Licenziamento, come e perché licenziarsi

 Licenziamento, in molti lo subiscono per via della crisi economica che incombe e sembra quasi assurdo porsi il problema opposto, ovvero scegliere volontariamente di lasciare l’attuale lavoro: eppure, secondo lo psicologo Ronald E. Riggio, autore di The Practice of Leadership: Developing the Next Generation of Leaders, a volte bisogna mollare una posizione scomoda, mortificante, degradante per trovare nuove strade verso il successo e la piena realizzazione professionale. Uscire dal posto sicuro e tranquillo può spaventare, spesso non si intravedono molte alternative eppure, spiega l’esperto, ci sono dei casi in cui licenziarsi è molto meglio che tenersi stretto un lavoro. Vediamo quali.

Strategie di comunicazione di un leader, la voce

 Un leader: come dovrebbe parlare in pubblico, con quale tono, quali i gesti, quali le espressioni che accompagnano le parole? Ne parla Nancy Ancowitz, business communication coach, autrice di Self-Promotion for Introverts: The Quiet Guide to Getting Ahead. L’esperta spiega che gli introversi hanno la tendenza a parlare più lentamente e con estrema calma, al punto che spesso si sentono invisibili, come se nessuno li avesse ascoltati. Un leader, invece, deve farsi ascoltare e anche dare una certa enfasi ai suoi discorsi. Come fare a parlare da leader?

Come vestirsi per un colloquio di lavoro

 Come vestirsi per un colloquio di lavoro? L’abbigliamento influenza, nostro malgrado, l’immagine che offriamo agli altri. Se nel caso di amici e conoscenze approfondite, il modo di vestire non ha un grande impatto, nel caso di un primo giudizio su una persona e di approcci superficiali come avviene durante i colloqui, può giocare un suo ruolo, se non determinante, incisivo quando si tratta di confronti tra due candidati, con le medesime referenze ma vestiti diversamente. Un esempio? Per quanto riguarda il giudizio sulla professionalità di una donna, purtroppo, pesa ancora oggi il modo di vestirsi.

Colloquio di lavoro? Una passeggiata… nei boschi con Zuckerberg!

 Colloquio di lavoro? Meglio dell’ufficio, asettico e formale, una passeggiata nei boschi. Forse per mettere a loro agio i futuri pezzi grossi del gigante dei social network, Mark Zuckerberg, che non smette mai di stupirci, riserva, per il primo approccio con potenziali dipendenti, una tranquilla chiacchierata in mezzo al verde. Certamente distensiva per la mente, dal momento che l’ansia per un colloquio di lavoro, tra l’altro un faccia a faccia con il padre fondatore della piattaforma più famosa al mondo, certamente deve essere piuttosto sentita dai candidati.

Successo, fattori chiave e frasi strategiche

 Successo, tra fare e avere, di qualsiasi impresa si tratti, dal lavoro all’amore alla ricchezza, c’è di mezzo una strada lunga che necessita di motivazione, tenacia, di uno o più input e di tanti fattori razionali, studiati e calcolati, così come di un pizzico di rischio e di follia. Partiamo proprio dal coraggio di accettare una sfida, una delle tante verso una vetta che però non diventa mai cima, questo è bene ricordarlo sempre ma resta sempre una tappa in mezzo ad un sopra e ad un sotto.

Le caratteristiche per il successo lavorativo

Non esiste di sicuro una formula magica che ci permetta di essere iperattivi, super preparati, o ancora meglio, reattivi a qualsiasi tipo di problema che si pone in ambito lavorativo, però ci sono dei tratti salienti da osservare che cambiano il modo di operare e che rendono sempre (o quasi) un successo quel che si fa. Per questo motivo, oggi analizziamo qualche caso “famoso” di caratteristiche attitudinali di chi ha avuto successo nel suo lavoro.

Lavoro e Facebook, tra produttività e gossip il social network gode

 Lavoro e Facebook, acerrimi nemici o validi alleati? Se alcune aziende sono arrivate addirittura a vietare l’utilizzo della celebre piattaforma da parte dei loro dipendenti (ma noi vi suggeriamo un escamotage, shhh!), in quanto additata di minare la produttività, distraendo dalla mole di scartoffie e responsabilità quotidiane, è interessante notare che la connessione ad un social network non necessariamente mina il rendimento. Perché ce lo spiega il dottor Tomas Chamorro-Premuzic, psicologo americano autore di Personality and individual differences.

La cassiera: una catena di montaggio

Oggi parliamo di lavoro e di lavori particolari che hanno un effetto particolarmente forte dal punto di vista psicologico, sia per stanchezza che come modificazione di carattere.

Il lavoro che analizziamo è quello della cassiera. Le simpatiche signorine, che sono spesso ai terminali cassa dei centri commerciali, dei supermercati o del piccolo mini market sotto casa e che ci sembrano sempre sorridenti e soprattutto senza pensieri, nascondono in realtà un mondo interiore molto complicato e soprattutto intenso di emozioni.

