Licenziamento, in molti lo subiscono per via della crisi economica che incombe e sembra quasi assurdo porsi il problema opposto, ovvero scegliere volontariamente di lasciare l’attuale lavoro: eppure, secondo lo psicologo Ronald E. Riggio, autore di The Practice of Leadership: Developing the Next Generation of Leaders, a volte bisogna mollare una posizione scomoda, mortificante, degradante per trovare nuove strade verso il successo e la piena realizzazione professionale. Uscire dal posto sicuro e tranquillo può spaventare, spesso non si intravedono molte alternative eppure, spiega l’esperto, ci sono dei casi in cui licenziarsi è molto meglio che tenersi stretto un lavoro. Vediamo quali.
- Quando non c’è nessuna prospettiva di fare carriera perché le posizioni cui si aspira sono chiuse, occupate o destinate a qualcun altro. Fate due conti: se siete ancora giovani e avreste più probabilità di scalata in un’altra azienda iniziate pure a guardarvi intorno.
- Quando l’ambiente di lavoro è tossico. Accade, ad esempio, di essere costretti a subire delle molestie, delle ingiustizie e non fiatare perché si ha bisogno di quel lavoro. In realtà lo stress di una simile situazione è come un cancro per l’equilibrio psicofisico ed in certi casi il cambiamento è l’unica guarigione possibile per ripristinare il rispetto verso noi stessi.
- Quando l’attuale lavoro limita la crescita personale, è stagnante e frena ambizioni maggiori. In tal caso è il momento di cercare un’azienda che supporti l’acquisizione di nuove competenze e lo sviluppo delle risorse umane.
- Quando le mansioni a voi affidate vi permettono di adagiarvi sugli allori, vi sentite privati di nuovi stimoli ma, al contempo, la posizione, troppo comoda per lasciarla, ed il timore di non riuscire a reinserirvi nel mercato del lavoro vi frenano dal mollare tutto.
Presa la decisione bisogna pensare a come licenziarsi e soprattutto a quando. E’ ovvio che rischiare conviene ma fino ad un certo punto perché bisogna pur mantenersi e nessuno vorrebbe lasciare un posto sicuro per il nulla cosmico. L’ideale, consiglia l’esperto, è generare occasioni. Ovvero iniziare a stabilire contatti con la concorrenza piuttosto che in un settore completamente diverso ma che ci attrae, familiarizzare, informarsi, stare all’erta insomma, lasciando aperta la porta a nuove possibilità senza per questo necessariamente licenziarsi se non sono ancora abbastanza concrete.
Una certa percentuale di rischio, però, va presa sempre. Le persone che fanno carriera e che hanno successo, spiega Riggio, sono quelle che si lanciano in nuove sfide, che mollano tutto per ricominciare quando si sentono limitate nelle prospettive di crescita, lavoratori instancabili che vanno alla ricerca di qualcosa che sia sempre meglio, insoddisfatti pronti a rimettere tutto in gioco e che hanno cambiato lavoro più volte prima di trovare il loro posto nel mondo.