Diventiamo ottimisti (parte 1 di 2)

Oggi parliamo di qualcosa che può renderci felici. Partiamo dall’analisi di uno studio recente legato a prove scientifiche che parlano di felicità dell’individuo, ed arriviamo poi ai consigli pratici per diventare felici. Ma andiamo per grado.

Come prima cosa, possiamo parlare di una distinzione cardine che ci permette di dividere l’essere umano, per categorie a seconda di una serie di caratteristiche della psiche che fanno la differenza tra i soggetti. Nel dettaglio, possiamo analizzare ben due categorie (scientificamente non esiste una via di mezzo). Stiamo parlando dei pessimisti, cioè coloro che vedono la vita in nero e con le sfumature del grigio, e gli ottimisti, coloro che riconoscono i colori ed amano il bianco.

Fissate per la linea

Purtroppo in una società basata soprattutto sull’immagine, ci troviamo a doverci confrontare con un nuovo problema che ci attanaglia: il desiderio di essere snelli (forse troppo) rispetto alle bellezze degli anni ’60.
Una patologia che tocca principalmente le donne, che per oltre un terzo dichiara che sarebbe disposta a vivere ben 12 mesi in meno per avere in cambio un peso corporeo anche più longilineo di quello ideale. Ma non finisce qui, perché addirittura oltre il 10% delle donne rinuncerebbe anche dai 2 ai 5 anni della propria vita per questo motivo.

Questi sono i risultati pervenuti da una ricerca scientifica effettuata dalla University of West of England e pubblicati successivamente sul sito di argomenti scientifici LiveScience.

Autostima femminile e Facebook

Qualche giorno fa vi abbiamo parlato di come l’autostima di un individuo può aumentare se visita più volte il suo profilo Facebook. Un recente studio ha però analizzato dallo stesso punto di vista una angolazione particolare del caso psicologico: il rapporto tra autostima, donne e Facebook.

Sembra proprio che sia un’influenza importante quella che rapporta i tre dogmi insieme ed a provarlo è un recente studio degli Stati Uniti d’America, svoltosi all’Università di Buffalo e successivamente pubblicato sulla rivista “Cyberpsychology, Behaviour and Social Networking”.
Con questo studio, sembra proprio che le giovanissime siano quelle più spinte nel cercare l’approvazione degli altri utenti attraverso il social network per accettarsi.

Motivazione, le canzoni che ispirano positività

 La musica, strumento di seduzione, contemplazione, meditazione, conforto, dolore… associata ai ricordi, alle note più amare, a quelle più allegre, capace di riportarci indietro nel tempo, di farci sognare il futuro, di far innamorare ed in generale di rispondere, con la sinfonia giusta, ad ogni nostra emozione: dalla rabbia allo sconforto, dalla delusione alla gioia, dall’amore all’euforia fino a cogliere le sfumature più sottili dei colori dell’anima: la malinconia, il rimorso, il rimpianto, la solitudine, la grinta.

Uno studio effettuato dalla Penn State University ha scoperto che ascoltare musica non solo metteva di buon umore gli studenti quando erano giù di morale, ma amplificava le emozioni positive in chi era già allegro. Inoltre, non importava che genere fosse: rock, classica, pop, new-age né in che contesto la ascoltavano. Da soli, mentre ci si vestiva, in compagnia… la musica rendeva più ottimisti, allegri, amichevoli, rilassati e tranquilli oltre che attenuare le emozioni negative.

Teorie di prevenzione del suicidio

Tempi moderni e soprattutto tam tam quotidiano, oltre che problemi, la crisi incessante, stanno portando alla devastazione della fiducia e dell’autostima dei uomini. Purtroppo si sente sempre più spesso un costante aumento delle notizie relative a persone che si sono suicidate perché non arrivano a fine mese, oppure che non riescono ad andare avanti per motivi personali e decidono di fare il malsano gesto del togliersi la vita.

Di recente è stato pubblicato lo studio integrale del Dott. Marco Baranello, scienziato psicologo e fondatore della teoria emotocognitiva, sulla comprensione e prevenzione del suicidio, dell’ideazione al suicidio e dei pensieri di suicidio.
E proprio di questo oggi vogliamo parlare. L’articolo è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica PsyReviw in forma completa ed è raggiungibile dal portale www.psyreview.org.

Talento, naturale o frutto di un duro lavoro su se stessi?

