Quante volte da bambini ci siamo presi una “sgridata” per aver fatto le boccacce a qualcuno? Le linguacce e le smorfie sono sicuramente un frequente ricordo dell’età infantile e soprattutto ricordiamo le minacce ricevute per questo motivo. Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta infantile, ha dichiarato che: “Le boccacce sono un atto liberatorio che i bambini usano per esprimersi e per farsi capire.
Prima dei tre anni i bambini hanno una certa vitalità e spontaneità che purtroppo si perde con la parola e con il pensiero elaborato. Meglio produrre male ma tanto piuttosto che bene ma poco“. L’inibizione della boccaccia è quindi una sorta di errore per i genitori, bisognerebbe invece tentare di stimolarlo ad utilizzare delle parole per farsi capire invece che di fare gesti.
Si tratta di un discorso di mimica facciale, che sarebbe identificato nel primo strumento di comunicazione per il minore, una sorta di primo linguaggio legato alle emozioni come gioia e dolore. Il bambino non sa ancora parlare, ma utilizza i muscoli del viso per esprimersi. Bianchi continua affermando che: “A un anno e mezzo – due e fino ai cinque – sei dalla mimica si capisce lo stato di salute del bambino: attraverso gli occhi, ad esempio, si può capire come sta“.
Alessandro Sanna ad esempio, parla di come “sfruttare” le boccacce nel suo “Abc di boccacce“, una sorta di guida per insegnare ai bambini attraverso la mimica.