Arriva la nuova Bibbia della psichiatria: saremo tutti malati?

E’ in corso di elaborazione la nuova Bibbia della salute mentale, ovvero il DSM V. Il Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders (DSM), attualmente alla sua quarta versione (DSM IV), è uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo. Tuttavia ancora prima della sua pubblicazione cominciano le polemiche: e se il concetto di malattia mentale finisse per allargarsi eccessivamente? Qual sarà il confine fra sanità e patologia quando si parla di sofferenza umana?

Non permettere alle fobie di distruggerti

  

Solitamente si considera la fobia un timore sproporzionato rispetto alle circostanze e si manifesta anche quando non sono presenti reali pericoli. Purtroppo chi la prova è assolutamente consapevole di quanto siano irrazionali i propri timori e i propri pensieri ma ci s’avverte impotente dinanzi a questi.

Quella che più generalmente viene definita fobia sociale, è la paura di essere giudicati dagli altri o di ritrovarsi al centro dell’attenzione e fare cose stupide e imbarazzanti. Questa si può manifestare quando si mangia o si parla in pubblico, ci si relaziona con l’altro sesso e non si è nel protettivo contesto familiare.

Per evitare situazioni che sono causa di forte malessere, chi soffre di questo problema, tende solitamente ad allontanarsi dagli altri, dal mondo, procurandosi una profonda solitudine.

E’ un’ansia anticipatoria che si presenta giorni o addirittura mesi prima che si concretizza quel momento che provoca una così grande angoscia, destando nel fobico una tipica reazione di “evitamento”, rendendolo un rinunciatario. Terribili le reazioni quando sono costretti ad affrontare la realtà: palpitazioni cardiache, fiato corto, tremori, arrossamenti, diarrea, crampi allo stomaco.

L’ipocondria: un’errata percezione del proprio corpo

 

Sicuramente non una ma molte volte abbiamo sentito parlare o conosciuto persone che ricorrono frequentemente a medici e specialisti perché estremamente in ansia per il proprio stato di salute. Persone che vivono una continua paura per le proprie condizioni e che sentono l’esigenza di essere rassicurate.
Questa è l’ipocondria, quella dai risvolti profondi e i cui significati inconsci vanno oltre l’insicurezza superficiale.

La definizione precisa sottolinea che questa è “la preoccupazione legata alla paura di avere, o alla convinzione di avere, una grave malattia, basata sulla errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici”, pur non essendoci un riscontro medico che attesti la reale patologia.

Ed è questo motivo per cui tale disturbo viene annoverato tra quelli somatoformi che se fanno pensare ad una condizione medica generale, in realtà e che in realtà non sono affatto giustificati da essa.

La solitudine? Fa più male del fumo

Gli amici allungano la vita: i rapporti sociali non solo ci rendono felici, ma ci fanno vivere di più. Secondo un recente studio, infatti, chi si circonda di amici  aumenta del 50% le probabilità di sopravvivenza. La solitudine è dannosa come l’alcol e il fumo ed è due volte più pericolosa dell’obesità.

L’ invidia e la superbia sorelle del disprezzo

 

L’ invidia e la superbia sono sorelle di un unico sentimento dato dal disprezzo verso la realtà esterna e più sottilmente verso il proprio mondo interiore: sentimenti di insoddisfazione sono piuttosto comuni e quando non diventa patologia, malattia, nessuno può dirsi immune da questi.

Sono emozioni forti e che percepiamo in modo negativo e distruttivo e per difenderci, spesso vi opponiamo una strenua difesa.

La mente però difficilmente accetta dei “no” e degli obblighi, reprimendo questo malessere, corriamo il rischio di diventare schiavi di un’ossessione, di ingigantire i timori, provocando a catena altre sensazioni spiacevoli, quali vergogna, senso di inadeguatezza e debolezza.

Il senso di colpa che ci funesta è dato dal fatto che il più delle volte proiettiamo le nostre ombre sugli altri, non riuscendo ad ammettere che queste difficoltà di interazione con le persone e con gli eventi c’appartiene interamente.

Reprimere la rabbia..ti fa arrabbiare di più

Non è possibile dare una risposta univoca alla rabbia, dato che è a fondamento di tutte le teorie psicologiche ed è sovente a capo delle motivazioni che sottendono alle manifestazioni espressive, alle modificazioni corporee e alle azioni (non disgiunte ovviamente alle nostre reazioni).

 E’ un’emozione primitiva e quindi è possibile osservarla e monitorarla in diverse fasce d’età nonché in specie diverse dall’uomo.

 Gioia, dolore e rabbia sono le prime emozioni in cui ci imbattiamo ed iniziamo a conoscere ma la collera, a differenza delle altre, viene “educata” molto presto all’inibizione o quanto meno al controllo. Pertanto sono fondamentali in tal senso gli studi evolutivi in grado di analizzarla sia quando è “compressa” che nelle espressioni più evidenti e libere.

Si può dire inoltre che l’ira è parte di un “sottogruppo” in cui sono incluse ostilità, disgusto e disprezzo e ne rappresenta l’emozione di base e che pur trovandosi spesso “assieme”, presentano eziologie e conseguenze diverse sui nostri comportamenti.

