Si parla spesso dei giovani, delle prospettive (assai scarse) offerte loro dal mondo del lavoro, e spesso ci si interroga anche se le nuove generazioni, i “giovani del terzo millennio”, siano più o meno interessati alla politica, al sociale o all’ambiente, se siano più o meno idealisti dei loro genitori. Secondo uno studio americano, della San Diego State University, i ragazzi di oggi-almeno negli Stati Uniti, ma forse la tendenza è quella un pò dovunque- sarebbero meno impegnati politicamente o nel sociale, più concentrati su valori materiali e meno disposti ad aiutare la comunità rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, la “Generazione X” dei nati fra il 1962 e il 1981 e i “figli del boom economico”, nati tra il 1946 e il 1961.
ambiente
Scherzi della memoria? Colpa delle porte…
Sarà capitato a tutti di andare da una stanza all’altra della casa, per poi dimenticarsi, improvvisamente, che cosa dovevamo fare o cercare. Alcuni ricercatori dell’Università di Notre-Dame hanno tentato di studiare meglio quest0 fenomeno, attraverso alcuni esperimenti dai quali sono giunti alla conclusione che un cambiamento di luogo anche piccolo, come può essere, appunto il passare da una stanza all’altra, può causare questi brevi vuoti di memoria.
Siamo più il prodotto della genetica o dell’ambiente?
Un interessante studio condotto da Heeiung Kim e David Sherman, psicologi dell’Università di Santa Barbara, e pubblicato sulla rivista Social Psychological and Personality Science, ha analizzato quanto noi siamo il prodotto dell’ambiente circostante e quanto, invece, della genetica, che è uno dei più antichi dilemmi della psicologia.
Il dottor Sherman ha spiegato: “Tutti sono d’accordo che le persone sono segnate da entrambi, ma la struttura dell’interazione fra i geni e la cultura comincia a determinare come ciò avvenga a seconda della mutevolezza culturale“. I ricercatori, utilizzando il recettore dell’ossitocina, che è collegato all’emotività, hanno dimostrato che gli individui possono avere uno stesso patrimonio genetico, ma manifestarlo in maniera differente, a seconda del loro rispettivo ambiente culturale.
Snack e dolci? E’ abitudine
E’ quanto afferma uno studio dell’Università della California Meridionale. Gli snack e i dolci ci piacciono così tanto a causa delle nostre abitudini. Siamo soliti consumare un determinato cibo in un determinato luogo o in un determinato momento a causa dell’abitudine e non per vera e propria fame. Ci sono, quindi, dei cibi di cui non riusciamo a fare a meno per consuetudine. Il gruppo di studiosi americani ha analizzato il comportamento di una serie di persone che, prima di entrare al cinema, consumano uno dei pasti che fa quasi sempre compagnia agli amanti del grande schermo: i pop-corn. In particolare, i cinefili sono stati divisi in gruppi.
Rischio depressione, anche l’inquinamento influisce
L’industrializzazione e l’economia contemporanea, fondata sulla continua incentivazione dei consumi di beni e servizi, hanno fatto sì che si generassero fra la popolazione sprechi e cattivi stili di vita. L’utilizzo smodato e irregolare degli autoveicoli privati, il problema rifiuti e tanti altri disagi comportano una pressione crescente sull’ambiente, a causa della miriade di sostanze di ogni tipo immesse nell’aria, nell’acqua e nel suolo.
Come cambiare vita?
Un metodo molto utile per riuscire a cambiare abitudini e comportamenti è cominciare dalla fine, ovvero dalle conseguenze. Siamo tristi e angosciati? Proviamo a visualizzare un sorriso: inizieremo già da subito a sentirci più positivi.
Questo suggerimento non si applica solo al nostro corpo, ma a tutto l’ambiente in cui viviamo. Se riusciremo a cambiare quello che ci circonda, avremo fatto già il primo passo per dare nuova linfa alla nostra mente.