Il perfezionismo può essere considerato alla stregua di un crimine contro l’umanità. Laddove la flessibilità ed il sapersi adeguare garantiscono infatti la sopravvivenza della specie in un mondo in continua e rapida evoluzione, il perfezionismo tende piuttosto ad irrigidire il nostro comportamento. Perfezionisti non si nasce, si diventa, magari già in tenera età ed in misura sempre maggiore a causa della pressione crescente che incombe oggi sui bambini, caricati di troppe aspettative, assillati dalle pretese di successo avanzate dai genitori. Un continuo incitare a fare meglio ed al meglio che viene percepito dai giovanissimi come uno stato di critica incessante ed assillante, che spinge a mollare prima di iniziare se si è già consapevoli di non poter arrivare in cima.
Il perfezionismo pervade la psiche, penetra nella personalità, influenzando le modalità di apprendimento. Focalizzandosi come fa esclusivamente sulla qualità della performance per difendersi in anticipo da eventuali critiche, il perfezionista vede spesso precludersi la creatività, l’innovazione, con una volontà ridotta di assumersi rischi.
Per il perfezionista ogni giorno è il giorno in cui vengono pubblicate le pagelle: un’autovalutazione perenne che può portare alla frustrazione ed a sviluppare forme di ansia e depressione. Randy Frost, psicologo, docente allo Smith College, ha tracciato una sorta di profilo e di fattori di rischio del perfezionista. Ci si può definire tale o si è esposti a questo comportamento se:
- si reputa di aver fallito completamente in un compito a scuola o in un progetto a lavoro se qualcuno ha ottenuto risultati migliori;
- i genitori pretendono il massimo in qualsiasi cosa;
- si è stati puniti, da bambini, per delle imprecisioni;
- si controlla spasmodicamente e ripetutamente il lavoro svolto;
- la precisione ha un ruolo importante nel modo di agire;
- si è registrata la presenza di una figura autoritaria nella propria infanzia, troppo critica ed esigente, che ha frenato la volontà di agire nel timore di non eccellere.
Il perfezionista interpreta gli errori e le valutazioni inferiori al massimo come fallimenti e crede che sbagliare, anche solo una volta, persino commettere il più piccolo errore possa compromettere l’immagine ed il rispetto che provano nei suoi confronti gli altri, ecco perché spesso rimane come paralizzato ed inattivo. Attenzione, essere particolarmente ordinati piuttosto che pretendere molto da se stessi non necessariamente include incorrere nella trappola del perfezionismo. Tutt’altro, la maggior parte delle persone di successo ha fissato standard personali molto alti. A fare la differenza è la percezione degli errori che, come anticipavamo, nel perfezionista vengono considerati come fallimenti, non come parte del percorso di apprendimento, percezione comune invece a grandi leader. Il segreto è migliorarsi, non essere perfetti!