Oggi parliamo di una patologia che colpisce il buon 80% degli automobilisti nel mondo: la guida nel traffico. Secondo recenti ricerche condotte dai ricercatori delle Università congiunte di Tübingen, Regensburg e Düsseldorf, insieme con la collaborazione del Dipartimento di psicologia e medicina del traffico del Federal Highway Research Institute, guidare nel traffico rappresenterebbe una grande fatica per il cervello. Questa fatica spingerebbe l’alterazione dell’attività celebrale durante queste fasi.
Questo studio, ha posto la sua enfasi sull’affaticamento a cui il cervello umano è costretto nel momento in cui siamo costretti a guidare nel traffico. Il primo segnale è l’aumento dell’attività elettrica del cervello che fa si che le onde celebrali alfa della nostra testa vengano alternate a quelle che vengono chiamate fusi del sonno. Questi input nervosi, mettono in risalto la necessità del nostro cervello di avere un momento di riposo. Di conseguenza, stanchezza e nervosismo, vengono definiti come mali da curare e nel caso della guida, sono sempre pronti dietro l’angolo per assalirci.
Nel caso pratico, nel caso in cui ci sia un intenso traffico, si mette a dura prova la nostra resistenza psicofisica come autisti. La ricerca ha mostrato come passando l’attività celebrale al computer, e rilevandone un algoritmo, si potrebbe tirar fuori per un futuro una sorta di microsensore da installare sotto pelle, pronto a far partire un allarme in caso di pericolo per chi guida, e che diverrebbe anche un campanello, un indice per avvisarci che è giunto il momento di fare una pausa. La stanchezza che deriva dal traffico e soprattutto lo stress di quest’ultimo non è mai da sottovalutare, soprattutto perchè potrebbero essere sintomi ed indici di una futura patologia molto più seria.
La valutazione del proprio livello di stress è molto importante ai fini di una tranquillità mentale e soprattutto di una serenità per il nostro cuore, infatti è meglio evitare forti stress per la paura di un infarto.
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