Bunker come riparo psicologico

Oggi parliamo di una situazione che sta mutando la psiche degli esseri umani e legata principalmente alla cronaca ed all’attualità. L’avvicinamento del 2012 legato alla profezia dei Maya, la catastrofe in Giappone a seguito del terremoto e dello tsunami, il conflitto incalzante in Libia e tante altre cose che non vanno bene, stanno facendo si che gli esseri umani siano sempre più preoccupati del proprio futuro.

L’Apocalisse che si avvicina (secondo le dicerie), sta a significare che la psiche degli uomini è sempre più fragile ed il popolo americano sembra aver trovato una soluzione per questo enigma: comprare un bunker.

Amici, quanto li conosciamo davvero?

 Amicizia: quando si può affermare di conoscere veramente una persona cara? Semplice: quando riusciamo a capire cosa pensa nelle più svariate situazioni. Un piccolo esercizio per capire quanto conosciamo un amico consiste nel provare a rispondere sul suo modo di vedere il mondo. Ad esempio, se sappiamo cosa pensa quando qualcuno si sente a disagio, quando una persona agisce in maniera riprovevole spinta dalla necessità e così via discorrendo.

Saper rispondere a questo genere di interrogativi potrebbe fare la differenza in un rapporto di amicizia destinato a durare. A dirlo è un recente studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Psychological Science.

Attacchi di panico, tra solitudine e pregiudizi

 Attacchi di panico, in tanti ne soffrono in solitudine, vivendo con vergogna, imbarazzo e pregiudizi le crisi, credendo di essere i soli a sperimentare questo disagio, pensando, erroneamente, che non ci sia una cura.
Sono alcuni dei dati emersi sulla base delle telefonate giunte agli psicologi del Servizio di Ascolto attivato dall’Associazione per la Ricerca sulla Depressione, una o.n.l.u.s. attiva dal 1996 sul fronte della sensibilizzazione in tema di depressione, ansia e disturbi di panico.

Dalla sua attivazione, avvenuta nel 1998, al centralino sono giunte circa 15.000 telefonate. L’anonimato permette di esprimere le emozioni suscitate dal disturbo, altrimenti reputate imbarazzanti, come la paura, l’angoscia e la rabbia.

Pregiudizi, radici evolutive da sconfiggere con la tolleranza

 I pregiudizi nei confronti di gruppi sociali che reputiamo diversi da noi, quella tendenza innata ad instaurare un rapporto di contrapposizione del tipo noi contro loro, hanno radici lontane. Alla ricerca dei pregiudizi perduti si è messa un’équipe di ricercatori di Yale, scoprendo che anche i nostri cugini primati hanno questa tara di percepire chi è diverso come necessariamente in contrapposizione.

La psicologa Laurie Santos ha dimostrato, servendosi di una serie di ingegnosi esperimenti, che anche le scimmie trattano gli esemplari estranei al loro gruppo di appartenza con lo stesso sospetto e la stessa avversione che spesso si osserva nelle prime interazioni degli esseri umani con gli altri.

Ansia e depressione in formato elettronico gratis

Di come superare l’ansia, ne parliamo spessissimo, e per i lettori di IoValgo, ecco che oggi presentiamo anche una nuova possibilità offerta dal web per le persone troppo ansiose o che soffrono di depressione. Parliamo di un libro elettronico (e-book) dal titolo “Depressione, ansia e attacchi di panico: percorsi di cura“. Per ricevere questo libro in formato elettronico via e-mail in formato pdf, basta inviare una e-mail all’indirizzo [email protected].

A far partire l’iniziativa è stata l’Associazione per la Ricerca sulla Depressione, che in occasione del quindicesimo anniversario della sua costituzione lo sta distribuendo per combattere tutta la cattiva informazione riguardo all’argomento.

Solitudine, chi si sente solo ha freddo

 Solitudine e isolamento sociale: la sensazione di freddo non è affatto metaforica. Il brivido di gelo che si avverte dentro a causa della povertà o superficialità dei rapporti sociali lo sentiamo nell’anima e fisicamente.

Ne parlano due differenti studi pubblicati tempo fa dalla rivista di divulgazione scientifica  Psychological Science Journal. Entrambi confermano che quando si è soli o ci si sente emarginati si prova freddo.

Maschilismo, innato nel cervello degli uomini

 C’è un’area del cervello che controlla gli stereotipi di genere. Inibirla, negli uomini, per quanto istruiti e liberi da schemi mentali preconcetti siano, equivale a scatenare convinzioni errate e luoghi comuni che vogliono il sesso maschile associato a forza, successo e potere come prerogativa di genere.

A scoprirlo un recente studio effettuato dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Neuroimage.
Gli autori hanno coinvolto nel Gender Implicit Association Test, IatT, un campione di 62 studenti della Facoltà di Psicologia, 31 uomini e 31 donne.
I partecipanti maschi hanno commesso molto più errori a classificare il sostantivo forza come femminile rispetto ad una risposta più repentina quando la parola da associare a donna era debolezza.

Narcisista che problema

In questi giorni vi abbiamo spesso parlato dei problemi sociali a cui possono andare incontro i “narcisi”. Non i fiori ovviamente, ma le persone che hanno una spiccata ammirazione per se stessi e che sempre adorano essere al centro dell’attenzione. Ebbene studi recenti, hanno parlato di una situazione patologica per chi adora se stesso, che permette a circa il 90% dei narcisi di compromettere la qualità di tutte le proprie relazioni.