La rabbia in molti casi è la risposta fisiologica che diamo alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica. Naturalmente non sempre e non in tutti i casi, queste ultime rappresentano le micce perché deflagri, spesso interviene la responsabilità e la consapevolezza che si attribuisce ad un persona o evento come cause ultime e scatenanti.

Lamentarsi: una pessima abitudine!

 

 Vi concentrate troppo sui difetti del vostro partner? Date sempre la colpa ai colleghi quando qualcosa va storto? Avete in mente un lungo elenco di problemi che affliggono la vostra vita? Basta lamentarsi: chi si piange troppo addosso o perde ore a lagnarsi non è felice.

Paura di volare? Ecco i consigli per superarla!

Le ferie di agosto sono ormai alle porte. Partendo per le vacanze, saranno molte le persone che dovranno affrontare una delle fobie più diffuse, ovvero la paura di volare.
Questo problema ha una crescente rilevanza nei paesi industrializzati. E’ stato stimato che circa il 10% della popolazione comune non prende mai l’aereo a causa di questo terrore legato al volo, mentre almeno il 25% delle persone soffre di ansie o attacchi di panico di forte intensità.

La diffidenza ti allontana dagli altri

  

Quante volte ci siamo chiesti di qualcuno se gli si potesse concedere la nostra fiducia, se non ci stesse invece mentendo o ancora se davvero c’avrebbe sostenuto in quel nostro progetto, idea o confronto.

La diffidenza è un misto di ansia e pessimismo e di un evento ci dà la misura del pericolo, di un fallimento. Come sostiene Maura Amelia Bonanno, antropologa culturale esperta di Enneagramma a Lavagna (Ge)Si tratta di un atteggiamento spesso sproporzionato alla situazione reale, che può inibirci e paralizzarci dal vivere pienamente. Chi è molto diffidente arriva a mettere in dubbio il positivo, a non avere un’attitudine aperta verso il mondo. Anzi, è pieno di pregiudizi”.

L’origine di tale atteggiamento come è intuibile, ha radici profonde nell’infanzia. Un pioniere nell’indagine dello sviluppo infantile e quindi dei comportamenti che condizioneranno il bambino anche da adulto, è stato lo psicanalista americano Erik Erikson che nei primi anni cinquanta con l’espressione “fiducia di base” e “sfiducia di base”, ha definito la fase dello sviluppo che dalla nascita va fino ai due anni d’età, un momento particolare, in cui il bambino avverte la “benevolenza” del mondo, sentendosi accolto.

L’autocritica quando è costruttiva ti rende più forte

Quante volte ci siamo avviliti, boicottati, intimati la resa “Non ce la farai mai anche se ti impegni, non puoi riuscire”. Innumerevoli volte ci siamo ripetuti frasi come questa, può capitare ma non indugiamoci. L’ autocritica svalutativa è uno di quei meccanismi psicologici che se intervengono spesso nella nostra vita diventano motivo di depressione. L’ argomento è stato affrontato nel 2004 da un gruppo di psicologi inglesi, guidati da Paul Gilbert della Mental Health Research Unit del Kingsway Hospital di Derby, e pubblicata sul British Journal of Clinical Psychology. Lo studio evidenzia come questo tipo di autocritica, crei delle dolorose spaccature nella psiche, perché se è vero che una parte di noi ci allontana ansiosamente da una situazione di cui ne paventa (quasi sempre in maniera ingiustificata ) il “pericolo” , dall’altra sussiste – dato che è insita nell’uomo – la volontà e il desiderio di superare un proprio limite. La scelta finale sarà determinata dal confronto/scontro di queste due istanze che ne determineranno l’azione o l’inerzia. Per dare un’idea di questo meccanismo, soprattutto in coloro che soffrono di depressione, alcuni ricercatori hanno applicato la tecnica del role-playing che mostra come il conflitto esploda in maniera evidente. E’ una sorta di psicodramma in cui viene utilizzata la “tecnica delle due sedie” su cui i pazienti sono invitati ad accomodarsi. Una volta occupata la prima, dovranno comunicare le autocritiche svalutative mentre sulla seconda, manifestare il desiderio di riuscita e resistenza. Il conflitto interiore in questo modo si palesa e talora anche molto violentemente: è per i terapeuti è il momento ideale per intervenire e lavorare successivamente sullo sviluppo della capacità di “promozione”, arrivando a contrastare la profonda incapacità e realizzarsi positivamente. Naturalmente non tutte le forme di autocritica sono dannose, anzi la capacità di analisi profonda del sé è – per chi la possiede – una grande risorsa ma non deve tralasciare la propria implicita funzione costruttiva, un atteggiamento responsabile offre la reale possibilità di non ripetere gli errori, quella che invece è perpetrata con disfattismo e vittimismo, oltre a creare un’intensa frustrazione e infelicità, tende a reiterare atteggiamenti sbagliati, ci riduce all’impotenza e alla rabbia.

Come curare le fobie

Molte persone soffrono di particolari fobie capaci di incidere fortemente sulla vita: la paura diventa infatti incontrollata e assolutamente sproporzionata alla situazione vissuta. Eppure non bisogna restare prigionieri delle proprie fobie: esistono delle terapie capaci di aiutarci a superare questi ostacoli e tornare a vivere serenamente.