Lo immaginavate? I problemi cardiaci sono i killer numero uno per le donne ma spesso lo ignoriamo (e ugualmente fanno i medici, più attenti agli uomini). In realtà è una vera e propria emergenza medica e sociale, infatti in Italia, circa 120.000 donne, sono vittime di malattie di cuore, prima causa di morte femminile ma anche di infermità. Tale particolare situazione, ce la spiega bene M. Grazia Modena, direttore del dipartimento di Cardiologia del Policlinico di Modena:
Solo che nei maschi il problema si fa vivo prima: già dai 45/50 anni, mentre nelle donne dopo i sessanta. Motivo: fino alla menopausa (e dopo, per un pò) il cuore femminile è protetto dall’azione degli estrogeni che mantengono giovane ed elastico l’endotelio vascolare e rallentano la formazione di placche sulle arterie. Quando questa specie di ombrello ormonale viene a mancare le cose cambiano, e di colpo aumentano i fattori di rischio (vedi sovrappeso, pancetta – di tipo androide la più pericolosa – alterazioni del metabolismo glucidico, colesterolo alto, ipertensione).
Inoltre la vita e le sue complicazioni, di certo non aiutano, le donne di cinquant’anni oggi, si occupano di famiglia e anziani, lavorano, si stressano, non è che sia facile per loro trovare il tempo di fare sport, quindi fumano, si buttano sul cibo spazzatura.
Una sottostima così evidente che, giocando un pò sul paradosso, noi cardilogi diciamo che il più importante fattore di rischio di infarto per le donne è l’illusione che l’infarto non sia una malattia che le riguarda.
Che invece le conseguenze riguardino eccome le donne, lo conferma il Tribunale per i diritti del malato: su tutte le segnalazioni di malpractice dell’anno scorso, il 6.1% riguarda l’area cardiologia e cardiochirurgica e il 60% delle chiamate sono femminili. Perché l’altro fatto da non sottovalutare è che le donne vengono anche curate peggio. All’ospedale, dove non sempre vengono trattate con l’urgenza necessaria. Ma anche dopo, perché i faramci efficaci per lui, non sempre lo sono per lei. Un esempio? Le bassi dosi di aspirina nelle donne riducono il rischio di ictus, ma non servono a prevenire l’infarto, cosa che invece accade per l’uomo. E questo vale per molti altri preparati.