Sei un maniaco del lavoro? Scopri il tuo profilo!

 Maniaco del lavoro, workaholic in inglese, un disturbo, un’ossessione che porta a far sconfinare la vita lavorativa in ogni aspetto e ambito dell’esistenza, una smania di lavorare fino allo sfinimento che può rivelarsi controproducente e non soltanto per il carico di stress che comporta, come potete ben immaginare.

Il lavoro ossessivo sfianca, ovviamente, e non rende affatto più produttivi, tutt’altro fa spesso calare il rendimento e da soddisfazione trasforma i successi in un non averne mai abbastanza che uccide l’essere qualcosa in più di una macchina sforna guadagno dell’individuo. Ma come sapere se si è diventati maniaci del lavoro?

Mettersi in proprio, scopri se sei portato per il lavoro indipendente

 Il libero professionista chi è, perché lo è, come si organizza, come vive? Sappiamo che è l’unico lavoratore al mondo che può insultare il suo capo senza rischiare di perdere il posto, a scapito di un po’ di autostima magari perché è alle dipendenze di se stesso. Scherzi a parte, come sapere se mettersi in proprio è la strada giusta da percorrere?

Al di là dei fattori economici e pratici ci interessa sapere se esistono delle persone dall’indole più incline al lavoro indipendente e altre che invece non sono abbastanza produttive se lasciate libere di autogestirsi il tempo, il carico di impegni, una professione. Come dipinge la psicologia il profilo ideale di un freelance?

Come chiedere un aumento

 Chiedere un aumento è forse una delle situazioni che più ci imbarazza e ci mette sulle spine a lavoro, in ordine dopo informare un collega che la sua igiene personale per noi sta diventando un problema serio.
Scherzi a parte, non è semplice, non lo è affatto, è la conversazione sul lavoro più temuta di tutti i tempi: iniziamo a domandarci come iniziare il discorso, quando è il momento più opportuno per provarci e soprattutto come riuscirci e convincere il capo che ce lo meritiamo.

Su Psychology Today mi sono imbattuta in un articolo interessante che offre qualche dritta su come affrontare al meglio la sfida per una remunerazione migliore. Sperando vi sia d’aiuto, buona fortuna!

Come essere persuasivi e convincere gli altri

 Come essere persuasivi, ovvero come impostare il discorso quando la mission della conversazione è votata al convincere gli altri, che si tratti di concludere un affare, una vendita, piuttosto che di influenzare le scelte altrui.

Ne parla un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferente alla University of Michigan, presentato il 14 maggio scorso nell’ambito del meeting dell’American Association for Public Opinion Research. L’attenzione degli autori si è concentrata sulle caratteristiche vocali delle persone, nello specifico sull’impatto del tono, della velocità nel parlare, del volume in una situazione tipo molto ricorrente, ovvero convincere un soggetto a partecipare ad un sondaggio telefonico. Curiosi di conoscere i risultati?

Stress, mantenere la calma a lavoro

 Stress da lavoro, in ufficio, in fabbrica, a casa, ovunque voi lavoriate può capitare di essere sommersi da un carico di lavoro e di tensione eccessivo che travalica il tempo a disposizione, le proprie competenze ed attitudini, rende difficile conciliare la vita professionale con gli impegni della vita privata, sociale e familiare.

Ovviamente, quando si parla di stress da lavoro, è bene ricordare che è sottointeso si stia parlando di distress, lo stress negativo, perché l’eustress è invece una spinta positiva all’azione che ci sottrae all’inerzia, ci rende produttivi e ci consente di reagire con il mondo circostante e a conti fatti di vivere. In poche parole, non è tutto stress quello che fa male all’equilibrio psicofisico. Chiarito questo punto, quando si è sotto stress capita più facilmente di essere nervosi, suscettibili, irritabili e di perdere le staffe più facilmente con colleghi, dipendenti, collaboratori, clienti, dirigenti. Di seguito una lista di consigli pratici e di facile attuazione stilati dagli esperti per mantenere la calma a lavoro.

Stress da lavoro, le donne ci convivono

 Stress da lavoro: l’incidenza sulle donne indagata dalla “Prima inchiesta sullo stress da lavoro nel mondo femminile” a cura dell’Assidai e della SDA Bocconi. Su un campione di 400 lavoratrici interpellate dall’indagine, ben il 95,6% sa di che si tratta per esperienza. Una su tre ha affermato che ci convive. Il 62,6% delle lavoratrici ha dichiarato di subirlo in particolar modo in alcuni periodi dell’anno.

Lo stress da lavoro colpisce tutti indiscriminatamente quando il carico di tensione positiva che spinge alla produttività diventa eccessivo, non commisurato al tempo, agli incarichi ricevuti, quando gli oneri della vita professionale soffocano gli altri aspetti del vivere quotidiano. Ci sono delle categorie più a rischio nell’universo lavorativo femminile? La risposta, dedotta dai dati di questa inchiesta, è .