Aviofobia, la paura di volare

 L’aviofobia, ovvero la paura di volare, rientra nei disturbi d’ansia perché il terrore che si scatena al pensiero di prendere l’aereo genera più spesso veri e propri stati ansiogeni e nei casi più gravi attacchi di panico con sintomi come gola chiusa, battito cardiaco accelerato, sudore, mani tremanti, capogiri. L’EURODAP, l’Associazione Europea Disturbi Attacchi di Panico, stima che a soffrirne siano due italiani su tre. Ad esserne maggiormente colpite sono le donne.

Come per ogni fobia il suo esacerbarsi può condizionare pesantemente la qualità della vita, influendo sulla scelta delle mete per le vacanze, costringendo a viaggi di lavoro in auto lunghi e stressanti pur di non utilizzare l’aereo come mezzo di trasporto.

San Valentino, la formula chimica dell’amore

 Il 14 febbraio si avvicina tempestando di cuoricini vetrine e pensieri. Una data attesa, seppur per differenti ragioni, da innamorati in due, singles, traditori e traditi, sognatori che inseguono amori non corrisposti, seduttori. In occasione di San Valentino, a fare un regalo a tutti i profili di innamorati è il Consiglio Nazionale dei Chimici che ci svela nientepocodimenoche la formula dell’amore o meglio delle varie forme del sentimento galeotto.

Eh, già, perché l’amore, spiegano gli esperti, è tutta una questione di chimica. Gli ormoni in subbuglio, tra alti e bassi, determinano il nascere, l’evolversi e persino il finire di una relazione amorosa. Una storia che scaturisce da una forte attrazione fisica ha inizio con alti livelli di testosterone: è la fase dell’innamoramento, quando alti valori di feniletilamina, un neurotrasmettitore, portano gli innamorati ad avvertire il bisogno di vedersi e sentirsi di continuo.

Psicologia del pianto, quando piangere è liberatorio

 Il pianto è vissuto in modo profondamente diverso da ogni individuo. C’è chi usa le lacrime come canale di sfogo nei momenti difficili, valvola del dolore, scarico della tensione, chi piange negli istanti di gioia incontenibili e c’è chi si vergogna quando una lacrima, e solo una, riga il volto, come si trattasse della testimonianza concreta, che scorre, di una debolezza che si vuole ad ogni costo nascondere, tenere dentro.

Piangere equivale senza dubbio ad esternare delle emozioni, positive o negative che siano. Ma quando il pianto è davvero liberatorio? Se lo sono chiesti tempo fa due psicologi della University of South Florida, Jonathan Rottenberg e Lauren M. Bylsma, realizzando uno studio sulla psicologia del pianto in collaborazione con JJM Vingerhoets della Tilburg University, ricerca pubblicata dalla rivista di divulgazione scientifica Psychological Science.

Il cacao antiossidante ed antidepressivo per eccellenza

Fatevi sotto amanti del cioccolato e del cacao in ogni sua forma. Continuano le scoperte sulle proprietà benefiche del cacao. Tutti conoscono la sua prelibatezza per il palato, i suoi effetti benefici sull’umore, le sue proprietà legate all’abbassamento dei livelli di stress ed ora…il controllo della pressione con una miglioria della circolazione sanguigna con la prevenzione nei confronti del declino cognitivo.

A parlare di queste nuove proprietà scoperte sul cacao, sono le nuove ricerche pubblicate sul Chemistry Central Journal, che ha dato dimostrazione di come il cacao ed il cioccolato fondente riescano ad essere molto più antiossidanti della frutta e della verdura, grazie al loro ampio contenuto di polifenoli e di flavanoli.

Prevenire il cancro ai polmoni con analisi e psicologia

Secondo un nuovo e recente studio condotto dall’Istituto nazionale tumori (Int) di Milano, in collegamento con i medici ricercatori della Ohio State University di Columbus negli Stati Uniti d’America, ci sarebber una possibilità di prevenzione di cancro ai polmoni. Il test messo a punto ha portato alla luce un esame particolare del sangue, che permetterebbe infatti di prevenire il cancro ai polmoni, agendo in anticipo sulla patologia.

