Depressione, nemici naturali del male di vivere

 Che si stia seguendo una cura o meno con antidepressivi piuttosto che una psicoterapia per risolvere il disagio psicologico legato alla depressione, ci sono indubbiamente alcuni percorsi legati allo stile di vita che si presentano come naturali antagonisti del male di vivere per diverse ragioni.

Più che di rimedi naturali efficaci contro la depressione, si può parlare piuttosto di nemici della depressione, strategie valide di per sé o combinate che possono alleviare i sintomi ed aiutare ad uscire dal tunnel più in fretta senza brutte sorprese e gravi controindicazioni e senza il rischio di cadere nella rete delle dipendenze. A parlarne in un articolo apparso su Psychology.com è la dottoressa Ilona L. Tobin, psicoterapeuta americana, ispirata dal libro sulla depressione pubblicato dal dottor Robert Hedaya, dal titolo The Anti-Depressant Survival Program. Ma quali sono le tre azioni che ciascuno di noi può compiere nella vita di tutti i giorni per tenere alla larga gli stati depressivi?

Depressione dopo il sesso, sex blues

Depressione post sesso, sex blues

Il sesso migliora l’umore, è un ottimo modo per rimanere in sintonia con il partner, un’attività fisica che brucia un discreto numero di calorie, eppure una recente ricerca avrebbe approfondito un aspetto per così dire  negativo della vita sessuale che colpisce le donne.

Si parla di depressione dopo il sesso, quella sensazione mista di tristezza e malinconia conosciuta come sex blues e che pare sia molto diffusa tra la popolazione femminile. A soffrirne, infatti, sarebbe una donna su tre.

Depressione da Facebook

 Sul popolare social network le ricerche si sprecano. Ne sono state dette di cotte e di crude sul ruolo di Facebook sulla psiche e nella vita relazionale: visitare il profilo aumenta l’autostima o ancora che troppo tempo trascorso ad aggiornare gli stati e a produrre qualcosa su di sè, esposti al giudizio altrui, può creare ansia e stress in chi ha troppi amici e non riesce a soddisfare le loro aspettative.

L’ultima, in ordine di arrivo, ma non certo meno interessante, è quella che associa Facebook alla depressione infantile e adolescenziale. Ad effettuarla un’équipe di ricercatori della American Academy of Pediatrics.

Attacchi di panico, tra solitudine e pregiudizi

 Attacchi di panico, in tanti ne soffrono in solitudine, vivendo con vergogna, imbarazzo e pregiudizi le crisi, credendo di essere i soli a sperimentare questo disagio, pensando, erroneamente, che non ci sia una cura.
Sono alcuni dei dati emersi sulla base delle telefonate giunte agli psicologi del Servizio di Ascolto attivato dall’Associazione per la Ricerca sulla Depressione, una o.n.l.u.s. attiva dal 1996 sul fronte della sensibilizzazione in tema di depressione, ansia e disturbi di panico.

Dalla sua attivazione, avvenuta nel 1998, al centralino sono giunte circa 15.000 telefonate. L’anonimato permette di esprimere le emozioni suscitate dal disturbo, altrimenti reputate imbarazzanti, come la paura, l’angoscia e la rabbia.

Ansia e depressione in formato elettronico gratis

Di come superare l’ansia, ne parliamo spessissimo, e per i lettori di IoValgo, ecco che oggi presentiamo anche una nuova possibilità offerta dal web per le persone troppo ansiose o che soffrono di depressione. Parliamo di un libro elettronico (e-book) dal titolo “Depressione, ansia e attacchi di panico: percorsi di cura“. Per ricevere questo libro in formato elettronico via e-mail in formato pdf, basta inviare una e-mail all’indirizzo [email protected].

A far partire l’iniziativa è stata l’Associazione per la Ricerca sulla Depressione, che in occasione del quindicesimo anniversario della sua costituzione lo sta distribuendo per combattere tutta la cattiva informazione riguardo all’argomento.

Depressione, uomini più colpiti da crisi economica

Secondo un recente studio, l’uomo in futuro sarà sempre più depresso e soffrirà di depressione, con una rilevanza pari a quella femminile. A parlare di questa “patata bollente” è l’editoriale del British Journal of Psychiatry, che parla di questa condizione maschile dovuta soprattutto alla crisi. Come ben sappiamo, la crisi sta colpendo buona parte della popolazione del Pianeta, e purtroppo sembra che interessare ancor di più i lavori svolti principalmente dagli uomini.

Oltre a questo, sembrano che stanno venendo sempre più ad aumentarsi i casi in cui siano gli uomini ad esternare i propri sentimenti.
Boadie Dunlop della Emory University School of Medicine di Atlanta, in Georgia, ha dichiarato che:

“Le donne hanno una probabilità doppia rispetto agli uomini di sviluppare depressione grave ma noi crediamo che nei prossimi decenni ci saranno dei grossi cambiamenti da questo punto di vista”.

Felicità, migliora la salute e allunga la vita

 La felicità allunga la vita e migliora la salute. Si sapeva già ma è arrivata la conferma dalla letteratura scientifica, a seguito di una revisione che ha coinvolto 160 diversi studi effettuati sia sugli animali che sugli umani, scoprendo prove inconfutabili che le persone felici tendono a vivere più a lungo e ad essere decisamente più sane rispetto ai loro coetanei infelici.

Lo studio, pubblicato dalla rivista di divulgazione scientifica Applied Psychology, è stato coordinato dallo psicologo Ed Diener, della University of Illinois.
Essere felici, e dunque non soffrire di depressione e stress, è uno stato positivo per la qualità della vita, perché aumenta la longevità e diminuisce il rischio di ammalarsi.