 Talento innato o maturato? O entrambi? Non è sufficiente avere la stoffa per emergere. Bisogna che qualcuno la scopra e la valorizzi, bisogna coltivarla e lavorare duro, allenandosi continuamente e lanciandosi in sfide sempre nuove, avere il sostegno della famiglia in questo percorso sin dall’infanzia e, ultimo, ma non da meno, trovarsi al momento giusto nel posto giusto per poter cogliere al volo le opportunità.

Questa è la ricetta per il successo di Karl Anders Ericsson, docente di psicologia della Florida State University. Ericsson è convinto che il talento naturale non esista. La memoria e l’intelligenza di molte persone di talento non sono affatto superiori alla norma, e quelli che sul palco piuttosto che in campo o in ufficio mostrano come una dote e una capacità innata altro non sono che il frutto di un duro lavoro su se stessi, finalizzato al potenziamento di una passione (quella si che è innata!), di un sogno, di una particolare predisposizione fisica a questo piuttosto che a quello sport.

Migliorare l’autostima (parte 2 di 2)

Dopo aver capito cos’è l’ego e come vogliamo diventare, è giusto spiegarvi con poche semplici regolette, o meglio degli esercizi, come fare per reclamare la propria esistenza nel mondo, senza soffrire e senza far soffrire gli altri.
David Marcum e Steven Smith consigliano tre esercizi nel loro volume “Egonomics. Quando l’autostima è la nostra migliore risorsa” edito da Sperling & Kupfer, e noi li riproponiamo.

Il primo esercizio è quello di bilanciare il lato positivo e quello negativo dell’ego. Se siamo pronti ad aiutare noi stessi, saremo pronti anche ad aiutare gli altri e quindi ecco che andiamo a lavorare per noi e per il bene pubblico. La necessità è quella di essere sinceri con se stessi rispondendo a due semplici domande: la prima è “Non mi metto mai in discussione, per nessun motivo, perché…” , la seconda invece è “Pur avendo stima di me stesso, trovo giusto accogliere critiche e appunti, per esempio…”.

Migliorare l’autostima (parte 1 di 2)

Oggi cominciamo il nostro percorso sul come trovare la giusta energia corporea e psicologica per aumentare la nostra autostima e far crescere il nostro ego. Noi di IoValgo, molto spesso vi abbiamo parlato di questi argomenti, ma intendiamo trattare in questi due post nello specifico il come aiutarci a migliorare.

Partiamo dal fatto che “ego” in latino significa io, mentre ad oggi una persona dotata di un grosso ego, viene definita come egocentrica oppure come semplicemente negativa perché troppo piena di se. In sostanza, essere pieni di se non è un errore e soprattutto non ha ne una accezione positiva ne una negativa, ma più che altro ha una realtà intorno che serve a farci vivere meglio. Nello specifico, quindi, avere un ego molto espanso, oppure ipertrofico potrebbe essere considerato come un handicap, nel senso che sembrerebbe essere individui legati unicamente al proprio punto di vista. Di conseguenza, la persona con un grosso ego, non ha interesse ad ascoltare gli altri ma è pronto solo ad ascoltare il proprio punto di vista. Non accetta critiche, non riceve i feedback e molto spesso può essere portatore di enormi errori di valutazione portando se stesso all’autodistruzione ed all’isolamento.

Migliorare la memoria, vediamo come

Oggi parliamo della memoria, quella parte dell’essere umano che va a renderci pronti per memorizzare informazioni, archiviarle, classificarle e recuperarle quando necessario. E per parlare di memoria, dedichiamo il nostro interesse soprattutto a come aiutarci nel migliorare le nostre capacità intellettive.

L’aumento di performance nella nostra memoria, o meglio il miglioramento dell’abilità intellettiva può essere aiutato sicuramente come qualsiasi abilità del corpo, ma si necessita principalmente di considerare i molteplici fattori che vanno ad influire sulla nostra memoria e sulle prospettive del suo sviluppo. Oltre a questo, dobbiamo tenere presente che la miglioria delle abilità intellettive non è un mero fatto di allenamento, anche perché tra i tanti fattori ci sono una serie di informazioni legate alla genetica che fanno si che ogni individuo sia a se stante.

Chiedere scusa e perdonare

Chiedere scusa

Chiedere scusa non è un atto di debolezza. Tutt’altro avere difficoltà a scusarsi è sinonimo di mancanza di autostima e di una profonda fragilità interiore che porta a voler nascondere a tutti i costi di poter sbagliare. Il timore principale è che l’altro abbia prova della sua superiorità se ci scusiamo.

