Laureati eterni sottopagati

Oggi parliamo del valore dell’individuo e del suo percorso di studio. Una volta prendere una laurea era come un lascia passare per il mondo del lavoro. Ultimati gli esami, discussa la tesi, il tutto era un percorso in salita. Bastava presentare il curriculum, la documentazione dei propri studi ed il gioco era fatto. Si andava anche incontro ad un discreto stipendio in tutto questo.

Ma oggi, sembra che le cose siano cambiate. Purtroppo dopo un anno dal conseguimento del Titolo accademico per eccellenza, sembra che le possibilità di lavorare si siano ridotte. A prendere esame come campione è stato l’Ateneo di Bari. In questo caso, dopo un anno dal conseguimento del titolo, risulta che solo il 34% dei laureati (quindi solo un terzo), riesce ad occupare un posto di lavoro stabile con un contratto a tempo indeterminato oppure da lavoratore autonomo. La media nazionale è del 38%.

Stress, precariato o disoccupazione: quale fattore influisce maggiormente sulla salute mentale?

 Lo stress patologico, il distress, quello stato di tensione eccessiva, quella risposta all’impegno frustrante che porta a disfunzioni dell’equilibrio psicofisico. Chi è più esposto? La lista delle professioni più a rischio è lunga al punto che risulta inutile tentare di stilarla. Quando si pensa allo stress da lavoro viene immediatamente in mente un operaio che lavora in una fabbrica a ritmi incessanti e martellato dai rumori. Eppure, non tutti sanno che insegnanti e medici sono esposti ad un rischio di stress da lavoro altrettanto rilevante.

D’altra parte, i fattori che provocano stress possono insorgere in qualsiasi tipo di lavoro e riguardare l’impiegato di uno sportello esposto alle continue lamentele dei clienti piuttosto che un imbianchino sottoposto continuamente a turni assurdi per via dei tempi di consegna impellenti di un lavoro. Oggi però parliamo di fattori di stress meno specifici ovvero dell’esposizione al rischio, più o meno accentuata, di due categorie: i disoccupati ed i precari. Chi è più stressato?

Stress da lavoro, come riconoscerlo

 Si fa presto a gridare allo stress come malattia, ma non è tutta fatica quella che ammala. Avevamo già operato gli opportuni distinguo tra distress, stress negativo, ed eustress, stress positivo, così come magistralmente spiegato nella guida Stress e Mobbing, pubblicata dall’Isples, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Torniamo sull’argomento stress da lavoro perché in merito è intervenuto Fabrizio Daverio dello Studio Legale Daverio & Florio, in un’intervista rilasciata all’ANSA. Daverio, che è specializzato nel Diritto del Lavoro e nel Diritto della Previdenza Sociale, spiega che lo stress non è una malattia bensì la risposta di una persona all’impegno.

Ottimismo, chi dorme poco non prenda decisioni!

 L’ottimismo, positivo ma nelle giuste dosi… di sonno! Pensiamo a chi compie scelte azzardate e rischiose perché non vede i rischi ma solo i potenziali benefici. Si può sbagliare per troppo ottimismo? Secondo quanto rivela un recente studio condotto da neuroscienzati afferenti al Duke University Medical Center, .

A sorpresa, a rischiare di compiere gesti irrazionali per un eccesso di positività sarebbero le persone che dormono poco. Gli autori della ricerca consigliano pertanto di non prendere decisioni se si è privati del sonno da molte ore.

Stress da lavoro, il ruolo di mail e nuovi mezzi di comunicazione

 Ancora sullo stress da lavoro, ormai riconosciuto a tutti gli effetti come malattia professionale in virtù del decreto legislativo 81/2008 e sue successive modifiche con d.lgs. 106/2009. Ci occupiamo oggi del ruolo di mail, comunicazioni aziendali, telefonate e messaggi che ci raggiungono a casa dall’ufficio anche fuori dall’orario di lavoro e che, puntualmente, vengono evase o se ignorate scatenano sensi di colpa con un impatto forse ancora maggiore sulla soglia di stress accumulato.

Oggi che videochiamate, posta elettronica, sms, teleconferenze ci raggiungono davvero ovunque, sembra difficile delimitare gli orari di lavoro così come riuscire a distinguere quando si è operativi dalle ore off, da dedicare allo sport, alla famiglia, alla vita sociale o semplicemente a rilassarsi, a riposare e a recuperare le energie.

Come scrivere una lettera motivazionale

 La lettera motivazionale, o di presentazione, accompagna il curriculum vitae lasciando spazio a dettagli sulle attitudini, la propensione, le motivazioni e l’entusiamo che spingono a desiderare quello specifico posto di lavoro e che altrimenti non avrebbero risalto all’interno del CV.

Si tratta di uno strumento di cruciale importanza e che spesso fa la differenza nell’ottenere un colloquio ed avere più chances di essere assunti. Ma come scrivere una lettera motivazionale? Non esistono formule standard come per il curriculum, ma questo non significa lasciare tutto al caso e buttare qualche frase qui e la solo per riempire il foglio.

Stress da lavoro, fattori di rischio

 Torniamo sull’argomento stress da lavoro, imparando a conoscere meglio quella che, per effetto del decreto legislativo 81/2008 e sue successive modifiche con d.lgs. 106/2009, è a tutti gli effetti una malattia professionale riconosciuta e non più trascurabile.