Depressione, più a rischio chi vive nelle grandi città

 Depressione, schizofrenia e altre malattie mentali colpiscono in misura maggiore gli abitanti delle grandi città. Sarà colpa dei ritmi frenetici di vita, della mancanza di calore umano e della solitudine avvertita ancora più lancinante in mezzo ad una folla indifferente di cui si è solo una minuscola, insignificante parte.

Pensate che solo a Milano, stando ad un recente studio effettuato dal Servizio Sanitario Nazionale, sarebbero circa 30 mila i pazienti affetti da psicosi schizofrenica. Circa 11 mila milanesi avrebbero richiesto un consulto per malattie mentali, mentre oltre la metà non sa di essere malata o peggio ne è consapevole ma cerca di tenere nascosto il problema. Un comportamento assolutamente controproducente perché pregiudica le possibilità di guarigione. Gli esperti consigliano piuttosto di rivolgersi ad uno psicologo alle prime avvisaglie di disturbi che compromettono la sanità mentale.

Stress, donne biologicamente predisposte

 Negli ultimi anni si sta assistendo ad un rinnovato interesse da parte di case farmaceutiche e ricerca scientifica sulla medicina di genere, interesse che nasce dalla volontà, o meglio da quella che appare ormai come una necessità, di non trascurare le differenti reazioni a farmaci piuttosto che la diversa sintomatologia dell’infarto nelle pazienti.

Anche per quanto riguarda il benessere mentale, occorre concentrarsi sullo studio dei distinguo tra uomo e donna. Su questo filone di ricerca si colloca lo studio di cui vogliamo parlarvi oggi su Iovalgo.

Cambiare stile di vita è terapeutico per la psiche

 Spesso per malattie croniche come il diabete o per patologie big killer come le malattie cardiovascolari il medico richiede ai pazienti un cambiamento radicale nello stile di vita che includa un’attività fisica regolare, un’alimentazione sana, il liberarsi dalla schiavitù di dipendenze ed eccessi. Abitudini sane che si affiancano al trattamento farmacologico per un binomio vincente e salubre per l’organismo.

Ebbene, un recente studio, effettuato da Roger Walsh della University of California e pubblicato dalla rivista di divulgazione scientifica American Psychologist, sostiene che anche per curare numerose malattie mentali può essere efficace cambiare stile di vita, terapia valida quanto quella farmacologica. Dal trascorrere del tempo in mezzo alla natura, da sempre considerata rigenerante per mente e corpo e antidepressivo naturale, all’aiutare gli altri per smetterla di concentrarsi su se stessi e fossilizzarsi sui propri problemi, fino all’esercizio fisico che sfoga tensioni e ansie ed è utilissimo per combattere le sindromi depressive.

Combattere la depressione natalizia

Il Natale è un periodo Santo e per alcuni magico, ma esiste anche un’altra faccia della medaglia, quella che rende il Natale depressivo. Le feste natalizie, infatti, come pur possono sembrare solo gioiose, portano con se delle insidie che possono far male l’individuo, come ad esempio chi soffre di solitudine, chi va in crisi per cercare il regalo adatto oppure per chi è costretto ad incontrare dei parenti non graditi.

Gli studi recenti hanno dimostrato come il periodo di feste natalizie, sia un forte rischio per tutti coloro che sono più predisposti alla depressione. Gli stati depressivi, sono infatti in costante aumento in questo periodo. Gli anziani sono i primi che sono a rischio depressione ed il segreto è non farsi prendere dalle emozioni negative.

Andare in pensione contro la depressione

 

La chiusura di un rapporto di lavoro e la possibilità di riposarsi tutti i giorni, magari coltivando il proprio hobby, sarebbe una delle cure per la depressione. A dimostrarlo uno studio recente dell’Università di Stoccolma, pubblicato sulla rivista British Medical Journal. Secondo questa ricerca, l’andare in pensione fa bene alla salute ed alla mente.

Parliamo di un antitodo naturale contro la stanchezza e contro i sintomi della depressione. I ricercatori scandinavi, hanno analizzato oltre 11.000 uomini e 2.000 donne.

La condizione di single non è poi così male

Basta con i miti televisivi e di serial come Sex and the city, la verità è differente e più banale, siamo in tanti, siamo soli e non in coppia. Secondo l’autorevole British Medical Journal, ad esempio, ben 5,6 milioni di single britannici sarebbero irrimediabilmente affetti da una sindrome comune quanto dolorosa: la solitudine (bisogna inoltre aggiungere che malgrado i benefici effetti accertati sulla salute, il matrimonio in Gran Bretagna è sempre più in declino e non accenna a diminuire. Lo scorso anno a  convolare a giuste nozze e a dire si’ sono state 249.227 coppie, che di fatto risultano il numero in assoluto piu’ basso in oltre un secolo. Giusto per fare riferimento a qualche cifra: trenta anni fa la media era di 400.000 matrimoni all’anno solo in Inghilterra e Galles. Inoltre sono in aumento anche divorzi e separazioni. Nel 2002 sono stati oltre 150. 000, 4.000 in piu’ dell’anno precedente e 7.000 in piu’ rispetto al 2000).

Il trauma del cyber bullismo

 

Un recente studio fatto dal National Institute of Child Health and Human Development (NICHD) guidato dal dottor Jing Wang e poi pubblicato sulla rivista settoriale Journal of Adolescent Health, ha portato alla luce, come le vittime del cyber bullismo sono molto più depresse rispetto alle vittime del così detto “Bullismo tradizionale“.

Le violenze fisiche, quelle verbali e la cattiveria dell’esclusione sociale, sono un danno molto forte per chi emotivamente fragile, vorrebbe reagire. Le vittime solitamente si sentono in un costante stato di prostrazione che diviene spesso depressione e porta a problemi molto gravi.