro benessere ed al fatto che la vita, per essere vissuta appieno, non ha bisogno di ferite auto inflitte sul corpo o sulla psiche. Dobbiamo pensare a noi stessi e chiedere aiuto se ne abbiamo bisogno.
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