Autostima e sesso, cosa accade dopo la prima volta in lei e lui

 Sesso e autostima: cosa accade in lui ed in lei dopo la prima volta? Se lo è chiesto un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferente alla Penn State University negli USA. La ricerca, coordinata dalla dottoressa Eva Lefkowitz, è stata pubblicata sulla rivista di divulgazione scientifica Journal of Adolescence.

Gli autori hanno ricavato i dati per la loro indagine da un monitoraggio della durata di quattro anni, condotto su un campione di 434 studenti e studentesse, di età compresa tra i 17 ed i 19 anni.
Di questi, 100 hanno avuto il loro primo rapporto sessuale proprio nel corso dell’analisi, il che ha permesso agli studiosi di analizzare lo stato d’animo e le emozioni provate dai giovani subito dopo la loro prima volta, con particolare riferimento proprio a cosa accadeva all’autostima.

Segreti di felicità

Stress, noie, problemi, tensioni, ansie, paure e quanto altro stanno rendendo la vostra vita un inferno? Non riuscite più ad essere proprietari delle vostre azioni e soprattutto non riuscite più a capire che fine ha fatto la vostra vita che per motivi di lavoro ed impegni non vi lascia più in pace? Oggi vi sveliamo alcuni dei segreti della felicità!

Partiamo allora dalle basi che ci offre l’associazione Action for Happiness co-fondata da Richard Layard, professore di economia della London School of Economics. Questa associazione, ha fondato un nuovo movimento che cerca di diffondersi in tutto il mondo per parlare di felicità, per essere felici e che cerca di farsi strada tra i tanti stress della vita. Sembra che a farne parte sia anche il Dalai Lama.

Diventiamo ottimisti (parte 2 di 2)

Dopo aver visto quanto le ricerche del dottor Ed Diener siano significative per garantirci felicità e salute, andiamo a scoprire come creare questo benessere soggettivo, aumentare quindi salute e longevità di circa il 14% rispetto allo status normale, e di oltre il 25% rispetto a quella di un pessimista.

L’input principale è quello di aumentare la propria autostima. Infatti, credere in se stessi è l’arma vincente per non mettere a rischio il proprio benessere psicologico e corporeo. Si tratta di alcune semplici regolette che possono aiutarci nella vita di tutti i giorni.
Come prima imposizione da darci, abbiamo l’ascolto giusto dei nostri pensieri, non minimizziamo mai le nostre capacità personali di riflettere su situazioni e dare un giusto peso alle nostre opinioni, quando ci viene posta la possibilità di scegliere.

Autostima femminile e Facebook

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato di come l’autostima di un individuo può aumentare se visita più volte il suo profilo Facebook. Un recente studio ha però analizzato dallo stesso punto di vista una angolazione particolare del caso psicologico: il rapporto tra autostima, donne e Facebook.

Sembra proprio che sia un’influenza importante quella che rapporta i tre dogmi insieme ed a provarlo è un recente studio degli Stati Uniti d’America, svoltosi all’Università di Buffalo e successivamente pubblicato sulla rivista “Cyberpsychology, Behaviour and Social Networking”.
Con questo studio, sembra proprio che le giovanissime siano quelle più spinte nel cercare l’approvazione degli altri utenti attraverso il social network per accettarsi.

Motivazione, le canzoni che ispirano positività

 La musica, strumento di seduzione, contemplazione, meditazione, conforto, dolore… associata ai ricordi, alle note più amare, a quelle più allegre, capace di riportarci indietro nel tempo, di farci sognare il futuro, di far innamorare ed in generale di rispondere, con la sinfonia giusta, ad ogni nostra emozione: dalla rabbia allo sconforto, dalla delusione alla gioia, dall’amore all’euforia fino a cogliere le sfumature più sottili dei colori dell’anima: la malinconia, il rimorso, il rimpianto, la solitudine, la grinta.

Uno studio effettuato dalla Penn State University ha scoperto che ascoltare musica non solo metteva di buon umore gli studenti quando erano giù di morale, ma amplificava le emozioni positive in chi era già allegro. Inoltre, non importava che genere fosse: rock, classica, pop, new-age né in che contesto la ascoltavano. Da soli, mentre ci si vestiva, in compagnia… la musica rendeva più ottimisti, allegri, amichevoli, rilassati e tranquilli oltre che attenuare le emozioni negative.

