Gli uomini sarebbero leggermente più spiritosi delle donne

 Uno studio americano sembrerebbe in parte confermare un luogo comune che già si stava diffondendo, secondo il quale gli uomini avrebbero un maggiore senso dell’umorismo, e sarebbero più spiritosi, delle donne. Per giungere a tale conclusione, i ricercatori dell‘Università di San Diego hanno chiesto ad un gruppo composto da 16 maschi e 16 femmine di scrivere delle didascalie per delle vignette satiriche tratte dal giornale “New Yorker”. Successivamente, è stato chiesto ad un gruppo composto da 34 maschi e 47 femmine di valutare le vignette in base a quanto le consideravano divertenti, senza sapere quali fossero scritte da uomini e quali da donne.
I maschi che hanno partecipato all’esperimento hanno ottenuto un punteggio più elevato rispetto alle femmine, ma praticamente di un soffio (0,11 punti); inoltre, dalla ricerca è emerso un particolare curioso: gli uomini, inconsciamente, tendevano a dare un punteggio più alto alle didascalie scritte da altri uomini, il che significa che i maschi risultavano più divertenti per lo più ad altri maschi.

Cellulari? Ricchi di batteri

Pensateci un attimo. In quanti posti poggiamo i nostri cellulari? A partire dalle nostre tasche e dalle nostre mani, possiamo appoggiarli su dei mobili, in ufficio, nei mezzi pubblici, nelle toilette. Tutti luoghi non igienizzati al massimo. Così, i telefoni cellulari pullulerebbero di batteri. È quanto affermato da uno studio dei ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine.

La guida aggressiva dipende dalla personalità


Secondo un recente studio, intitolato “La guida aggressiva: un’esperienza dannosa“, l’aggressività al volante sarebbe collegata ad una personalità aggressiva, specie per chi vede la propria auto come un’estensione di se stesso. Secondo la professoressa Ayalla Ruvio, dell’Università di Philadelphia, che ha condotto la ricerca, “gli uomini tendono ad essere guidatori più aggressivi e tendono a vedere l’automobile come un’estensione della loro personalità più delle donne”
La Ruvio, nel suo studio, vede il fenomeno dal punto di vista del comportamento del consumatore e si rifà ad altre due ricerche condotte in Israele. La prima ricerca dà uno sguardo generale all’influenza della personalità, degli atteggiamenti e dei valori raccolti da 134 uomini e donne aventi un’età media di 23,5 anni. Il secondo studio, condotto su 298 persone, era derivato dal primo e aggiungeva come fattori l’attrazione per il rischio, l’impulsività, il guidare come attività divertente e il sentirsi in ritardo.

Gli adolescenti devono dormire di più

Nell’epoca in cui spopolano i social network e i reality show, sembra davvero impensabile riuscire a dormire. Gli appassionati non vorrebbero perdere nemmeno un istante di tutto ciò che accade nel mondo per poter essere sempre “connessi”. Quanti dei vostri figli restano svegli fino a tardi davanti alla televisione, al computer o di fronte al livello del nuovo videogioco? Lo studio della University of Wisconsin-Madison  dal titolo “Sleep and waking modulate spine turnover in the adolescent mouse cortex”, ha approfondito la situazione dei giovani adolescenti contemporanei, molto spesso insonni.

Bambini altruisti? Già a quindici mesi

 Sembra spesso di vivere in una società dominata dall’egoismo, dove ci si disinteressa delle ingiustizie e delle sofferenze patite dagli altri, ma, in questo senso, una speranza può arrivare forse da chi si è da poco affacciato al mondo, sempre che poi non segua i cattivi esempi che possono venire dagli adulti.
Secondo una ricerca svolta in collaborazione tra il Max-Planch-Institute per l’antropologia evoluzionistica e l’Università di Washington, infatti, già a 15 mesi un bambino potrebbe aver sviluppato il senso dell’altruismo e dell’equità. In precedenza, si riteneva invece che i bambini maturassero tali qualità più tardi, intorno ai 6-7 anni.
Nell’esperimento, a un gruppo di 47 bambini di 15 mesi venivano fatti vedere due brevi video, nel primo dei quali un ricercatore dava dei cracker a dei suoi colleghi, prima distribuendoli in modo equo, poi dandone di più a uno dei due. Nel secondo video, la scena veniva ripetuta con del latte al posto dei cracker.
I bambini guardavano con maggiore attenzione e maggiore sorpresa i video nei quali il cibo veniva distribuito in maniera ineguale. I bambini si aspettavano un’equa e giusta distribuzione di cibo, e rimanevano sorpresi nel vedere che a una persona veniva dato più latte o cracker che a un’altra”, ha spiegato Jessica Sommerville, professoressa associata dell’Università di Washington, che ha condotto la ricerca.

