Chiedere un aumento è forse una delle situazioni che più ci imbarazza e ci mette sulle spine a lavoro, in ordine dopo informare un collega che la sua igiene personale per noi sta diventando un problema serio.
Scherzi a parte, non è semplice, non lo è affatto, è la conversazione sul lavoro più temuta di tutti i tempi: iniziamo a domandarci come iniziare il discorso, quando è il momento più opportuno per provarci e soprattutto come riuscirci e convincere il capo che ce lo meritiamo.
Su Psychology Today mi sono imbattuta in un articolo interessante che offre qualche dritta su come affrontare al meglio la sfida per una remunerazione migliore. Sperando vi sia d’aiuto, buona fortuna!
Regola numero uno: non presentarsi disarmati. L’arma della persuasione va caricata e calibrata a casa in anticipo con le cartucce da sparare a nostro vantaggio. Bisogna affrontare il discorso informati. La prima cosa da fare, dunque, è documentarsi sui salari e gli stipendi che offre il mercato per mansioni uguali o simili alla nostra. Ovviamente, annotandoci le cifre di quello meglio pagato di tutti. Fate un giro su Monster o su altri siti validi in cui ci siano annunci di lavoro per la vostra qualifica con a fianco la retribuzione offerta.
Regola numero due: deve essere chiaro cosa avete fatto di concreto per l’azienda e con concreto parliamo di cifre e iniziative di successo che sono quello che più interessa a chi sta ai piani alti per valutare il vostro operato. Più lunga ed influente sarà la lista del vostro contributo, maggiori possibilità avrete di ottenere un aumento. In pratica mettete nero su bianco con voi quali vantaggi hanno ottenuto gli affari, il che sottintende che senza di voi quei passi in avanti non sarebbero stati compiuti, a discapito economico dell’azienda stessa. In quel margine sta il diritto al vostro aumento. Giocate su questo. Ovviamente più il vostro impegno è quantificabile maggiori chances avrete. Dunque, non è il momento di chiedere un aumento se non state contribuendo granché ad incrementare i guadagni aziendali.
Regola numero tre: usate le parole giuste, niente domande a bruciapelo che potrebbero far sentire il capo alle strette, del tipo: Posso avere un aumento? Vorrei avere di più per quello che faccio et similia. Niente vittimismo, soprattutto, né toni lagnosi ed imploranti. E ancora non fate riferimento esplicito ai soldi, il che farebbe immediatamente scattare in chi vi ascolta una sensazione di perdita, di dover acconsentire a sborsare più denaro. Meglio optare per domandare un adeguamento dello stipendio, un incremento di remunerazione per la propria produttività e simili. Insomma, usate termini associati al guadagno piuttosto e che chiudano il bilancio in positivo, a vostro vantaggio. State contrattando e se volete ottenere uno stipendio più alto dovete offrire valore aggiunto in cambio, saper negoziare. Ponetela sul piano delle nuove sfide e di incarichi più proficui che, a fronte di un aumento di salario, vi si presenterebbero come opportunità per creare ulteriore ricchezza all’azienda.
Non dite che avete bisogno di un aumento per comprarvi una macchina, per le spese familiari, ecc ecc: al vostro capo non interessa affatto e soprattutto non è detto che il fatto che voi abbiate bisogno di quei soldi in più vi renda meritevoli di averli al suo sguardo. Quindi, fuori discussione, le nostre difficoltà finanziarie non sono un argomento valido da usare a nostro vantaggio. Ricordate che questa è una discussione d’affari e deve rimanere tale. Parlate esclusivamente del vostro ruolo nell’azienda in quanto risorsa.
Regola numero quattro: preparatevi ad un no come risposta, senza metterla troppo sul personale o considerarlo un giudizio negativo sul vostro lavoro. A volte il bilancio aziendale non consente alcuno spazio di manovra per aumentarvi lo stipendio. L’importante è averci provato e non demordere, fissando già un altro momento più propizio in cui potrete riavanzare la vostra proposta.