Il progetto “Fiocco in azienda” per le donne che lavorano

Vi vogliamo parlare di un momento molto particolare della vita lavorativa di una donna. Dopo la maternità ritornare alla routine lavorativa non è semplice per le giovani mamme. Molto spesso le donne rinunciano alla carriera per dedicarsi completamente alle cure dei propri figli. Infatti, lo stress sul luogo di lavoro e difficoltà pratiche non contribuiscono a facilitare il ritorno alla vita lavorativa. Non poco tempo fa vi parlammo del divario esistente tra uomini e donne sul posto di lavoro, onde ripeterci sull’argomento discriminazioni, non possiamo perciò trascurare un fenomeno come il mobbing o la competitività tra colleghi che porta a conflittualità. Le donne, in un periodo così delicato come quello che succede la maternità, si trovano a vivere una situazione davvero difficile. Proprio per trovare una soluzione a tutto ciò vogliamo segnalarvi il progetto “Fiocco in azienda” curato da Manageritalia e promosso dall’Assessorato alla Salute del Comune di Milano.

Ansie? Per le mamme ce ne sono tante

La gioia più grande per una donna è quella di dare alla luce un bambino. È un evento che cambia completamente la vita di una donna, il suo modo di pensare, il suo atteggiamento nei confronti del mondo. Proprio per questo le ansie quando ci si trova con un bambino da crescere sono tantissime. Una marea di pensieri affollano le menti delle giovani mamme. È interessante notare, a proposito di questo argomento, i risultati di un sondaggio indetto da Huggies.

Il pregio-dramma del figlio unico

 

L’essere figlio unico è la doppia faccia di una stessa medaglia che porta molto spesso a credenze popolari discordanti e comunque non veritiere. Sfatiamo quindi che il figlio unico è quello viziato e quello coccolato, perchè come psicologia insegna, va tenuto conto di tantissimi aspetti con cui un figlio unico deve scontrarsi nati soprattutto dal fatto che il pargolo fin da bambino ha un’esperienza di vita che non può contare sulla base di un rapporto con fratello o sorella.

La tendenza al figlio unico, sta aumentando soprattutto perchè l’economia è cambiata ed un figlio costa sempre di più. Ma alcune ricerche parlano chiaro e mostrano come le famiglie con più figli sembrino più felici, soprattutto per la mancanza di preoccupazioni legate ad un unico parlogo.

Premiare le ambizioni personali fa bene

 

Un nuovo studio psicologico, pone l’attenzione sul premiare la meritocrazia “ad personam” e soprattutto sul fatto che la creazione di una competizione all’interno del percorso lavorativo non porti a nulla di positivo.
Il modo in cui l’essere umano si relazione con le proprie ambizioni e con i propri “valori numerici” (quanti amici abbiamo, come stiamo bene in salute e quanto guadagnamo) è importante per una crescita dell’autostima. Lo studio è stato fatto dallo Psychological Science che lavora su un indice che tende a diventare un modello vincente per le imprese.

L’invidia è stupida

 

Quanta stupidità si annida nell’invidia. Di cosa mai dovremmo essere invidiosi? Cosa pretendiamo da noi stessi? Perchè alcuni aspirano ad assomigliare, quando addirittura non scimmiottare talenti, atteggiamenti, modi di essere che non gli appartengono, di altre persone, rendendoli infelici e frustrati?

Per intenderci: non tutti abbiamo l’avvenenza dei divi del cinema, eppure nella nostra esistenza di certo abbiamo fatto cose di cui poter essere soddisfatti. L’invidia dunque, va sempre di pari passo con la mancanza di autostima. Si prova questo sentimento perché non si è abbastanza convinti del proprio carattere. Così si svalorizza se stessi, un’operazione priva di senso. Infatti, se l’invidia è basata su una competizione fisica bisogna assolutamente relativizzare l’importanza di questa componente.

L’ invidia e la superbia sorelle del disprezzo

 

L’ invidia e la superbia sono sorelle di un unico sentimento dato dal disprezzo verso la realtà esterna e più sottilmente verso il proprio mondo interiore: sentimenti di insoddisfazione sono piuttosto comuni e quando non diventa patologia, malattia, nessuno può dirsi immune da questi.

Sono emozioni forti e che percepiamo in modo negativo e distruttivo e per difenderci, spesso vi opponiamo una strenua difesa.

La mente però difficilmente accetta dei “no” e degli obblighi, reprimendo questo malessere, corriamo il rischio di diventare schiavi di un’ossessione, di ingigantire i timori, provocando a catena altre sensazioni spiacevoli, quali vergogna, senso di inadeguatezza e debolezza.

Il senso di colpa che ci funesta è dato dal fatto che il più delle volte proiettiamo le nostre ombre sugli altri, non riuscendo ad ammettere che queste difficoltà di interazione con le persone e con gli eventi c’appartiene interamente.