Uno strumento utile la guida realizzata dall’Isples, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, dal titolo Stress e Mobbing, pensata per psicologi, psichiatri e medici di famiglia ma interessante e chiara anche per i non addetti ai lavori e per chi vuole saperne di più su come riconoscere i sintomi e le conseguenze dello stress correlato al lavoro.

Stress da lavoro, Isples pubblica guida per il medico

 Il manuale divulgato dall’Isples, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, Stress e Mobbing, presenta linee guida chiare per gli psicologi, gli psichiatri e i medici di famiglia su quella che viene riconosciuta ormai come una vera e propria malattia professionale: lo stress da lavoro correlato.

Il Ministero del Lavoro ha legiferato in merito, nell’ambito della sicurezza sul posto di lavoro, con il decreto legislativo 81/2008 e sue successive modifiche con d.lgs. 106/2009. Spetta al datore di lavoro rilevare i fattori di stress, prevenirli ed eliminarli.

Assicurarsi una carriera

La carriera e l’ambizione sono la base portante di molti individui impegnati nella propria crescita personale. E si tratti di persone che hanno già ad un lavoro e vogliono assolutamente crescere o di persone che non riescono a realizzarsi, ma la carriera rimane sicuramente un obiettivo da seguire per tanti.

Proprio a questo proposito vediamo oggi insieme uno studio che dura da ben 44 anni ed ha portato oggi alla luce dei risultati particolari che valgono la pena di essere analizzati. A coordinare la ricerca è George Vaillant, sperimentatore della Harvard Medical School che è partito nel 1965 di questo argomento, riuscendo ad analizzare un campione di ben 824 persone.

Parlare in pubblico, quali strategie – seconda parte

 Meglio avere chiari e ben distinti i confini tematici dell’introduzione, della parte clou del discorso, ed il filo di Arianna che vi condurrà, sempre e comunque, ovunque sia finito il vostro discorso nel suo tortuoso iter, a trarre le conclusioni.

Immaginate di essere il pubblico. Cosa vorreste sentirvi dire? Ascoltatevi e acquistate sicurezza quando la vostra voce arriverà decisa e sicura al cuore del messaggio. Un messaggio che più sarà animato da entusiasmo e passione, più sarà convincente.
Parlate normalmente, come vi trovaste in presenza esclusivamente di conoscenti.
A casa provate il discorso, puntare tutto sull’improvvisazione è difficile ed è privilegio degli oratori più capaci, mentre chi è alle prime armi o deve affrontare il fattore timidezza perché ben poco spavaldo andrà nel panico senza un po’ di pratica.

Parlare in pubblico, quali strategie – prima parte

 Ne abbiamo già discusso su Iovalgo, di come gestire l’ansia e vincere i timori di parlare in pubblico, presentando diverse tecniche utili allo scopo e consigli di chi è divenuto in poche mosse quello che si definisce un buon oratore ed un impavido quanto efficace comunicatore.

Torniamo sull’argomento per esporvi un’ulteriore lista di suggerimenti per migliorare il rapporto con il pubblico e concentrare l’attenzione esclusivamente sul messaggio, distogliendo la  mente da mine vaganti che possono compromettere il discorso accentuando il nervosismo. Visualizzate le tappe di un iter che ha come fine il successo del vostro intervento in pubblico.

La considerazione del Curriculum Vitae

 

Sempre più problematica l’occupazione e sempre più giovani sono costretti a cercare lavoretti per ottimizzare i guadagni. Il primo passo che si fa di solito è quello di preparare il proprio curriculum, secondo modelli scopiazzati dal web, oppure personalizzati per colpire.

Ma le attuali ricerche cercano di capire qualcosa in più riguardo questo Curriculum, e nello specifico parliamo dei selezionatori e di quanto tempo dedicano alle nostre competenze professionali.

Che succede dopo un incidente sul lavoro?

 

Purtroppo gli incidenti sul lavoro, secondo statistiche sono molto frequenti. Le situazioni stressanti, creano problemi nelle vittime di un infortunio sul lavoro, anche sul piano psicologico. La ricerca realizzata dall’ANMIL e dal Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova parla propdio di questo. Durante la presentazione tenutasi a Roma il 3 Dicembre del 2010, la ricerca durata tre anni e suddivisa in 4 studi ha portato a risultati molto importanti riguardo gli indicatori fisici e psichici degli incidenti. L’esperimento di ricerca effettuato è stato quello finale di interferenza emozionale.
Il primo studio su 14 persone fatto di chi ha subito almeno un infortunio tra i 5 ed i 25 anni. Il lavoro non c’entra e l’evidenza è stata che non ci sono stati disturbi conseguenti psicologici nemmeno per ansia post traumatica.

Donne maschiliste al potere

 

Capita spesso che le donne si lamentino del maschilismo, soprattutto nel mondo del lavoro, dove tutto ciò ha portato alla parità dei diritti sul lavoro, per il continuo perpetuare la negazione del potere.
In psicologia, si parla invece delle donne sotto forma di “Ape regina“, il che, sta ad indicare di una donna che essendo lavorativamente in posizione di potere, si “gongola” dei suoi attributi di potere (mascolini), delegando i lavori ai suoi subordinati uomini.