L’intelligenza emotiva è quella che vale

Cosa s’intende per intelligenza emotiva? Ci viene in aiuto D. Goleman che fa luce nei rapporti intercorrenti fra mente razionale e mente emotiva. Non è possibile tralasciare alcuna delle componenti dell’intelligenza (intellettiva ed emozionale) per lo sviluppo di un individuo sano , che sia psicologicamente equilibrato, socialmente competente e capace di stabilire corrette relazioni affettive e nel lavoro.

I sentimenti sono dunque la cartina di tornasole del nostro benessere, infatti sono fondamentali nei processi decisori della mente razionale; questi ci instradano nella giusta direzione, dove poi la logica “si mette al lavoro”, dimostrandosi  utilissima. Il sistema limbico controlla le nostre emozioni e filogeneticamente, è stata la prima zona cerebrale a svilupparsi nei mammiferi; successivamente e da questa zona, si è formata la neocorteccia che tutt’oggi è l’area cerebrale deputata ai processi di pensiero.

Essa è deputata ad integrare e realizzare quanto viene percepito dai sensi,  ai sentimenti aggiunge ciò che pensiamo di essi, è in grado di fare progetti a lungo termine e di ideare strategie cognitive. Nei primati e in particolar modo nell’uomo, il rapporto fra neocorteccia e sistema limbico è molto ‘più forte’, infatti possediamo un numero maggiore di interconnessioni cerebrali fra i due sistemi, cosa che ci consente di ottenere una gamma di risposte emozionali molto vasta e dunque un’evoluta competenza emotiva.

Luna di fiele: la crisi dopo le nozze

Dimentichiamoci il fatidico “e vissero per sempre felici e contenti”. Purtroppo non sempre le cose vanno come dovrebbero. Sembra incredibile, ma i dati statistici lo confermano: dopo il matrimonio e la luna di miele, una coppia su dieci soffre di una crisi depressiva che può essere anche di forte intensità.

Il fast food ci rende più stressati

Molto spesso i fast food sono stati accusati di favorire l’obesità e aumentare il rischio di malattie cardiocircolatorie. Tuttavia, alcuni ricercatori evidenziano un altro tipo di problema legato a questo stile di alimentazione: secondo gli esperti infatti i fast food ci rendono più frettolosi e impazienti, incidendo sul grado di stress presente nella nostra vita.

La patologia del giocatore dipendente o gambler

La patologia del giocatore dipendente (gambler) è tipica dell’ individuo che non ha più il controllo del proprio  divertimento al gioco, rendendo questo una necessità irrefrenabile tanto che necessita un’immediata risposta, a discapito di qualsiasi altra situazione sociale, economica e familiare.

Si tratta per lo più di giochi d’azzardo o di scommesse, i quali sono pienamente legali e nella maggior parte del mondo. Questa dipendenza è dovuta ad un disturbo che inficia la capacità di controllo degli impulsi.Vulnerabile alla tensione emotiva, il soggetto trova sollievo solo dedicandosi al gioco.
L’attività di gioco annulla qualsiasi altra condizione, intensi sono pensieri ed azioni relativi al senso di colpa e al bisogno di appagamento che solo la dipendenza sembra dare. La dinamica si ripete sempre uguale: se va male, il giocatore tenta di riguadagnare quanto perso, mentre se vince tende ad alzare la posta e a giocare sempre di più, considerandosi fortunato per quel giorno.

Ciò che rende tale ossessione insidiosa è che di solito, per recuperare quanto si è perso, si tende ad aumentare il piatto proprio nel momento in cui si sta perdendo piuttosto che quando sta vincendo. Inoltre quando il gambler tenta di non giocare, si mettono in moto una serie di sintomi da astinenza dal gioco, tra cui non sono esclusi sintomi di tipo depressivo, ansia ed aggressività.
Non è possibile un “indentikit” del soggetto specifico che può soffrire di una dipendenza da gioco.

Di solito però, si tratta di individui in cui in letenza sono presenti tratti di personalità narcisistica od antisociale. Il fragile autocontrollo e l’incapacità ad affrontare le situazioni giornaliere possono favorire il manifestarsi di tale patologia.
I giochi che inducono più facilmente ad acquisire questa dipendenza, sono quelli vi è un’immediata riscossione del premio in seguito ad una scommessa.
Maggiormente sono colpiti gli uomini in età giovanile ed intorno ai 40 anni, mentre la fascia di età delle donne è tra i 40 ed i 50 anni.

Stress da rientro? Sconfiggilo in 5 mosse!

Le vacanze sono volate: purtroppo la nostalgia delle ferie si lega al difficile ritorno alle vecchie abitudini. I ritmi più movimentati, il lavoro, la sveglia che suona troppo presto possono rendere i primi giorni davvero fastidiosi: per ritrovare la serenità, scopriamo come affrontare lo stress da rientro.

