Cosa s’intende per intelligenza emotiva? Ci viene in aiuto D. Goleman che fa luce nei rapporti intercorrenti fra mente razionale e mente emotiva. Non è possibile tralasciare alcuna delle componenti dell’intelligenza (intellettiva ed emozionale) per lo sviluppo di un individuo sano , che sia psicologicamente equilibrato, socialmente competente e capace di stabilire corrette relazioni affettive e nel lavoro.
I sentimenti sono dunque la cartina di tornasole del nostro benessere, infatti sono fondamentali nei processi decisori della mente razionale; questi ci instradano nella giusta direzione, dove poi la logica “si mette al lavoro”, dimostrandosi utilissima. Il sistema limbico controlla le nostre emozioni e filogeneticamente, è stata la prima zona cerebrale a svilupparsi nei mammiferi; successivamente e da questa zona, si è formata la neocorteccia che tutt’oggi è l’area cerebrale deputata ai processi di pensiero.
Essa è deputata ad integrare e realizzare quanto viene percepito dai sensi, ai sentimenti aggiunge ciò che pensiamo di essi, è in grado di fare progetti a lungo termine e di ideare strategie cognitive. Nei primati e in particolar modo nell’uomo, il rapporto fra neocorteccia e sistema limbico è molto ‘più forte’, infatti possediamo un numero maggiore di interconnessioni cerebrali fra i due sistemi, cosa che ci consente di ottenere una gamma di risposte emozionali molto vasta e dunque un’evoluta competenza emotiva.
Per Gleman esistono in cinque abilità principali che determinano l’intelligenza emotiva : 1. Autoconsapevolezza delle proprie emozioni, saper quindi riconoscere un sentimento nel momento stesso in cui si presenta; 2. Saper controllare le emozioni rendendole “appropriate” in ogni circostanza; 3. La motivazione di se stessi e quindi riuscire a dominare le emozioni per raggiungere un obiettivo; 4. l’ Empatia; 5. Una buona capacità a costruire e gestire le relazioni.
Non pochi studi hanno dimostrato che un QI elevato, da solo, non dà assolutamente garanzia di felicità e riuscita nella vita. Goleman tiene a precisare che ciò che fa differenza nei destini individuali, non è tanto il livello intellettivo quanto l’intelligenza emotiva maturata durante l’infanzia.
Questa ci viene trasmessa (ma non sempre accade!) da bambini dal contesto familiare, dalla scuola, dagli amici. Quelli che contano sono in particolar modo gli insegnamenti emozionali che riceviamo dai nostri genitori e determinano in modo significativo i nostri circuiti emozionali, rendendoci in futuro più o meno dotati di intelligenza emotiva. E’ possibile però sempre rimediare ad un carente sviluppo di intelligenza emotiva; cominciando ad instaurare quelle che in termini psicoanalitici si definiscono relazioni “riparative”: con gli amici, i partner o, con lo psicoterapeuta, il modo di relazionarsi dell’individuo viene continuamente rimodellato; non vi è squilibrio che non possa essere corretto e in un processo continuo che duri tutta la vita.