Cervello e piacere, cosa fa gola?

Qual è la reazione di fronte ad un succulento piatto di pasta o una vincita al superenalotto? Il nostro corpo e il nostro cervello reagiscono allo stesso modo in queste situazioni? A rispondere alla domanda ci pensa uno studio americano. Si tratta di una ricerca della Northwestern University di Chicago che ha approfondito il meccanismo che scatta nel cervello umano di fronte a cibo, soldi e piacere. Sembrerebbe che in questi tre casi il nostro corpo abbia la stessa reazione: un aumento della salivazione.

Videogiochi e violenza? Forse qualche legame c’è…

 L’argomento è stato spesso al centro del dibattito, e si è tornati a parlarne sopratutto dopo le stragi avvenute a luglio in Norvegia, dal m0mento che il killer, Andres Breiving Breivik, aveva detto di essere un appassionato di videogiochi, e questi erano stati così additati come possibili cause scatenanti di simili esplosioni di follia e violenza efferata. In realtà, per fortuna, la stragrande maggioranza degli amanti di tali videogiochi, è persino superfluo ribadirlo, ha ben poco a che vedere con eventi sanguinosi o violenti.
Un recente studio condotto dall’Università di Bonn, in Germania, sembra però riavvalorare la tesi per la quale vi sarebbe un legame tra i videogames, specie quelli più violenti, e, appunto, la violenza. In particolare, chi trascorre molto tempo in questo modo svilupperebbe modi diversi di reagire a stimoli emotivi anche negativi, quasi come si scambiasse la realtà per la semplice finzione del gioco.

A scuola di lingue già nel ventre materno

In un mondo cosmopolita, come quello nel quale viviamo, è fondamentale conoscere più di una lingua. In un momento in cui le barriere fisiche tra i popoli sono state abbattute e con un aereo si può andare da un posto all’altro del globo risulta importante imparare a parlare inglese, spagnolo, tedesco, francese e chi più ne ha più ne metta. Molti sanno che l’apprendimento della lingua avviene sin da piccoli.

Leggere le emozioni? Non solo in faccia

 Una nuova ricerca condotta da Lisa Feldrman Barrett, professoressa di Psicologia presso la Northeastern University, sembra destinata a cambiare molte delle tradizionali teorie su come riconoscere le emozioni delle persone dalle espressioni facciali. La psicologa ha infatti spiegato che, alle consuete espressioni del viso che gli scienziati, per oltre cinquanta anni, hanno ritenuto indicatrici degli stati d’animo di una persona, si possono aggiungere molti altri fattori utili a decifrare le emozioni, come il linguaggio del corpo, la prospettiva di visuale, e persino l’orientamento culturale.
Secondo la ricercatrice, “Questo sfida il credo a lungo mantenuto nella scienza della psicologia per il quale le espressioni sono la cosa più importante”.

Pregiudizi e razzismo? Possono dipendere dalla società

 Secondo un recente studio condotto da alcuni ricercatori del Georgia Institute of Thecnology, l’ambiente culturale circostante- nella fattispecie, quello americano-può contribuire a far insorgere pregiudizi razzisti o sessisti. Secondo questa ricerca, infatti, film, televisione, radio e letteratura americane potrebbero rafforzare certi stereotipi.
 Il dottor Paul Verhaeghen, psicologo, che ha condotto tale ricerca, ha spiegato infatti: ” Si pensa che le persone tendono ad associare la gente di colore con la violenza, le donne con la debolezza, o gli anziani con la smemorataggine, perchè hanno dei pregiudizi. Ma c’è un’altra possibilità, che ciò che pensi non sei te, ma l’ambiente culturale intorno“.

Il caffè tiene lontana la depressione

Il caffè è un’abitudine quotidiana per molti italiani. Per tutti viene identificato con un’ottima pausa per potersi rilassare durante la giornata e riuscire ad avere lo sprint giusto per affrontare tutte le difficoltà quotidiane. Secondo le ultime novità, esiste una correlazione fra il caffè e la depressione.

L’umore del mondo?Sta su Twitter

Quante volte aggiornate il vostro stato sui social network? Sono tanti gli utenti che esprimono il loro stato d’animo sulla rete. Grazie anche a questo si è potuta tracciare una mappa mondiale dell’umore. Si tratta del frutto di un’analisi condotta da due ricercatori americani della Cornell University.