Teorie di prevenzione del suicidio

Tempi moderni e soprattutto tam tam quotidiano, oltre che problemi, la crisi incessante, stanno portando alla devastazione della fiducia e dell’autostima dei uomini. Purtroppo si sente sempre più spesso un costante aumento delle notizie relative a persone che si sono suicidate perché non arrivano a fine mese, oppure che non riescono ad andare avanti per motivi personali e decidono di fare il malsano gesto del togliersi la vita.

Di recente è stato pubblicato lo studio integrale del Dott. Marco Baranello, scienziato psicologo e fondatore della teoria emotocognitiva, sulla comprensione e prevenzione del suicidio, dell’ideazione al suicidio e dei pensieri di suicidio.
E proprio di questo oggi vogliamo parlare. L’articolo è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica PsyReviw in forma completa ed è raggiungibile dal portale www.psyreview.org.

Migliorare l’autostima (parte 2 di 2)

Dopo aver capito cos’è l’ego e come vogliamo diventare, è giusto spiegarvi con poche semplici regolette, o meglio degli esercizi, come fare per reclamare la propria esistenza nel mondo, senza soffrire e senza far soffrire gli altri.
David Marcum e Steven Smith consigliano tre esercizi nel loro volume “Egonomics. Quando l’autostima è la nostra migliore risorsa” edito da Sperling & Kupfer, e noi li riproponiamo.

Il primo esercizio è quello di bilanciare il lato positivo e quello negativo dell’ego. Se siamo pronti ad aiutare noi stessi, saremo pronti anche ad aiutare gli altri e quindi ecco che andiamo a lavorare per noi e per il bene pubblico. La necessità è quella di essere sinceri con se stessi rispondendo a due semplici domande: la prima è “Non mi metto mai in discussione, per nessun motivo, perché…” , la seconda invece è “Pur avendo stima di me stesso, trovo giusto accogliere critiche e appunti, per esempio…”.

Migliorare l’autostima (parte 1 di 2)

Oggi cominciamo il nostro percorso sul come trovare la giusta energia corporea e psicologica per aumentare la nostra autostima e far crescere il nostro ego. Noi di IoValgo, molto spesso vi abbiamo parlato di questi argomenti, ma intendiamo trattare in questi due post nello specifico il come aiutarci a migliorare.

Partiamo dal fatto che “ego” in latino significa io, mentre ad oggi una persona dotata di un grosso ego, viene definita come egocentrica oppure come semplicemente negativa perché troppo piena di se. In sostanza, essere pieni di se non è un errore e soprattutto non ha ne una accezione positiva ne una negativa, ma più che altro ha una realtà intorno che serve a farci vivere meglio. Nello specifico, quindi, avere un ego molto espanso, oppure ipertrofico potrebbe essere considerato come un handicap, nel senso che sembrerebbe essere individui legati unicamente al proprio punto di vista. Di conseguenza, la persona con un grosso ego, non ha interesse ad ascoltare gli altri ma è pronto solo ad ascoltare il proprio punto di vista. Non accetta critiche, non riceve i feedback e molto spesso può essere portatore di enormi errori di valutazione portando se stesso all’autodistruzione ed all’isolamento.

Chiedere scusa e perdonare

Chiedere scusa

Chiedere scusa non è un atto di debolezza. Tutt’altro avere difficoltà a scusarsi è sinonimo di mancanza di autostima e di una profonda fragilità interiore che porta a voler nascondere a tutti i costi di poter sbagliare. Il timore principale è che l’altro abbia prova della sua superiorità se ci scusiamo.

Non essere capaci di domandare perdono per gli errori commessi, così come non riuscire a perdonare, equivale a seminare o serbare rancore. Due facce della stessa medaglia, in verità. Perché non perdonare equivale  in fondo ad avercela con noi stessi perché qualcuno ci ha ferito, perché è riuscito a scalfirci nel profondo. Per liberarsi da questa schiavitù dell’anima l’unica via d’uscita è proprio il perdono, un perdono che non dimentica, certo, ma pur sempre una catarsi che prevede l’accettazione e dunque il superamento di un torto subito, di una delusione.

Aumentare autostima, esercizi e frasi

 Partiamo da una frase disarmante nella sua semplicità e che è anche il titolo di un best seller di Steven Carter: Men Like Women Who Like Themselves. Agli uomini piacciono le donne che si piacciono. Facile a leggersi, da comprendere, un concetto lineare che non fa una piega. Eppure l’insicurezza, la scarsa autostima, la paura di non piacere, di non essere abbastanza… minano le relazioni interpersonali di molte donne. Per carità, anche gli uomini sono afflitti da umane fragilità che fanno dubitare di se stessi ma è molto più facile, fateci caso, incontrare un uomo non proprio attraente che si considera un fusto, piuttosto che una bella donna che non è ipercritica con il suo più piccolo difetto.

