I pregiudizi nei confronti di gruppi sociali che reputiamo diversi da noi, quella tendenza innata ad instaurare un rapporto di contrapposizione del tipo noi contro loro, hanno radici lontane. Alla ricerca dei pregiudizi perduti si è messa un’équipe di ricercatori di Yale, scoprendo che anche i nostri cugini primati hanno questa tara di percepire chi è diverso come necessariamente in contrapposizione.
La psicologa Laurie Santos ha dimostrato, servendosi di una serie di ingegnosi esperimenti, che anche le scimmie trattano gli esemplari estranei al loro gruppo di appartenza con lo stesso sospetto e la stessa avversione che spesso si osserva nelle prime interazioni degli esseri umani con gli altri.
Da questa ricerca, pubblicata di recente sulla rivista di divulgazione scientifica Journal of Personality and Social Psychology, si evince che le radici del conflitto tra gruppi umani differenti, dal punto di vista evolutivo, sarebbero molto antiche.
Spiega la Santos che uno degli aspetti più inquietanti della natura umana consiste nel valutare le persone in modo diverso a seconda che siano o meno un membro del nostro gruppo. Nascono così conflitti basati sulle più svariare distinzioni, dalla razza alla religione alla classe sociale e così via discorrendo. Ma da dove proviene questa malsana e controproducente abitudine a giudicare diversamente gli altri in base all’estraneità al nostro gruppo sociale?
La risposta, spiega la psicologa, è insita in 25 milioni di anni di evoluzione e non soltanto nella cultura umana.
Le scimmie è noto fissino più a lungo gli elementi non familiari di cui hanno paura. Ebbene mostrando loro immagini di scimmie del medesimo gruppo sociale lo sguardo non si soffermava a lungo. Al contrario, di fronte ad esemplari estranei fissavano a lungo le foto, anche se si trattava di scimmie che si erano allontanate da appena qualche settimana per migrare in un altro gruppo, a testimonianza che anche i primati riconoscono chi è dentro al gruppo e chi è ne fuori.
Per scoprire se gli estranei venivano associati ai cattivi, i ricercatori hanno usato un test che misura gli atteggiamenti impliciti noto come IAT. Quando le scimmie al di fuori dal gruppo venivano associate ad immagini positive di frutta ai primati questa associazione sembrava innaturale, rispetto a quando venivano associati a ragni ovvero a sequenze negative.
La cattiva notizia è che la tendenza a non gradire i membri esterni al gruppo sembra essere evolutivamente molto antica, e quindi può essere meno semplice da eliminare di quanto ci piacerebbe pensare. La buona notizia, però, è che le scimmie sembrano abbastanza flessibili su chi conta come un membro del gruppo. Se noi umani riuscissimo a trovare il modo di sfruttare questa flessibilità, forse potremmo diventare una specie più tollerante.
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[Fonte: “The evolution of intergroup bias: Perceptions and attitudes in rhesus macaques”, Journal of Personality and Social Psychology]