Spesso si crede ed erroneamente, che chi acconsente sempre ad ogni richiesta e non mostra la propria contrarietà, chi nasconde il proprio dissenso, sia di fatto ‘molto gentile’, piuttosto che una persona che non rispetta se stessa o che si vuole molto poco bene.
Per capire se siamo persone estremamente assertive (ma chi lo è, non nutre dubbi al riguardo), basta porsi queste domande: “Dite di sì quando vorreste dire il contrario?” “Vi considerate così gentili da dover negare a voi stessi qualsiasi sentimento di rabbia?“. Queste infatti, come sostiene Corinne Sweet, nel suo libro “Come dire di no” (2004, Gruppo Editoriale Armenia), sono le riflessioni necessarie da fare per realizzare se si sia vittime o meno della difficoltà di dire di no. E non si creda sia un banale problema psicologico, perché purtroppo non lo è affatto e riguarda un gran numero di persone.
Per l’autrice, ciò che ci spinge a tale atteggiamento e quindi a dire di sì controvoglia ed essere sempre estremamente ‘educati’ nasce per l’esigenza profonda di essere amati, rispettati, accettati; il timore di restare senza amici, amanti, lavoro, famiglia, vivendo un forte disagio quando si oppone un rifiuto.
Il libro ha un’utilità da vero e proprio proprio manuale pratico. Corinne Sweet, giornalista e coordinatrice di gruppi di counseling, propone un orientamento cognitivo-comportamentale, sostiene infatti che tale blocco può essere modificato ma solo se ci si cimenta con un lavoro febbrile sul pensiero e la convinzione di essere fragili e si ci sforza piuttosto a ribaltarlo, sperimentando nuovi modelli di comportamento.
E’ importante dunque agire come se fossimo già sicuri di noi stessi, così facendo, riusciremo a rafforzare e consolidare il nuovo comportamento, rendolo spontaneo. Piuttosto bisogna chiedersi se sia davvero in grado e soprattutto se è facile cambiare. Per Lella Ravasi Bellocchio, scrittrice e psicanalista junghiana del CIPA (Centro italiano di psicologia analitica)
Il cambiamento è un processo che dura tutta la vita. Quello vero, interiore, richiede la pazienza di passare attraverso i diversi stadi della trasformazione e l’intelligenza per saper riflettere su di sé.
La donna inoltre, spesso ha molta più difficoltà a dire di no, proprio perché ci spiega Ravasi Bellocchio
La donna è spesso in conflitto con una parte di sé, il lato materno accogliente, che la spinge a mettersi nei panni dell’altro. La capacità del no è propria di chi non necessariamente decide di entrare in empatia con l’altro e ritrovare la propria autonomia, che non vuol dire egocentrismo, ma capacità di focalizzarsi su se stessa, avere rispetto verso se stessi.
Se è pur vero che non bisogna eccedere nell’auto-indulgenza nei confronti di se stessi, non è neanche pensabile mettere gli altri in primo piano o addirittura privilegiare le loro esigenze rispetto alle proprie. E’ necessario un equilibrio e una distanze tra il sè e le altre persone.
Ciò che non va mai dimenticato, è che l’atteggiamento da adottare non può prescindere dalla consapevolezza. La socio-psicologa Paola Leonardi, fondatrice del Centro Autostima Donna (Milano) sostiene che la maturazione dell’autostima, di fatto poco presente nella donna, è un valore aggiunto per il sesso femminile che non va sottovalutato, soprattutto nell’ottica di un riconoscimento delle proprie istanze.
Più forti nell’autostima, non si crederà più che il no sia l’anticamera dell’ abbandono e qualora dovesse accadere, non ci sentiremo più in colpa per il fallimento nè inibita nella ricerca e nella costruzione di nuovi affetti.
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