La religione aiuta a sopravvivere ai trapianti

 

La frase del titolo potrebbe essere fraintesa e quindi è giusto mettere subito in chiaro qualche informazione derivante da studi recenti. Lo studio di cui parliamo è italiano ed è stato svolto dall’Istituto di di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Ifc-Cnr), in collaborazione con il dipartimento di Trapiantologia epatica dell’universita’ di Pisa. Credere nella religione aiuterebbe a sopravvivere maggiormente in caso di trapianto.

La ricerca è stata pubblicata anche sulla rivista specifica Liver Transplantation ed i dati sono chiari. I pazienti convinti nella religione che hanno creduto di superare “l’ostacolo” del trapianto sono sopravvissuti per un totale di 93,4%, con una mortalità di soli 6,6%. Coloro che non ci credono sono sopravvissuti solo nel 79,5% dei casi.

Talassoterapia: un toccasana per muscoli e circolazione

 

In periodo estivo, per chi si riesce a concedere una vacanza al mare è giusto parlare di qualche pratica svolgibile proprio nelle località turistiche italiane. Oltre a parlare del bene del sole e dello iodio che ci offre il mare, con la sua acqua salata, oggi parliamo anche di talassoterapia. Chiariamo prima di tutto le idee per chi ancora non avesse chiaro il tipo di terapia.

Si tratta di una metodica conosciutà già dagli antichi tempi perchè il nome deriva dal greco thalassa che vuol dire mare e terapia che vuol dire trattamento. Però la storia vera del trattamento come inteso oggi parte nel 1700 grazie al medico di origini inglesi di nome Richard Russel. Con questa terapia oggi (molto amata), il mare viene sempre più visto come fonte di bellezza e benessere grazie all’insieme di oligo-elementi minerali e vitamine indispensabili che l’organismo di ognuno accetta di buon grado.

La gioia ha un risvolto etico

La parola gioia si collega al termine greco ganos, che significa splendore, luccichio. Infatti, ancora oggi usiamo espressioni che si trovano in Omero, come “la gioia che risplende sul volto” oppure “occhi che brillano di gioia“. Questa emozione ha la caratteristica di risplendere sulle persone che la provano, di illuminarle. E si dice anche “esplosione di gioia”, perché è qualcosa di forte, potente come uno scoppio e incontenibile. Da questa analisi semantica, si può comprendere che la gioia è una manifestazione della felicità, è la dimensione pubblica della felicità.

E mentre quest’ultima è un sentimento interiore, anzi un bene duraturo che si conquista solo con la virtù, la gioia è la sua manifestazione esteriore. Una manifestazione che porta con sè festa ed allegria. Ma anche calma, perché ci si compiace del proprio stato, si sente una sorta di equilibrio e di pace, con se stessi e con il mondo che ci circonda.

Pensiamo alla tristezza come ad una risorsa

La tristezza fa pensare immediatamente alle stagioni. Tra tutte, assomiglia all’autunno, perché il tono dell’umore va in caduta libera, come il sole e le foglie. Ma è un’emozione decisiva perché riesce ad azzerare la nostra identità e a portare un nuovo modo di essere, se la si vive al meglio, se la si accoglie. E proprio qui sta il grande dilemma contemporaneo, perché noi ci ostinamo a combatterla a suon di domande inutili. O, addirittura, ad annullarla a colpi di estenuanti bombardamenti di psicofarmaci, che hanno un solo risultato: aprire la strada alla depressione.

Invece, dobbiamo riuscire a comprendere che l’anima è la parte più autentica e saggia di noi. Non sbaglia mai. E se fa arrivare dentro noi stessi la tristezza è per farci capire che stiamo facendo un percorso sbagliato, che il nostro essere si sta snaturando e che esistono delle alternative salvifiche ai modelli di oggi. Per questo dovremmo lasciare che il dolore si espanda. Perché, infondo, è come un parto, come la rottura delle acque che è presagio di nuova vita. Come una porta che si spalanca all’arrivo di un’energia creatrice, che ci rigenera. Come una benedizione che ci allontana dagli errori e ci regala un’altra possibilità per essere veramente noi stessi, nel mondo più vero.

Rendere gli adolescenti felici gli dona più salute

   

L’adolescenza, un periodo di per se abbastanza complicato anche perchè buona parte dei ragazzi e delle ragazze non si sentono “nè carne nè pesce”, di conseguenza si rischia di fare degli errori che nel peggiore dei casi possono diventare molto pericolosi per l’incolumità degli adolescenti.
Ad oggi possiamo dichiarare che più gli adolescenti si sentono bene con se stessi ed in pace con gli altri, tanto più si sentono sani fisicamente.