A coordinare questa ricerca sono stati i medici italiani Gabriella Sozzi e Ugo Pastorino, che hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa di settore sul fatto che il test del sangue, riesca ad individuare e comunicare la presenza di un tumore, addirittura 2 anni prima della TAC spirale. La ricerca di interessante carattere di rilievo internazionale, è stata anche pubblicata di recente sul giornale PNAS, dove si legge anche che i soldi per il finanziamento sono arrivati sia dall’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro), sia dal Ministero della Salute, oltre che alla Fondazione Ermenegildo Zegna, dalla Fondazione Cariplo e dalla Regione Lombardia.

Rimorso, le diverse facce del pentimento tra sincerità e finzione

 Le lacrime di coccodrillo saranno meno ingannevoli d’ora in avanti e potremo scoprire se chi sta mostrando, almeno all’apparenza, segnali di pentimento, prova davvero rimorso o piuttosto finge.

Ad aiutarci a smascherare la falsità un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori della University of British Columbia e della Memorial University di Terranova (Canada), coordinata da Leanne Brinke.
Una ricerca a dire il vero molto utile per le implicazioni che può avere nelle aule di tribunale, quando un imputato si mostra contrito e chiede perdono, per smascherare intenzioni poco disinteressate.

Sociofobia, disturbo di ansia sociale

 Conosciuta anche come fobia sociale o disturbo di ansia sociale, la sociofobia è uno stato di disagio caratterizzato da una paura marcata e persistente di situazioni che espongono al giudizio e allo sguardo altrui.
La reazione ansiosa ad eventi comuni come un colloquio di lavoro, una cena, una festa, un intervento in pubblico, viene esasperata in un imbarazzo esagerato e fortemente limitante.

Molto spesso la situazione sociale che più intimorisce viene evitata, altre è vissuta quasi con terrore. Negli individui di età inferiore ai 18 anni, i sintomi devono protrarsi per almeno 6 mesi prima che si possa parlare di un disordine. La paura di un’interrogazione, ad esempio, negli adolescenti è più che ragionevole e giustificata quando si è impreparati.

Rendersi belle a San Valentino

 

Non parliamo oggi di consigli su cosa utilizzare per i trucchi e per il make up, ma sicuramente di qualche consiglio per piacersi e far piacere al partner il giorno di San Valentino. Prossimi al fatidico 14 Febbraio, giorno degli innamorati, si è deciso che per molte donne la parola d’ordine è Seduzione con la S maiuscola. Mentre l’uomo si destreggia con l’organizzazione della serata e va nella solita crisi di scelta tra il ristorante in voga per stupire oppure una romantica cenetta in casa per stare cuore a cuore con la propria compagna, la donna preferisce dedicarsi a se per stupire il proprio partner. Quello che conta, come dicevamo è proprio sedurre.
Da dove partire allora? La donna che per il 2011 vuole seguire i consigli degli esperti, cominci proprio dal make up. A partire dai must, bisogna dire addio alle labbra rosso fuoco con conseguente ingigantimento delle stesse. Addio anche agli occhi marcati da strega con ingigantimento delle ciglia e soprattutto i colori folli delle unghie, comprensivi dei vari nail art che possono risultare solo eccessivamente di cattivo gusto.

Capire l’ipnosi con i colori

 

Secondo un recente studio condotto dall’Università di Manchester, l’analisi dei colori preferiti a livello psicologico, rivelerebbe il livello di suscettibilità dell’individuo all’ipnosi. I ricercatori, hanno studiato la tendenza ed il filo conduttore che c’è tra il colore preferito e l’ipnosi. L’ipnosi è stata studiata come fenomeno in particolare per la cura dei pazienti che patologicamente soffrono di colon irritabile. Il risultato dello studio, mostra come l’ipnosi sia ad esempio maggiormente valente nei pazienti che hanno come colore preferito l’azzurro chiaro.
Altro esempio cromatico è rilevato negli individui che hanno come colore preferito il grigio. In questi pazienti, sarebbe di gran lunga inferiore la possibilità di farli entrare in trance. Ovviamente l’ipnoterapia non viene applicata però solo in base ai colori preferiti del paziente. Questa indagine nasce soprattutto come indagine preventiva nella risoluzione di casi di pazienti che necessitano di entrare nello stato di trance e che non hanno un umore proprio dolce.

