E’ giusto regalare dei soldi ai bambini quando hanno buoni voti a scuola? Se lo chiede il dottor Steven Reiss, psicologo americano, autore del saggio Six motivational reasons for low school achievement, che estende la questione ad un campo più vasto dell’ambiente familiare, ovvero a quello che fanno le istituzioni per incoraggiare gli studenti a proseguire gli studi, a migliorarsi e ad eccellere. Un problema molto sentito negli USA dal momento che circa un quarto degli studenti abbandona la scuola prima di aver conseguito il diploma.
Miglioramento e Produttività
Più sicuri di sé in cinque mosse
Cinque mosse di non facile realizzazione ma nemmeno impossibili, premettiamo. Già, perché spesso manuali e riviste spicciole ci invitano al cambiamento come fosse una magia da pochi secondi, due o tre formule da pronunciare davanti allo specchio ed è fatta. Non è così e crederlo equivale a fallire e scoraggiarsi se questo miracolo non avviene come decanta l’incantesimo delle poche semplici mosse, il cambiamento è un percorso che va ad intaccare quello che siamo, quello che non ci piace di noi, e ci trasforma in persone diverse, può essere un percorso in discesa? Evidentemente no, ecco perché non bisogna aspettarsi miracoli e capire che ci saranno cadute e scivoloni, è tutto contemplato e normale, ma bisognerà avere pazienza, costanza ed andare avanti anche in salita e controvento.
Energie vitali, come ricaricarsi e stare subito meglio
Vi sentite stanchi, come sfibrati, svogliati e di cattivo umore? Capita a tutti di non avere voglia di investire energie in niente, crogiolandosi nel torpore ma, se da un periodo momentaneo questa sensazione ed attitudine diventano una costante, questo potrebbe riflettersi nella nostra vita sociale, a lavoro e ovviamente anche sulla salute stessa. Come fare dunque a ricaricare le batterie, ritrovando quella voglia di fare che al momento è andata dispersa?
La risposta sbagliata è una risposta creativa
Nei libri di testo c’è quasi sempre una sezione dedicata al pensiero laterale, alla creatività, a quel think out of the box, pensare fuori dagli schemi, che può salvarci e fare davvero la differenza in molti momenti difficili della nostra vita, quando la via d’uscita non è così palese. Tra gli esercizi, ad esempio, si chiede agli studenti di montare una candela al muro in modo che possa rimanere accesa senza ribaltarsi, avendo a disposizione una scatola di fiammiferi, la candela stessa e delle puntine da disegno. La soluzione è usare uno di questi oggetti in modo non convenzionale, dunque, paradossalmente, in un esercizio che dovrebbe insegnare a pensare fuori dagli schemi, c’è una risposta giusta. Si rafforza solo l’idea che c’è un modo “giusto” per essere creativi. Il che ci riporta al motivo per cui la maggior parte di noi può trovarsi di fronte ad un blocco quando cerca di essere creativa. Pensare che c’è un modo giusto per esserlo.
Ascoltarsi per trovare un equilibrio
Ascoltare gli altri, rimanere aperti al mondo, alle visioni altre della vita, cambiare canale e non rimanere sempre sintonizzati sul nostro. E’ importante, anzi fondamentale, per crescere e stare bene nella nostra cerchia allargata di amici, familiari, conoscenti, colleghi. Spesso, però, dimentichiamo che ascoltare gli altri non implica necessariamente obbedire alla loro visione della vita, del mondo, agire come loro, avere gli stessi gusti, le medesime passioni, ideali e preferenze. Per stare bene con gli altri ed essere capaci di aprirsi alle loro idee ed opinioni bisogna prima maturare un’identità ascoltando noi stessi, altrimenti quale visione avremo da offrire, quale scambio sarà possibile con i nostri interlocutori?
Coltivare l’ottimismo
Coltivare l’ottimismo come fosse una pianta da giardino, il nostro giardino di emozioni e sentimenti positivi da piantare, far crescere, fertilizzare, difendere dalle erbacce e dai parassiti, i pensieri negativi e distruttivi, per poi raccogliere i frutti che può regalarci: una maggiore autostima, più intraprendenza, una serenità ed un equilibrio psicofisico meno fragili e più duraturi, resistenti alle intemperie della vita, alle improvvise folate di vento ed al freddo e al gelo che a volte possono mettere a dura prova la vegetazione che cresce rigogliosa lungo i muri della nostra fiducia in noi stessi.
L’altra faccia del multitasking
Multitasking ad ogni costo? La capacità di essere versatili, dedicarsi a più attività contemporaneamente, sviluppare più di un’abilità, è, oggi più che mai, osannata da una società in perenne movimento che ha bisogno di persone che fanno un po’ di tutto e forse facendo un po’ di tutto a conti fatti non fanno niente, verrebbe da dire. In tanti amano e non si sentono affatto stressati da questa frenesia e anzi restano produttivi proprio grazie a sollecitazioni che gli arrivano da più fronti e da richieste anche molto diverse tra loro. Altri invece possono soccombere e sentirsi incapaci di reagire alla richiesta di far tutto e farlo bene. Gli esperti ci rassicurano: non c’è da vergognarsi se il multitasking proprio non fa per noi o comunque ci riusciamo ma non ci piace.
