Siamo sempre pronti alle novità e soprattutto non vogliamo mai farcele mancare . E proprio per questo la nostra attenzione cadere su Invalsi , croce e delizia dei giovani studenti italiani e delle loro famiglie. Di che si tratta esattamente?
I test Invalsi racchiudono, una serie di prove standardizzate di cui , tra l’altro, s’è già fatto uso in passato, soprattutto a livello nazionale.
L’idea del Ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini è quella di istituirli in ogni ordine e grado di scuola, almeno per due volte all’anno (e quindi ad apertura e fine d’anno scolastico), facendoli apparire come lo strumento necessario per realizzare la meritocrazia.
Insegnanti e studenti non amano questo tipo di verifiche e pur tuttavia test simili,si fanno in tutte le scuole del mondo.
I dubbi però restano, tanto da far chiedere allo studioso Alberto Martini, in un articolo, a cosa servano realmente tali prove. Volendo trovare una “pezza giustificativa” per questi, possiamo dire che non sono test oggettivi, bensì standardizzati e quindi uguali per tutti.
Il loro punto di forza dunque, è proprio in questo, li si può contestare nei contenuti, considerarli limitati, per quanto riguarda le competenze, possono non sempre essere esatti ma la loro utilità sta proprio nella possibilità che offrono nell’operare confronti tra scuole, aree geografiche e gruppi sociali.
Non sono dunque test “descrittivi” e in grado realmente di individuare le carenze individuali di ogni singolo studente; queste invece vanno monitorate, colmate quotidianamente dagli insegnanti.
Tali test, li si può considerare come quelli medici, utili nell’individuare patologie e debolezze o carenze a livello collettivo e non indagano il quadro clinico epidemiologico di ogni singolo paziente, pur essendo necessari i dati sui singoli pazienti.
Vanno utilizzati dunque, soltanto se vi è la volontà concreta di prendersi cura delle fragilità individuali ma mai con l’intento di colpevolizzare a causa di queste o quel che è peggio, di punire.