Aracnofobia, la paura dei ragni

 Dal greco aracno (αράχνη), “ragno”, e fobia (φοβία), “paura”. Come tutte le fobie, l’aracnofobia, è una paura irrazionale e spesso incontrollata, nel caso specifico dei ragni. Chi ne soffre, seppur consapevole che la maggior parte dei ragni presenti in natura, o comunque nell’area di residenza, non è pericoloso per l’incolumità dell’uomo, ne è terrorizzato.

Il pericolo viene percepito quando ci si imbatte in un ragno, in casa piuttosto che all’aperto, ma anche quando si sospetta la presenza degli aracnidi. Nei casi più gravi anche una foto particolarmente realistica di un ragno può scatenare una sensazione di ribrezzo e disgusto.

Stress, spegni l’interruttore

 Chi non ha mai sognato di spegnere lo stress premendo un semplice interruttore? In un futuro non troppo lontano potremmo chiudere ulteriormente il rubinetto di ansia e preoccupazioni evitando di somatizzare eventi e stati di forte pressione. Ovviamente l’interruttore di cui parliamo è genetico. Per ora la disattivazione dello stress è stata osservata in sperimentazioni compiute sui topi, intervenendo su quelle che sono le tre proteine che consentono all’organismo di assorbire ed attutire gli eventi stressanti ed andare avanti.

Si tratta, nello specifico, di urocortin 1, 2 e 3. Una persona calma e controllata che riesce a reagire con contegno, compostezza e fredda lucidità anche agli shock più sconvolgenti e alle notizie più dure da digerire, potrebbe sì essere un eroe della gestione delle emozioni ma anche, oggi lo sappiamo, un individuo che possiede quantità superiori delle proteine attutisci-stress, capace, grazie a queste, di rimanere impassibile.

L’imbarazzo del silenzio

 

Oggi parliamo di un recente studio di psicologia che è stato condotto dall’Università di Groningen e pubblicato successivamente sul Journal of Experimental Social Psychology firmato da Namkje Koudenburg, ricercatore olandese definito lo psicologo del silenzio.
In questo studio si parla di una situazione che ricorre spesso nella quotidianità dell’essere umano: il silenzio. Una breve pausa di silenzio tra due persone è comprensibile, e porta anche alla distensione dei nervi, ma purtroppo se quest’ultima dura più di quattro secondi non è normale e può creare imbarazzo e soprattutto è indice di qualcosa che non va, tipo un disaccordo.

Non passa inosservata e proprio per questo gli studiosi di Groningen sono voluti andare a fondo sul problema.
Lo studio è partito da due esperimenti diversi tra loro, che hanno portato in esame circa 162 studenti universitari. Per cominciare, ci si è assicurati che alla base ci siano degli istinti di accettazione sociale tra di essi e soprattutto che pre esista un senso di appartenenza ad un gruppo, filtrando o quasi eliminando la paura “primordiale” dell’esclusione da una rete non amicale, ma portando l’individuo in una rete di amici e socialmente attiva.

Stress, affrontare il risveglio con lo spirito giusto

 Non so voi, amici, ma il risveglio per me è traumatico. Spesso sottovalutiamo l’influenza di un inizio soft sul decorso, più o meno positivo, della nostra giornata.
Eppure, partire con lo spirito giusto sin dalle prime ore del mattino è a dir poco cruciale.

Se pensiamo a cosa ci stressa maggiormente appena svegli, uno dei principali imputati è sicuramente il carico di doveri, obblighi, commissioni, lavoro che ci aspetta. Ricordate il discorso delle zavorre che facevamo qualche giorno fa? Aggiungete alla lista degli accessori di cui non avete bisogno per vivere l’overload di pensieri e informazioni che ci affolla la mente non appena riapriamo gli occhi.

Pessimisti si nasce, quando il bicchiere mezzo vuoto è colpa di un gene

 Il pessimismo? Una questione di geni! Non sempre, ovviamente, però può accadere di essere predisposti sin dalla nascita ad un atteggiamento pessimista verso la vita.
A dirlo è un’équipe di ricercatori dell’Università del Michigan spiegando che ci sono persone geneticamente programmate per essere negative.

Gli autori dello studio, riportato dalla rivista di divulgazione scientifica Archives of General Psychiatry, hanno individuato nel cervello dei pessimisti cronici livelli più bassi di una sostanza chimica che pare essere capace di influenzare il nostro modo di vedere il mondo.