Diffuse sono sempre state le ricerche sul ridere. Questa gioiosa pratica che nella vita dell’essere umano, ricorre sempre più di rado negli ultimi periodi, risulterebbe essere salutare per il cuore, per il corpo e per la mente. Si tratta di qualcosa che parte dall’istinto, sia se stiamo parlando di una bella risata rumorosa, sia se parliamo di un sorrisino timido tirato fuori così per sensazione.
Ridere fa bene e tutti i meccanismi psicologici che ci sono dietro, nascondono anche dei richiami alla neurologia, alla sociologia, oltre che alla psicologia delle reazioni nascoste dell’essere umano. Ovviamente, oggi non siamo qui per scrivere una teoria sulle risate, ma per parlare di una ricerca fatta a dagli studiosi americani e presentata in una conferenza a San Antonio (California). La news, impazza sul web, dopo che Wired USA ne ha diffuso la popolarità.
Il protagonista principale di questa presentazione è Peter Mc.Graw, 41 anni, Professore di Marketing e Psicologia alla University of Colorado, e curatore dell’Humor Research Lab (HuRL, ovvero Laboratorio di ricerca sull’umorismo). Seppur quest’uomo, si è conquistato l’antipatia di alcuni colleghi rigorosamente legati a metodi scientifici, perché i suoi metodi sono risultati troppo “scherzosi”, lui non ha smesso di studiare sulle risate e soprattutto sul buon umore. Una sua ricerca molto accusata, riporta infatti che fumare marijuana aumenterebbe il senso dell’humor.
Lo HuRL, che riceve soldi per le ricerche da colossi come IBM, Pfizer e Bank Of America, ha messo su un sito di crowdsourcing, un laboratorio con 50 appassionati di fumo rendendoli protagonisti di foto, prima e dopo l’assunzione di fumo, e sembra proprio che sia stato dimostrato che la facilità di abbandonarsi ad una risata dopo 15 minuti, sia di gran lunga maggiore rispetto a chi invece conduce la sua vita con un rigore diverso. L’umorismo, quindi, sarebbe una violazione della propria intimità e la messa all’esterno dei nostri sentimenti e modi di agire.
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