Si è sempre pensato che le donne possedessero l’intuito femminile, quel modo di pensare e di porsi che consente loro di cavarsela senza ragionare per forza razionalmente in ogni situazione. Beh, a quanto pare è proprio così. E tale capacità si svilupperebbe alla nascita.
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Un aiuto per la fertilità è l’Omega 3
Una corretta alimentazione può essere decisiva nell’aiutare il concepimento. Sia che si tratti di donne, sia che si tratti di uomini, è fondamentale curare e fare attenzione agli alimenti di cui ci nutriamo. Oggi vogliamo parlarvi di uno studio americano che ha indagato particolarmente la situazione dei maschietti. Sembrerebbe che la fertilità maschile possa essere potenziata attraverso il consumo di pesce, alimento ricchissimo di Omega 3. Salmone e tonno, ad esempio, contengono omega 3 docosaesaenoici (DHA), che rappresentano delle sostanze fondamentali per l’attività riproduttiva degli uomini.
Gli italiani fanno un po’ di confusione sulla dieta mediterranea
Ne abbiamo più volte parlato su Iovalgo. La dieta mediterranea rappresenta uno stile alimentare che riesce a garantire a coloro che la seguono con attenzione un benessere psico-fisico non indifferente. Ma oggi vogliamo sottolineare i risultati di una ricerca condotta da Lucio Lucchin, il presidente dell’Associazione Italiana di dietetica e nutrizione clinica. Lo studioso ha sottolineato come la maggior parte degli italiani fa molta confusione su cosa e come mangia.
Siamo più il prodotto della genetica o dell’ambiente?
Un interessante studio condotto da Heeiung Kim e David Sherman, psicologi dell’Università di Santa Barbara, e pubblicato sulla rivista Social Psychological and Personality Science, ha analizzato quanto noi siamo il prodotto dell’ambiente circostante e quanto, invece, della genetica, che è uno dei più antichi dilemmi della psicologia.
Il dottor Sherman ha spiegato: “Tutti sono d’accordo che le persone sono segnate da entrambi, ma la struttura dell’interazione fra i geni e la cultura comincia a determinare come ciò avvenga a seconda della mutevolezza culturale“. I ricercatori, utilizzando il recettore dell’ossitocina, che è collegato all’emotività, hanno dimostrato che gli individui possono avere uno stesso patrimonio genetico, ma manifestarlo in maniera differente, a seconda del loro rispettivo ambiente culturale.
Molte bibite gassate? A rischio aggressività
È quanto affermato da una ricerca condotta dall’Università del Vermont e per la precisione a Burlington. Sembrerebbe che bere bevande gassate porterebbe i soggetti che le acquisiscono ad assumere comportamenti molto aggressivi. Pubblicato sulla rivista Injury Prevention, la ricerca ha visto coinvolti ben 1.878 adolescenti di Boston, di un’età compresa tra i 14 e i 18 anni.
Cervello e piacere, cosa fa gola?
Qual è la reazione di fronte ad un succulento piatto di pasta o una vincita al superenalotto? Il nostro corpo e il nostro cervello reagiscono allo stesso modo in queste situazioni? A rispondere alla domanda ci pensa uno studio americano. Si tratta di una ricerca della Northwestern University di Chicago che ha approfondito il meccanismo che scatta nel cervello umano di fronte a cibo, soldi e piacere. Sembrerebbe che in questi tre casi il nostro corpo abbia la stessa reazione: un aumento della salivazione.
Se ti trattano male forse è colpa tua
Premesso che niente giustifica insulti, comportamenti maleducati e mancanza di rispetto da parte degli altri e che chi si comporta in questo modo non ha scuse ed è decisamente una brutta persona, gli esperti ci invitano ad analizzare anche i nostri di comportamenti osservando se a volte, inavvertitamente, non contribuiamo a farci trattare male incoraggiando questa mancanza di rispetto magari con troppa accondiscendenza o non dando il giusto peso a parole offensive, subendole e perdonando troppo facilmente i soprusi. Ne parla su Psychology Today il professor Clifford N. Lazarus, psicologo e direttore del Lazarus Institute che ci spiega come evitare di farsi trattare male dagli altri o comunque scoraggiare simili prevaricazioni.
Perché non fai come tutti gli altri?
