Stalking è un termine che indica una serie di atteggiamenti persecutori che generano nella vittima un costante senso d’ansia e di paura, rischiando di compromettere le attività quotidiane e la psicologia di chi li subisce.
Sono molestie che possono assumere diverse forme e sono perseguibili penalmente. Tuttavia affrontare lo stalking non è un’impresa semplice.
Sono molti i metodi che uno stalker può utilizzare per tormentare la sua vittima: telefonate continue, ad ogni ora del giorno e della notte, pedinamenti, minacce, atti di vandalismo, intrusioni nella sfera privata e una morbosa attenzione a tutte le informazioni sull’oggetto della propria ossessione.
Il persecutore può essere un estraneo, ma il più delle volte è un conoscente, un collega, od un ex-fidanzato/a che agisce spinto dal desiderio di recuperare il precedente rapporto o per vendicarsi di qualche torto subito. In altri casi ci si trova invece davanti a persone con problemi di interazione sociale, che agiscono in questo modo con l’intento di stabilire una relazione sentimentale imponendo la propria presenza
Secondo gli studi della Sezione Atti persecutori del Reparto Analisi Criminologiche dei Carabinieri, gli stalker potrebbero inquadrarsi in cinque categorie principali. Il “risentito” è chi ha come motivazione un profondo rancore per dei torti (veri o presunti) subiti, come ad esempio un ex partner. Il “bisognoso d’affetto” è chi, imponendo la propria presenza, spera di riuscire ad ottenere le attenzioni che desidera. Il “corteggiatore inseperto” è solitamente uno stalker la cui azione è di breve durata: è invadente non in modo cosciente, ma semplicemente per ignoranza di alcune regole nei rapporti interpersonali. Il “respinto” è chi, rifiutato dalla vittima, vuole contemporaneamente vendicarsi e instaurare una relazione. Il “predatore”, invece, ha mire di tipo sessuale e vuole trasformare le proprie vittime in vere e proprie prede di caccia, suscitando una forte paura nei propri confronti. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto.
Ma come uscire dall’incubo di queste continue molestie? Innanzitutto è inutile negare il problema. Non aspettiamo che la situazione si aggravi, cerchiamo di non sottovalutare i rischi. Se la molestia riguarda un corteggiatore che desidera cominciare una relazione, è meglio essere molto fermi nel rifiuto. Instaurare un dialogo sulle motivazioni del rifiuto o sul tipo di rapporto morboso instaurato può incoraggiare lo stalker, che nella maggior parte dei casi interpreta questi atteggiamenti come delle attenzioni nei suoi confronti. Cerchiamo di raccogliere prove delle molestie per la polizia, anche se questo può provocarci fastidio. E’ utile evitare di percorrere in modo abitudinario gli stessi tragitti, specialmente da soli. Ricordiamoci comunque di tenere sempre a portata di mano un cellulare per eventuali richieste di aiuto. Se si sospetta di essere in pericolo o seguiti, non andare a casa propria o da un amico, ma rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine.