Timidezza, è causata da alcuni deficit nel cervello

 La timidezza, la difficoltà a rapportarsi con gli altri, che ci fa sentire a disagio quando conosciamo persone nuove e può portare ad essere introversi e più chiusi in se stessi, oltre a poter sfociare nel disturbo d’ansia sociale, potrebbe essere legata non solo a motivi psicologici, quali ad esempio il dare troppo peso e il temere il giudizio degli altri, ma anche a cause fisiologiche. Secondo quanto scoperto da una ricerca condotta dalla Vanderbit University, a causare questa difficoltà a socializzare con persone nuove potrebbero essere alcuni deficit in due aree del cervello, l’amigdala e l’ippocampo, che renderebbero più difficile alle persone timide abituarsi ad incontrare persone nuove.

Le persone umili sono più altruiste

 L’umiltà è una virtù poco tenuta in considerazione, al giorno d’oggi, che ha poco a che vedere con l’avere una scarsa autostima, ma che, invece, può avere molto a che vedere con l’altruismo, con l’interessarsi degli altri dando magari una mano a chi ne ha bisogno, proprio perchè non ci si sente “superiori” a loro. Ciò sembra essere confermato da una ricerca, condotta dal professor Wade Rowatt della Baylor University, che ha dimostrato proprio come le persone umili siano spesso quelle più disponibili ad aiutare gli altri.

Impulsività e dipendenze? Possono dipendere da un gene

 Avere un carattere impulsivo può spesso causarci problemi, perchè può spingerci a dire cose che non pensiamo veramente o ad assumere atteggiamenti rischiosi e anche a far uso di droghe. Secondo una ricerca condotta dal professor Scott Stoltenberg, dell’Università del Nebraska-Lincoln, potrebbe esserci una predisposizione genetica all’impulsività, dovuta ad un raro gene chiamato NRXN3, che svolge un ruolo importante nello sviluppo del cervello e nel funzionamento dei neuroni.
Secondo il professor Stoltenberg, una tale predisposizione genetica, riscontrata maggiormente negli uomini, potrebbe essere legata anche al consumo di alcool e droghe:

L’impulsività è un importante meccanismo che sta alla base della dipendenza. La nostra scoperta che l’NRXN3 è parte del percorso casuale verso l’assuefazione è un passo importante per identificare l’architettura genetica di questo importante tratto della personalità”

Insicurezze o punti di forza?

 Una riflessione interessante, quella che propone Ken Page, psicoterapeuta americano, fondatore di Deeper Dating, un sito di incontri per single alla ricerca di storie basate su valori “profondi”. Sulle pagine di Psychology Today, Page spiega come la maggior parte dei suoi pazienti reputi insicurezze e punti deboli quelli che invece sono tutt’altro che talloni d’Achille, sono qualità che rendono amabili e fanno trovare il vero amore spesso.

Facebook, quando le bacheche diventano gironi infernali

 Premetto che adoro Facebook e lo uso ogni giorno mantenendo però un profilo alto, senza scendere troppo nel personale, perché sono consapevole di che strumento potente possa rivelarsi, di come per molti rappresenti un modo di conoscere una persona reputato decisamente troppo attendibile. Basta poco per ritrovarsi delle etichette piuttosto scomode appiccicate addosso: l’eretico, l’antiberlusconiano ossessivo, il moralista, quello che ha sempre voglia di scherzare, il  nullafacente, il presuntuoso, la vittima, il permaloso, la lagna, lo sdolcinato, il vanitoso, un po’ come nella vita, insomma, solo che manca il riscontro effettivo tra ciò che pubblichiamo e ciò che siamo, specialmente con i contatti che non conosciamo personalmente e sono spesso tanti.

Facebook, cosa capiamo dallo “stato” degli altri

 La bacheca riflette in qualche modo la nostra personalità oppure è un’accozzaglia del tutto casuale di momenti di svago, riflessioni più o meno profonde, sciocchezze, buon e cattivo umore, stati d’animo temporanei? Gli psicologi sono ancora  a lavoro per studiare da vicino il fenomeno Facebook ed hanno al momento posizioni piuttosto discordi sul ruolo della nota piattaforma sulla psiche e l’autostima. Certo che qualcosa, da quello che i nostri contatti scrivono e pubblicano sulle loro bacheche traspare, tanto che a volte non è raro credersi affini ad una persona che poi, all’improvviso, perde di interesse se vediamo, ad esempio, che ha un modo di aggiornare il suo stato troppo velenoso e sempre arrabbiato con il mondo.

Perché non fai come tutti gli altri?

 Perché non fai come tutti gli altri? Ovvero quello che un genitore non dovrebbe mai dire ad un figlio se non vuole rischiare di ferirlo e soprattutto di inibire quella che è la sua indole, quelli che sono i suoi veri interessi, attività che un giorno potrebbero tramutarsi in passioni più produttive e redditizie o comunque renderlo felice, soddisfatto della sua vita. Eppure spesso sono proprio queste le frasi che più si sentono ripetere bambini e adolescenti da madri e padri: perché non esci come tutti gli altri? Perché non giochi a pallone invece di leggere? Perché non leggi invece di giocare a pallone? Fai come il figlio di questo, fai come il figlio di quello!

Stress, come influisce sul carattere dei bambini

 Stress negativo, il distress, ovvero il carico eccessivo di tensione che pesa sul nostro equilibrio psicofisico, oppure eustress, lo stress positivo, senza il quale non ci sarebbe vita, risposta agli stimoli che ci arrivano dal mondo esterno e che ci rendono attivi e produttivi. Siamo esposti sin dalla nascita ed anche prima, già nel pancione, agli effetti dello stress. Sappiamo quali sono le reazioni tipiche e le conseguenze in età adulta, ma come rispondono i bambini allo stress? E quanto influisce, questo diverso modo di reagire, nel forgiare i tratti del carattere dei giovanissimi? Se lo è chiesto un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferente alla Università di Rochester, negli USA, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Development and Psychopathology.

La canzone preferita immagine del carattere

Sette note racchiudono tutto il mondo. E’ la magia della musica, e come già vi raccontavamo in passato sui suoi vantaggi per l’umore, oggi torniamo sull’argomento per parlare del rapporto che c’è tra musica e carattere. Un’arte immateriale riesce infatti a far comprendere il carattere di una persona. A parlarcene sono gli psicologi ricercatori della Cambridge University, che dopo avere analizzato il caso musica / tratti psicologici dell’ascoltatore, sono giunti ad una conclusione che è stata pubblicata sul Journal of Personality and Social Psychology 1.

Ma andiamo ad analizzare un po’ meglio questo studio per capire cosa c’è alla base dei nostri gusti e tutto quello che secondo Peter Rentfrow, autore dello studio e professore di Psicologia sociale e dello sviluppo alla Cambridge University, possono rivelarci le 5 categorie musicali per eccellenza.

Il carattere e la bellezza

 

Un recente studio della University of British Columbia di Vancouver, ha messo in risalto che dal punto di vista psicologico, la bellezza, fa si che si faccia maggiore attenzione al carattere.

I 75 volontari coinvolti hanno dimostrato come l’aspetto fisico attraente porti l’interlocutore ad essere più attento alle parole. La bellezza è quindi un punto di partenza per instaurare un rapporto anche colloquiale, perchè permette di apprendere meglio le personalità di una persona.

La voce come tratto della personalita’

 

Le parole, i suoni e tutto ciò che esce dalla nostra bocca come forma di note, svela e contiene tutti i nostri dati sul carattere e la personalità. Questo è il resoconto di una ricerca svoltasi all’Università Cattolica di Milano per il Centro studi e ricerche di psicologia della comunicazione e dal Laboratorio di psicologia dell’ateneo di largo Gemelli.

La voce sarebbe infatti lo specchio della personalità, ed in base a suoni, toni, inflessioni e quanto altro, si potrebbero carpire tutte le informazioni sulla persona che abbiamo di fronte.

Come comportarsi con le persone “difficili”?

Tutti noi abbiamo a che fare, per lavoro o nella nostra vita privata, con persone “difficili”: possiamo avere problemi a relazionarci con persone, scortesi, arroganti oppure aggressive. Non esiste una definizione univoca, molto dipende dal nostro carattere o dalla situazione. Tuttavia la difficoltà rimane: come possiamo superare quest’ostacolo ?

Una persona può davvero cambiare?

Molti spesso ci chiediamo se,  soprattutto una volta raggiunta una certa età, sia davvero possibile realizzare un forte cambiamento personale. Solitamente, infatti, diamo per scontato che il comportamento di chi ci circonda non si può modificare, tanto più con il passare degli anni. Ma è davvero così? Oppure esiste sempre la possibilità di migliorare?