Guardare molta tv fa male alle adolescenti

Oggi vogliamo parlarvi del risultato di una ricerca pubblicata sul Pediatric Journal e condotta dalla Rand, un’associazione no profit, che ha deciso di indagare il mondo delle adolescenti e il loro rapporto con la TV. È risultato che le giovani donne rischiano maggiormente di incorrere in una gravidanza indesiderata se guardano e stanno molte ore davanti alla televisione. Sono tantissimi i luoghi comuni legati agli effetti dannosi derivanti dai programmi trasmessi dal tubo catodico per i giovani. Ma stavolta si tratta di uno studio che conferma le opinioni fino ad ora confessate.

Per le adolescenti perdere un’amica è la cosa più brutta

Le teenager di oggi sono affezionatissime alle loro amiche. In età adolescenziale le giovani donne condividono tutto con le proprie amiche: pensieri, confidenze, intimità. L’amica viene vista come un appoggio ed un approdo sicuro rispetto ai genitori che non comprendono le esigenze dei giovani. A confermarcelo è uno studio americano della Duke University che testimonia quanto le adolescenti siano legate alle proprie amiche e quanto soffrano di più, rispetto ai coetanei uomini, per la perdita di questa amicizia. Non c’è niente di peggio, sembrerebbe, tanto che il comportamento delle ragazze tende a cambiare. Aumentano i comportamenti aggressivi e vendicativi dopo la delusione subita con l’amica. Diversi sono i motivi per i quali un’amicizia può finire.

Molte bibite gassate? A rischio aggressività

È quanto affermato da una ricerca condotta dall’Università del Vermont e per la precisione a Burlington. Sembrerebbe che bere bevande gassate porterebbe i soggetti che le acquisiscono ad assumere comportamenti molto aggressivi. Pubblicato sulla rivista Injury Prevention, la ricerca ha visto coinvolti ben 1.878 adolescenti di Boston, di un’età compresa tra i 14 e i 18 anni.

Le donne maturano prima degli uomini. Lo sostiene una ricerca

Un pò lo sospettavamo, ossia che il benessere psicofisico non può che esser figlio della maturità. Ma di questo ora ce ne dà conferma una ricerca della University of Alberta, pubblicata su Developmental Psychology. L’equilibrio psicologico si stabilisce solo ad adolescenza conclusa e in questo le ragazze sono più ‘precoci’.   

Nancy Galambos, psicologa e docente ha preso in esame un campione di persone per sette anni e ne ha documentato la transizione dall’adolescenza all’età adulta  e dunque il periodo che va dai diciotto ai venticinque anni, valutandone il grado di benessere, la serenità e la coscienza di sè.

Figlio unico, è un bene?

Assistiamo e  da un pò ad uno dei cambiamenti sociali più evidenti dell’ultimo secolo e che investe la famiglia. Abituati fino a trent’anni fa ad un parentado esteso e alla struttura patriarcale, ci ritroviamo sempre più spesso oggi ad una di tipo “nucleare”, composta di pochi elementi. Infatti il numero dei figli per famiglia si è notevolmente ridotto e oggi è facile riscontrare che sempre di più coppie che decidono di avere un solo figlio, con il proposito evidente di poter curarlo con maggiore attenzione e rispondere meglio ad ogni suo bisogno.

A tutt’oggi non è possibile però ottenere un oggettivo punto di vista sul positività o meno dell’essere figli unici come del non esserlo e la risposta è semplice:  il figlio unico non può naturalmente sapere cosa signichi avere dei fratelli, così come chi li ha non può comprendere fino in fondo come ci si senta ad essere figlio unico
Del resto entrambe le condizioni presentano vantaggi e svantaggi, a seconda dell’età di riferimento.

Nell’infanzia, le “opportunità” che normalmente sono attribuite alla condizione dell’ essere figlio unico sono nella maggiore attenzione che spesso questi ricevono dai genitori e dai parenti. Da ciò ne deriva anche una serie di vantaggi materiali.

Questa è la ragione per cui alcuni considerano la condizione del figlio unico come quella di  “bambino viziato“, mentre in realtà a renderlo tale sono esclusivamente i genitori. Il gap dell’ essere figlio unico nell’infanzia, è dato dal fatto che se la famiglia non è monoreddito ed entrambi i genitori lavorano, il bambino sarà affidato alle cure di altre figure di riferimento, come i nonni o i  baby sitters. Se da una parte, il confronto con le persone adulte lo matura precocemente e ne migliora la ricchezza del vocabolario, è pur vero però che la mancanza di contatti costanti con i propri coetanei, priva questo bambino di fondamentali esperienze comunicative e sociali che hanno un peso determinante nello sviluppo emotivo e cognitivo. Per questo è molto importante inserirlo al più presto al nido.

Invogliate gli adolescenti a parlare

E’ placido, nessun essere umano può tollerare di rimanere lungamente e vivere solo, la ragione è dovuta al fatto che noi siamo “animali sociali”: le relazioni interpersonali sono fondamentali, ci consentono di scambiare opinioni e apprendere dalle esperienze degli altri. Le persone comunicano in molti modi: con le parole, il linguaggio verbale e anche attraverso i comportamenti, soprattutto con il linguaggio non verbale.

Le relazioni interpersonali ci saziano nel nostro bisogno di amore, affetto, rispetto, protezione, aiuto, consigli. Naturalmente alcune relazioni interpersonali provocano sofferenza ma non per questo è giusto imporsi di “non rischiare”, le persone ci aiutano a crescere, ad affinare desideri, aspettative di vita.

La prima relazione umana è quella che stabiliamo in famiglia e proprio da questa nasce il concetto di “separazione”: ognuno ha pensieri, pregi e difetti, diritti e doveri e vi vengono stabilite regole di comportamento che introietteremo e saranno nostri per tutta al vita.