Il figlio preferito non è un mito
Se parlassimo con un genitore ci risponderebbe che non si può fare la differenza tra un figlio e l’altro. Ma è anche vero che il bene non si può dividere in parti uguali. Quante volte un genitore concede maggiori attenzioni ad uno dei suoi figli coccolandolo di più o perché lo vede più debole rispetto agli altri o perché lo sente più vicino al suo essere? Per molti si tratta di stereotipi e stupide convinzioni. Ma secondo gli studiosi dell’Università della California la credenza che un genitore abbia un figlio prediletto non è un mito.
Insicurezze o punti di forza?
Una riflessione interessante, quella che propone Ken Page, psicoterapeuta americano, fondatore di Deeper Dating, un sito di incontri per single alla ricerca di storie basate su valori “profondi”. Sulle pagine di Psychology Today, Page spiega come la maggior parte dei suoi pazienti reputi insicurezze e punti deboli quelli che invece sono tutt’altro che talloni d’Achille, sono qualità che rendono amabili e fanno trovare il vero amore spesso.
Ostacoli al cambiamento
Perché a volte non riusciamo a cambiare quello che non va in noi, nella nostra vita, nei nostri rapporti con gli altri, a lavoro, in famiglia? Quali sono i principali ostacoli al cambiamento e come uscirne? Tutti noi ci saremo ritrovati, almeno una volta nella vita, a dover cambiare qualcosa di radicato in noi, da una dipendenza come il fumo, alla perdita di peso ad una predisposizione pessimista nei confronti dell’esistenza e delle relazioni interpersonali. Non è impossibile e può essere più o meno difficile, certo non è quasi mai una passeggiata ma sicuramente ci sono delle zavorre di cui conviene liberarsi se si vuole davvero cambiare rotta e dare una direzione diversa alla propria vita o comunque raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissati.
Sentirsi in dovere, dovere o volere
Quante volte, nel corso della nostra vita o anche semplicemente di un singolo giorno, proviamo quella sensazione pesante di dover fare qualcosa? Se la risposta è un numero decisamente stratosferico è sicuramente il segnale di una vita che non va nella direzione giusta e che non soddisfa pienamente il nostro modo di essere. Ci sono ovviamente delle responsabilità a cui non ci si può sottrarre, intoccabili ma è pur vero che spesso le cose che ci sentiamo in dovere di fare non ci sono state imposte da altri se non da noi stessi.
Autostima, le frasi che fanno male
Autostima, difficile trovare un equilibrio tra avere fiducia in se stessi e nelle proprie capacità (ma non a torto, altrimenti si scadrebbe nella presunzione e si perderebbe quell’umiltà che ci fa migliorare, progredire, avanzare) ed avere un buon rapporto con gli altri, non troppo suscettibile di fronte alle critiche che riteniamo ingiuste. Gli altri, quando si tratta dell’io, ci sono sempre e sono perennemente implicati nelle dinamiche del nostro equilibrio. L’io esiste solo in rapporto agli altri e, tranne se non si è un eremita, non può che tenere conto della presenza altrui.
Autostima, credere in se stessi per ritrovare l’equilibrio
L’autostima è importante non solo per non desistere, ancor prima di aver tentato, da imprese che ci sembrano al di fuori dalla nostra portata, ma anche per essere sereni con gli altri e ritrovare la calma. Una persona che non crede in se stessa avrà bisogno di credere in qualcos’altro che gli dia forza e coraggio, sostegno. Può trattarsi dell’appoggio e dell’approvazione degli altri o peggio di dipendenze che fanno sentire forti e spavaldi. In ogni caso si tratterà di fattori esterni, indipendenti dalla nostra volontà e proprio per questo tutt’altro che forti, anzi deboli, estremamente fragili, volubili. Nessun altro può combattere le nostre battaglie e non ogni giorno, anche se c’è chi può darci una mano ogni tanto.
Autostima, frasi che fanno bene, frasi che fanno male
Il nostro rapporto con gli altri, il nostro modo di affrontare la vita, le difficoltà, i cambiamenti, le scelte, è frutto di decisioni e comportamenti che provengono da un dialogo costante con noi stessi, la parte più profonda del nostro io che agisce basandosi non tanto sulle proprie forze ma su quelle che crede siano le proprie capacità in quel preciso momento. Ecco perché è importante per lanciarsi in nuove sfide e riuscire credere in se stessi dirsi le frasi giuste quando veniamo chiamati in gioco. Già, facile a dirsi, ma quali sono le frasi giuste e soprattutto esiste un modo giusto per riporre più fiducia in se stessi, delle paroline magiche?