La percentuale mondiale che è affetta da questo disturbo della personalità p del 4% e purtroppo secondo gli esperti questo è un problema troppo sottovalutato.

La paura del terremoto nei bambini

 Di fronte ad un terremoto così devastante, come quello che ha colpito in queste ore il Nord-Est del Giappone, a dominare è la paura. Terrore dilagante come uno tsunami che lascia paralizzati, scossi e totalmente e nudamente consapevoli della fragilità del vivere, dell’insicurezza e dei pericoli che si annidano nelle viscere della Terra sconvolgendo la quiete di un giorno come un altro con una tragedia immane.

Il dolore, lo sconforto e l’angoscia prendono d’assalto gli adulti, la cui comprensione dell’evento oltre che l’istinto alla conservazione e all’azione spingono prontamente ad una reazione, solidale ed energica, per ricostruire e ricominciare, una forza innata ed impensabile che smuove al ritorno alla vita, al riemergere dalle macerie. Per i bambini, che spesso subiscono l’evento passivamente, sconvolti dalle reazioni di panico dei genitori, sprovvisti inizialmente di protezione emotiva, la paura del terremoto può tormentare ed angosciare per anni ed anni dopo il sisma.

Psicologia di un matrimonio… senza difetti!

 Un matrimonio, una convivenza, una relazione perfetti o quasi? Il segreto, per la psicologia, sta tutto nel guardare al partner con occhi leggermente velati, che coprano tutti i difetti o almeno quelli veramente insopportabili e che potrebbero minare il rapporto quando non c’è più un fiume di passione a risanare tutto, come avviene nel caso di molte coppie consolidate.

Di psicologia del matrimonio ha parlato Sandra Murray, ricercatrice dell’Università di Buffalo, in un recente studio pubblicato dalla rivista di divulgazione scientifica Psychological Science.

Yara, il trauma di chi resta

 Vicende come quelle di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate ritrovata senza vita sabato scorso, a tre mesi dalla scomparsa, scuotono chi ne è spettatore impotente, vittima di quell’accanimento mediatico che sfrutta la tragedia per fare audience, che cerca ad ogni costo la lacrima, la disperazione, un grande fratello del dolore che stavolta, al contrario di quanto accaduto con la vicenda di Sarah Scazzi, non trova dall’altra parte conoscenti e parenti più o meno direttamente coinvolti, disposti a prendere parte ad uno show squallido.

Trova invece un dolore composto, sordo ad ogni strumentalizzazione mediatica, che chiede ed esige rispetto. Un trauma, quello della morte di Yara, che tocca un’intera comunità, devastata dalla paura, dall’insicurezza, dal terrore che esista un mostro e che non si sia più al sicuro a Brembate.

La psicologia di chi non può avere figli

I figli, un obiettivo per il matrimonio, il desiderio di tanti coniugi ed ultimamente anche di tante coppie non sposate. Inoltre, abbiamo di recente visto anche il caso di coppie di fatto che sono interessate all’adozione di un pargolo. Ma quello di cui parliamo oggi, tocca il cuore, tocca soprattutto un discorso che va oltre a quello che potrebbe essere la necessità di una coppia di avere “il figlio” in se ma soprattutto di avere un figlio come parte fisica di sé.

Stiamo parlando praticamente dell’infertilità. Questa patologia può creare un forte sentimento di vuoto nella vita di una persona desiderosa di questo avvenimento. Inoltre, può creare anche una crisi esistenziale individuale e molto spesso di coppia. Questa patologia è molto spesso anche l’origine psicologica di una depressione, di stati d’ansia costanti, di un sentimento da nascondere di vergogna oppure, per molti (soprattutto per gli uomini) un fallimento di tutta l’esistenza. Si va quindi a demolire appieno la propria identità sessuale. Anche per le donne questa situazione può avere postumi psicologici molto gravi.

Narcisismo patologico scompare dalla lista dei disturbi della personalità

 A soffrirne, e il dato è sottostimato, è tra l’1 ed il 4% della popolazione eppure il narcisismo patologico è in via di estinzione dalla bibbia della psichiatria internazionale ovvero dal manuale diagnostico e statistico stilato dall’American Psychiatric Association e che vedrà le stampe nel 2013.

A detta di Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio, questo disturbo della personalità verrà eliminato dalla lista perché non alimenta il business dei farmaci come avviene per altri disagi mentali. Il manuale è stato rivisitato da 600 specialisti molti dei quali, per la Zaccaria, provengono da case farmaceutiche che hanno tutti gli interessi a far improvvisamente  diventare soggetti sani i narcisisti che così non avranno più il rimborso per la psicoterapia.

Perdonare, le donne lo fanno meglio

 La rabbia ed il risentimento che coviamo dentro sono come dei tarli che rodono il nostro equilibrio interiore, impedendoci di liberarci di quelle emozioni negative che pesano come zavorre sul nostro cammino. Ecco perché imparare a perdonare è forse uno dei compiti più difficili nella lista delle cose da fare per stare in pace con se stessi e con il mondo.

Le donne, in quanto a perdono, pare posseggano una marcia in più. A dirlo è un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori spagnoli afferente all’Università dei Paesi Baschi, pubblicato sulla Revista Latinoamericana de Psicología.