Questi sono i risultati dello studio fatto da Emily Shaffer-Hudkins della University of South Florida (Stati Uniti d’America) e pubbicato dalla Applied Research in Quality of Life.
Quest’ultimo bollettino sembrerebbe essere il primo, secondo i ricercatori, ad effettuare una analisi incrociata tra stati d’animo e benessere fisico.
Il campione preso a soggetto era composto da 401 soggetti, maschi e femmine tra i 6 e gli 8 anni facenti parte della stessa scuola americana.

L’aviofobia

Sapevate che ben due italiani su tre hanno paura di prendere l’aereoQuesta che è una vera e propria fobia: l’aviofobia (paura di volare in aereo), si contraddistingue per l’intensità dell’ansia e incontenibili attacchi di panico.

E infatti, proprio uno studio condotto dall’EURODAP, Associazione Europea Disturbi Attacchi di Panico, ha concluso (attraverso un questionario che ha preso in esame un campione di 600 persone) che questo problema condiziona la scelta delle vacanze ma soprattutto  di vita di molte persone, limitando pesantemente spostamenti e viaggi.

Infatti la dottoressa Paola Vinciguerra, psicoterapeuta presso l’UIAP (Unità Italiana Attacchi di Panico) e Presidente dell’EURODAP, sostiene che delle 600 persone prese a campione per il questionario, almeno ben 200 (che non sono poche), hanno ammesso direttamente la loro fobia per l’aereo.

Ed è emerso anche che almeno 150, prendono l’aereo proprio quando è strettamente necessario, altrimenti preferiscono altri mezzi di trasporto. Pare dunque proprio che soltanto in 250 adoperano l’aereo senza problemi per viaggiare e raggiungere mete turistiche.

Questo dimostra che tale fobia, coinvolge molte più persone di quanto non si credesse; di tale fenomeno hanno preso coscienza diverse compagnie aeree che per facilitare clienti hanno messo a punto degli stage specifici.

La sindrome di Münchausen

La sindrome di Münchausen è una patologia in cui il paziente si procura segni e sintomi che erroneamente, in un primo momento, si crede correlati ad altre malattie.
Di solito, il medico con una serie di indagini diagnostiche che escludono la presenza di una patologia fisica, scopre che i sintomi vengono autoprovocati.

Una variante di questa è la sindrome di Münchausen per procura, qui è il genitore che arreca un danno fisico al figlio per attirare l’attenzione su di sé. La responsabile di solito è la madre.

Questa sindrome è stata evidenziata piuttosto recentemente, risale infatti al 1977  la prima diagnosi.
Accade purtroppo che pur di provocare i sintomi ai bambini, vengano somministrate tali sostanze dannose che l’indagine diagnostica e gli accertamenti in taluni casi, diventano estremamente invasivi, al punto di provocare un decesso.

Le tristi cifre attestano tale mortalità soprattutto su bambini al di sotto dell’anno di vita. La percentuale è di circa 2 bambini ogni centomila, provocando una mortalità tra il 9 ed il 22%.
Di solito avviene in precedenza della morte di un fratello o una sorella per cause sconosciute.

In tale situazione, è sempre coinvolto un genitore, i sintomi sono aspecifici per qualsiasi patologia, e i medici nel dubbio, tendono ad aumentare gli accertamenti con la difficoltà però di trovare una soluzione diagnostica.

Attenti alle benzodiazepine

Non di rado chi ne ha bisogno, si avvicina ai trattamenti psichiatrici con forti timori, considerandoli “terapie pericolose”, invasive e potenzialmente dannose nei riguardi dell’integrità psicofisica.
Bisogna specificare che in realtà tali ansie sono frutto della comunicazione errata imposta dai mezzi di comunicazione e di coloro che hanno poca dimestichezza con tali trattamenti.
Purtroppo chi si avvicina per la prima volta alla cura psichiatrica, resta inamovibile riguardo la “volontà di farcela da solo” e il “desiderio di non diventare dipendente dai farmaci”.
Questo avviene sia perché convinti da altri “esperti” del settore a non assumere psicofarmaci sia perché l’ambiente circostante tende a dissuadere dall’assunzione.

I vantaggi dell’alimentazione vegetariana

Si può diventare vegetariani per moltissime ragioni: per il rispetto degli animali, per la salute, per ambientalismo, per motivi religiosi, ecc. Al di là delle convinzioni che portano a questa scelta, diventare vegetariani (escludendo quindi carne e pesce dalla propria dieta) o vegani (eliminando tutti i cibi di derivazione animale, quindi anche latte e uova) può portare a numerosi benefici in termini di benessere fisico.