Non essere capaci di domandare perdono per gli errori commessi, così come non riuscire a perdonare, equivale a seminare o serbare rancore. Due facce della stessa medaglia, in verità. Perché non perdonare equivale  in fondo ad avercela con noi stessi perché qualcuno ci ha ferito, perché è riuscito a scalfirci nel profondo. Per liberarsi da questa schiavitù dell’anima l’unica via d’uscita è proprio il perdono, un perdono che non dimentica, certo, ma pur sempre una catarsi che prevede l’accettazione e dunque il superamento di un torto subito, di una delusione.

Aumentare autostima, esercizi e frasi

 Partiamo da una frase disarmante nella sua semplicità e che è anche il titolo di un best seller di Steven Carter: Men Like Women Who Like Themselves. Agli uomini piacciono le donne che si piacciono. Facile a leggersi, da comprendere, un concetto lineare che non fa una piega. Eppure l’insicurezza, la scarsa autostima, la paura di non piacere, di non essere abbastanza… minano le relazioni interpersonali di molte donne. Per carità, anche gli uomini sono afflitti da umane fragilità che fanno dubitare di se stessi ma è molto più facile, fateci caso, incontrare un uomo non proprio attraente che si considera un fusto, piuttosto che una bella donna che non è ipercritica con il suo più piccolo difetto.

Come uscirne? L’autostima è importante nell’intricata equazione di una relazione sentimentale. Sminuirsi porta a sentirsi grati di essere amati malgrado… ci mette in una condizione di inferiorità rispetto al partner, oltre che scatenare gelosia, invidia, sensazione di vivere un rapporto precario, in costante pericolo a causa del nostro non essere abbastanza.

Autostima, quanto ti vuoi bene?

 Quanto ti vuoi bene? è un progetto artistico-culturale ideato da Jacqui James, fotografa di fama internazionale, e promosso da futuro@lfemminile, in collaborazione con Dove.
La mission era testare l’autostima delle adolescenti, alle prese con l’insicurezza dell’aspetto fisico, i canoni estetici inculcati dai media, la voglia, spesso esacerbata, di piacere agli altri ed ottenere consenso sociale.

Tramite MSN alle teenagers, di età compresa tra i 9 ed i 16 anni di età, è stato somministrato un questionario creato dalla psicologa Maria Rita Parsi.
Dalle 3.200 adesioni arrivate, emergono dati sulle donne di domani che descrivono un mondo radicato alle amicizie, agli animali, alla famiglia e ad internet, un pianeta in cui la sfera virtuale è più che mai vissuta come reale, con amori, amicizie, litigi a suon di emoticon ed aggiornamenti di stato. I genitori, nella maggioranza dei casi, poco si occupano della vita parallela e virtuale delle figlie.

Autostima, cresce visitando profilo Facebook

Oggi vi parliamo di uno studio che tenta di mettere vicino il mondo della psicologia e quello del social network. Infatti, secondo un recente esperimento portato a termine dalla Cornell University di New York, sembrerebbe che visitare più volte il proprio profilo di un social network sia importante per migliorare la propria considerazione.

Ovviamente ad essere preso in considerazione è Facebook, che sarebbe portatore di un effetto benefico sulla nostra psiche. Lo studio pubblicato su Cyber Psychology, è stato condotto da Amy Gonzales e Jeffrey Hancock, che hanno sottoposto 21 studenti, sotto esperimento, ciascuno di loro attraverso il Social Lab Media dell’Università. Il primo gruppo di studenti chiamati: studenti di controllo, ha guardato per tre minuti degli schermi vuoti. Il secondo gruppo, è stato invece messo di fronte a dei computer coperti di specchi e quindi fermi a guardare la propria immagine riflessa per tre minuti ed il terzo ed ultimo gruppo, è stato invece messo di fronte ai computer sul proprio profilo Facebook a scambiare chiacchiere con gli amici, anche questi per tre minuti esatti.

Raggiungere gli obiettivi, i setti passi di Anthony Robbins

 Ognuno ha i suoi obiettivi da raggiungere: dimagrire, ricevere una promozione sul lavoro, vincere le paure, superare un esame, conquistare la fiducia di una persona, accrescere l’autostima e la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

Dal 23 al 26 settembre 2011 prossimo a Rimini si svolgerà il corso del noto formatore Anthony Robbins, una quattro giorni dedicata al miglioramento personale con strategie e tecniche di potenziamento indivuale volte ad insegnare a trarre il meglio dalla propria vita, crescendo e tagliando traguardi sempre nuovi con sempre minor fatica.