Essere soli, in una determinato momento della vita, delicato ma con delle progettualità ancora in ‘corso‘, che significa? Che valore dà alla nostra vita? Andiamo dunque ad analizzare due diversi profili.
Quarant’anni, ceto medio-alto, buona cultura, folta rete di rapporti sociali, spesso decisamente più ampia di quella che gravita intorno a una coppia. Ecco l’identikit del single (sia uomo che donna). Solo anch’esso per libera scelta. Perché (specialmente lei) il più delle volte non vuole accontentarsi di un partner non rispondente alle aspettative personali.
Anche se, per molti psicologi, questa è solo una scusa che si sostiene con se stessi. Infatti afferma Brenda Shoshanna, psicologa americana esperta in questioni di coppia che
Essere soli può dipendere da da abitudini e routine mentali che condizionano il nostro modo di rapportarci con gli altri; un numero considerevole di single è vittima di un circolo vizioso dal quale non si libera nemmeno di fronte alle opportunità. Bisognerebbe dunque Imparare a vedere in un’altra luce una persona che già fa parte della nostra quotidianità.
Diverso il discorso invece per i single di cinquant’anni o over, sono infatti soprattutto donne e per la maggior parte deluse da precedenti esperienze affettive che, però, sono state in grado di adottare tecniche (intelligenti) di compensazione adeguate a vivere in maniera equilibrata e serena il proprio status.
In questi casi l’energia emotiva viene direzionata verso altri settori rispetto alla coppia o alla famiglia, per esempio quello lavorativo, ma anche quello delle amicizie. Certo, concordano in modo corale gli esperti, con l’età aumentano le difficoltà relazionali, derivanti da ansie, insicurezze, diffidenze, difficoltà nel mettersi ancora nuovamente in gioco e, soprattutto, dalla sofferenza sperimentata nelle precedenti (molte volte laceranti) relazioni sentimentali.
Ma è pur vero, che l’esperienza porta saggezza e, per molte, l’età matura può riservare le sorprese di nuove, inattese complicità.
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