L’ invidia e la superbia sono sorelle di un unico sentimento dato dal disprezzo verso la realtà esterna e più sottilmente verso il proprio mondo interiore: sentimenti di insoddisfazione sono piuttosto comuni e quando non diventa patologia, malattia, nessuno può dirsi immune da questi.
Sono emozioni forti e che percepiamo in modo negativo e distruttivo e per difenderci, spesso vi opponiamo una strenua difesa.
La mente però difficilmente accetta dei “no” e degli obblighi, reprimendo questo malessere, corriamo il rischio di diventare schiavi di un’ossessione, di ingigantire i timori, provocando a catena altre sensazioni spiacevoli, quali vergogna, senso di inadeguatezza e debolezza.
Il senso di colpa che ci funesta è dato dal fatto che il più delle volte proiettiamo le nostre ombre sugli altri, non riuscendo ad ammettere che queste difficoltà di interazione con le persone e con gli eventi c’appartiene interamente.
Vi è una sottile linea rossa che separa invidia e gelosia ma che che le distanzia e le differenzia. La gelosia può galvanizzare e incitare ad un miglioramento, prendendo a spunto o a modello qualcuno che reputiamo migliore, l’invidia, invece, è nociva, velenosa, non a caso la parola invidia deriva dal latino in-video che significa guardare con occhio storto (che la tradizione popolare ha tradotto come “malocchio” e che secondo la superstizione può addirittura annientare chi possiede quel qualcosa che non si può avere).
E’ un’emozione che innesca di solito un risentimento cosi forte da divenire incontrollabile. Va pertanto riconosciuta dentro di sé e trattata in modo costruttivo, “allenarci” alla condivisione, strutturarci all’empatia, solo in questo modo potremmo “addomesticare” la nostra sofferenza.
Il discorso sulla superbia, merita un’attenzione particolare data la complessità. Paradossalmente è dovuta ad una forte deprivazione del sé ed è possibile rintracciare le cause in una mancanza delle cure genitoriali (spesso non volute, talora la “negligenza” è imputabile a delle percezioni che non necessariamente hanno un’attinenza con la realtà) che generano frustrazione e profonda infelicità.
Questa angoscia mette di fronte ad un’alternativa drammatica che è quella di ignorare la frustrazione e reagire deformando la realtà, negandola o migliorandola. Si tratta di persone molto competitive che manifestano un’eccessiva sensibilità per tutto ciò che può danneggiare la loro autostima, percependo il mondo e le persone come un pericolo, temendo di essere da questi sminuiti.
Non equipaggiati di un “io” robusto, attuano strategie volte ad evitare la catastrofe depressiva, modificando eventi, incontri ed occasioni a proprio vantaggio. La “superbia protratta” può indicare una catastrofe psicotica che al desiderio di vivere oppone il desiderio di distruggere.
Marco Migliaccio 25 Ottobre 2011 il 00:29
Ti dirò la verità, mi trovo in disaccordo con la tua visione negativa della superbia, anche se ammetto la verità sull’interpretazione psicologica, e sull’eccessiva competitività dei superbi per non destabilizzare il proprio “io”.
Ma penso tu dia un’interpretazione troppo catastrofica della superbia.
Nel campo dedicato al sito internet ho scritto il mio blog, dove è scritta la mia concezione della superbia, nel caso tu voglia leggerla.
Intanto segnalo il tuo blog nel mio, è giusto dare ai lettori più chiavi di lettura di uno stesso argomento.
Buona lettura 😀
Marco Migliaccio 25 Ottobre 2011 il 00:32
Ti basta cliccare sul mio nome per accedere al mio sito 🙂