Perché non fai come tutti gli altri? Ovvero quello che un genitore non dovrebbe mai dire ad un figlio se non vuole rischiare di ferirlo e soprattutto di inibire quella che è la sua indole, quelli che sono i suoi veri interessi, attività che un giorno potrebbero tramutarsi in passioni più produttive e redditizie o comunque renderlo felice, soddisfatto della sua vita. Eppure spesso sono proprio queste le frasi che più si sentono ripetere bambini e adolescenti da madri e padri: perché non esci come tutti gli altri? Perché non giochi a pallone invece di leggere? Perché non leggi invece di giocare a pallone? Fai come il figlio di questo, fai come il figlio di quello!
Principe azzurro cercasi? meglio un cane!
I cari amici animali sono sempre con noi. Non vale più il detto “chi trova un amico trova un tesoro”. Trovare un cane è meglio. Forse. Per le donne. Infatti, una ricerca inglese afferma che soprattutto le donne amano trascorrere il proprio tempo in compagnia del fedele amico a quattro zampe. Il gentil sesso troverebbe nel fidato animale un rifugio sicuro, un amico con cui confidarsi, un appoggio nel momento del bisogno, un punto di riferimento per sentirsi amato. Quindi, perché affidarsi ancora al marito o al fidanzato?
I genitori hanno paura della «Facebook-dipendenza»
Siamo nell’era dei social Network. Se avete visto il film di David Fincher, The Social Network, che racconta la storia della nascita di Facebook non sarà un mistero per voi come tutto sia nato per caso. Gli adolescenti odierni usano tantissimo il Web, per intrattenere rapporti, aumentare i propri contatti, postare le proprie foto. Il meccanismo è fortissimo e crea grande dipendenza se non si è così “attenti” da capire che la realtà vera è lontana da un modem e qualche cavo di rete. Indubbiamente Facebook è stata una scoperta rivoluzionaria e utilissima. Infatti, nel film Mark Zuckerberg dichiara:
Cosa ci aspettiamo dagli altri?
Cosa ci aspettiamo dagli altri? A volte troppo, a volte niente, a volte meno di quello che possono offrirci, a volte tutto. E’ raro purtroppo, in ogni caso, vedere soddisfatte delle aspettative troppo elevate, specie quando, per qualche assurdo motivo, ci convinciamo che agli altri deve stare a cuore, più a che a noi, la risoluzione di un nostro problema. Attenzione, chiedere aiuto ed avvalersi del supporto delle persone care, degli amici, dei familiari, è fondamentale, non bisogna credere di essere dei supereroi che non hanno bisogno della collaborazione altrui, o trincerarsi dietro l’orgoglio quando basterebbe un dito di un’altra persona per darci lo sprint finale per risolvere un problema che ci angoscia.
I cinque stadi del comportamento aggressivo passivo
Esiste un’aggressività evidente, palesata nei gesti, nelle parole, nel comportamento, nel modo di agire e di rapportarci con chi ha scatenato la nostra rabbia e che non lascia adito a dubbi: stiamo agendo in maniera decisamente poco conciliante. Ma c’è anche un altro modo di manifestare il nostro risentimento nei confronti di qualcuno, ad esempio quando, per ragioni legate alla diplomazia, non possiamo esprimere apertamente quello che proviamo. L’aggressività, in questi casi, si fa latente e trova sempre il modo di uscire anche se non è più facilmente individuabile. E’ un’aggressività passiva che può essere veicolata persino da un sorriso.
Fulminare con lo sguardo
Buona educazione, regole implicite nel vivere in una società civile vera e non che si definisca solo tale. Girare lo sguardo dall’altra parte quando qualcuno getta una carta a terra, non rispetta la fila, strattona una persona anziana, fa il prepotente, non è una buona strategia per migliorare il mondo in cui viviamo.
Al contrario, potere allo sguardo. Fisso. Immobile. Puntato con insistenza sul maleducato di turno per fulminarlo con un’occhiataccia. Un atteggiamento utile a far desistere l’incivile dal suo comportamento non rispettoso degli altri e dell’ambiente circostante. A dirlo è un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferente alla Newcastle University, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Evolution and Human Behavior.
Amici, quanto li conosciamo davvero?
Amicizia: quando si può affermare di conoscere veramente una persona cara? Semplice: quando riusciamo a capire cosa pensa nelle più svariate situazioni. Un piccolo esercizio per capire quanto conosciamo un amico consiste nel provare a rispondere sul suo modo di vedere il mondo. Ad esempio, se sappiamo cosa pensa quando qualcuno si sente a disagio, quando una persona agisce in maniera riprovevole spinta dalla necessità e così via discorrendo.
Saper rispondere a questo genere di interrogativi potrebbe fare la differenza in un rapporto di amicizia destinato a durare. A dirlo è un recente studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Psychological Science.