Come uscirne? L’autostima è importante nell’intricata equazione di una relazione sentimentale. Sminuirsi porta a sentirsi grati di essere amati malgrado… ci mette in una condizione di inferiorità rispetto al partner, oltre che scatenare gelosia, invidia, sensazione di vivere un rapporto precario, in costante pericolo a causa del nostro non essere abbastanza.

Autostima, quanto ti vuoi bene?

 Quanto ti vuoi bene? è un progetto artistico-culturale ideato da Jacqui James, fotografa di fama internazionale, e promosso da futuro@lfemminile, in collaborazione con Dove.
La mission era testare l’autostima delle adolescenti, alle prese con l’insicurezza dell’aspetto fisico, i canoni estetici inculcati dai media, la voglia, spesso esacerbata, di piacere agli altri ed ottenere consenso sociale.

Tramite MSN alle teenagers, di età compresa tra i 9 ed i 16 anni di età, è stato somministrato un questionario creato dalla psicologa Maria Rita Parsi.
Dalle 3.200 adesioni arrivate, emergono dati sulle donne di domani che descrivono un mondo radicato alle amicizie, agli animali, alla famiglia e ad internet, un pianeta in cui la sfera virtuale è più che mai vissuta come reale, con amori, amicizie, litigi a suon di emoticon ed aggiornamenti di stato. I genitori, nella maggioranza dei casi, poco si occupano della vita parallela e virtuale delle figlie.

Autostima, cresce visitando profilo Facebook

Oggi vi parliamo di uno studio che tenta di mettere vicino il mondo della psicologia e quello del social network. Infatti, secondo un recente esperimento portato a termine dalla Cornell University di New York, sembrerebbe che visitare più volte il proprio profilo di un social network sia importante per migliorare la propria considerazione.

Ovviamente ad essere preso in considerazione è Facebook, che sarebbe portatore di un effetto benefico sulla nostra psiche. Lo studio pubblicato su Cyber Psychology, è stato condotto da Amy Gonzales e Jeffrey Hancock, che hanno sottoposto 21 studenti, sotto esperimento, ciascuno di loro attraverso il Social Lab Media dell’Università. Il primo gruppo di studenti chiamati: studenti di controllo, ha guardato per tre minuti degli schermi vuoti. Il secondo gruppo, è stato invece messo di fronte a dei computer coperti di specchi e quindi fermi a guardare la propria immagine riflessa per tre minuti ed il terzo ed ultimo gruppo, è stato invece messo di fronte ai computer sul proprio profilo Facebook a scambiare chiacchiere con gli amici, anche questi per tre minuti esatti.

Esercizi autostima, attività fisica efficace sui giovani

 Esercizi per l’autostima? O meglio l’esercizio per l’autostima! Non è un gioco di parole bensì il riconoscimento, da parte del mondo scientifico, dell’importanza dell’attività fisica nel migliorare l’autostima nei bambini e negli adolescenti, prevenendo lo sviluppo di problemi psicologici e comportamentali, comuni nei giovanissimi.

Se erano noti da tempo i benefici dell’esercizio sulla salute fisica, con prove inconfutabili che ne attestavano l’efficacia, la ricerca sugli effetti dell’attività motoria sulla salute mentale restava frammentaria.
A colmare almeno parzialmente questa lacuna è intervenuta una revisione di studi sull’argomento pubblicata dalla Cochrane Library.

Autostima in crisi, il peso del confronto

 Se usciamo, o ci crediamo, perdenti da un confronto che ci siamo imposti in maniera abbastanza autolesionista dovremmo chiederci con quale criterio abbiamo scelto il nostro “rivale”. Se si tratta di un nostro collega, comune mortale, piuttosto che di un familiare o ancora di un vicino di casa, non ci stiamo mettendo troppo in difficoltà. Al contrario, se il termine di paragone è un personaggio famoso, un VIP, giunto all’apice del successo e della sua carriera, è ovvio che ci siamo flagellati con una sfida invincibile.

A volte, però, malgrado i nostri buoni propositi di non rapportarci quasi spasmodicamente all’altro, a colui che lievita sul gradino superiore, è la società che ci impone di mettere in discussione quello che siamo, osannando esempi limite di una perfezione tanto celebrata quanto spesso molto costruita e poco veritiera.
Ne parla in un recente studio, davvero molto interessante, Carlo Strenger, docente di psicologia alla Tel Aviv University di Israele.