Negatività: a volte sembra quasi che ci accerchi come un cappio e sforzarsi di rimanere positivi in un mondo che si piange addosso, denuncia, lamenta, esaspera il dolore, è difficile anche per chi non si arrende mai alle avversità e non è abituato a commiserarsi. Come sopravvivere alla tentazione di cadere nel vittimismo contagioso quando si è circondati da persone che si compiangono di continuo, non riescono a minimizzare quanto accade ed impostano il loro rapporto con gli altri su un eterno sfogo che più che liberatorio è fine a se stesso? Ce lo spiega Guy Winch, psicologo del NYU Medical Center, autore di The Squeaky Wheel: Complaining the Right Way to Get Results, Improve Your Relationships, and Enhance Self-Esteem.
Il profilo del vittimista si può scherzosamente sintetizzare facendo riferimento alla metafora del bicchiere: gli ottimisti lo vedono mezzo pieno, per i pessimisti è mezzo vuoto e per chi si compiange sempre beh è pieno di acqua liscia mentre la avevano chiesta gassata, è leggermente scheggiato perché questi inconvenienti capitano sempre e soltanto a lui, la limonata non è abbastanza fresca e così via discorrendo.
I negativi non si percepiscono come tali, vedono il mondo dal lato peggiore, un lato che pende proprio e soltanto sulla loro testa. Lamentarsi è il modo che hanno di rispondere a quello che gli sembra un accanimento dell’universo nei loro confronti. Per cominciare mai provare a convincere queste persone che la vita non gli va poi così male, che stanno esagerando un problema in realtà insignificante. L’unica cosa che otterrete, spiega Winch, è una lista di ulteriori disgrazie, cercheranno di convincervi che vi sbagliate e che hanno davvero motivo di lamentarsi.
Capire cosa vuole un vittimista cronico da noi: perché si lamenta, perché fa la vittima? Semplicemente, nella maggior parte dei casi, cerca simpatia, consolazione. Piuttosto che cercare di convincerlo che si sta compiangendo invano, meglio dunque assecondarlo, esprimergli sostegno e tagliare corto sull’espressione delle emozioni negative portandolo a concentrarsi su soluzioni più concrete delle mere lamentele: Hai ragione, il tuo bicchiere è scheggiato, dovresti fartene portare un altro.
Il terzo suggerimento dello psicologo per arginare il vittimismo è di capire cosa il vittimista non vuole da noi: spesso chi si compiange non cerca consigli, desidera solo comprensione ed approvazione, una conferma che il fato si sia davvero accanito contro di lui. I consigli vengono percepiti come qualcosa che gli sottrae il riconoscimento pubblico del suo effettivo disagio e rimane sconvolto dal fatto che non comprendiamo quanto in realtà il suo sia un problema irrisolvibile. Meglio dunque offrirgli solo comprensione e, se proprio dovete dargli un suggerimento, che sia breve e conciso, non fategli apparire la soluzione come scontata perché non lo apprezzerà.