L’ozio è deprimente?

 

L’appagamento della quotidianità, la ricerca della tranquillità psicologica, questi gli obiettivi di vita di molti esseri umani in un momento in cui la vita acquista sempre più frenesia. Quel concedersi gli attimi per rilassarsi senza pensare a persone, stress e lavoro. Una ricerca fatta da un gruppo di psicologi delle Università di Chicago e Shanghai, però, ha chiarito un punto fondamentale nella possibilità di essere felici durante il proprio trascorso di vita: la felicità sta soprattutto nel non starsene mai con le mani in mano.

L’uomo si sentirebbe infatti più appagato e felice quando riempie le sue giornate di cose da fare. Non importa se si tratta di cose utili o inutili, ma sicuramente l’ozio andrebbe a creare un effetto troppo deprimente sull’umore che si trasforma pian piano in noia e soprattutto tristezza.

La musica che fa bene all’umore

L’esperienza di tutti i giorni e numerose ricerche scientifiche ci hanno dimostrato chela musica ha il potere di influenzare notevolmente il nostro umore. Basta scegliere la canzone giusta per ogni momento della nostra giornata o per ogni umore.

Luna di fiele: la crisi dopo le nozze

Dimentichiamoci il fatidico “e vissero per sempre felici e contenti”. Purtroppo non sempre le cose vanno come dovrebbero. Sembra incredibile, ma i dati statistici lo confermano: dopo il matrimonio e la luna di miele, una coppia su dieci soffre di una crisi depressiva che può essere anche di forte intensità.

Cibo: uno sfogo che può diventare arma

 

Le donne ed il cibo da mangiare, due parole che sembrano essere discordanti, considerato che il gentil sesso risulta quello essere più spesso a dieta rispetto ai maschietti. Una nuova ricerca, ha scoperto due chicche che sono state considerate come il punto debole degli esseri umani in rosa. Parliamo del cibo e del sesso. Gli psicologi mondiali, hanno infatti lanciato l’allarme di una depressione legata molto spesso a questi due fenomeni.

 Questo perchè la donna sentirebbe più dell’uomo nel suo cuore, una difficoltà oggettiva nel vivere a 360 gradi il sesso fine a se stesso, mettendo in primo piano più un attaccamento emotivo che uno fisico, come spesso fa l’uomo. Praticamente le storie di sesso mettono a dura prova le donne, perchè vengono sempre vissute come storie d’amore e quindi l’unica tana per tentare di risollevarsi è spesso il cibo.

Pensiamo alla tristezza come ad una risorsa

La tristezza fa pensare immediatamente alle stagioni. Tra tutte, assomiglia all’autunno, perché il tono dell’umore va in caduta libera, come il sole e le foglie. Ma è un’emozione decisiva perché riesce ad azzerare la nostra identità e a portare un nuovo modo di essere, se la si vive al meglio, se la si accoglie. E proprio qui sta il grande dilemma contemporaneo, perché noi ci ostinamo a combatterla a suon di domande inutili. O, addirittura, ad annullarla a colpi di estenuanti bombardamenti di psicofarmaci, che hanno un solo risultato: aprire la strada alla depressione.

Invece, dobbiamo riuscire a comprendere che l’anima è la parte più autentica e saggia di noi. Non sbaglia mai. E se fa arrivare dentro noi stessi la tristezza è per farci capire che stiamo facendo un percorso sbagliato, che il nostro essere si sta snaturando e che esistono delle alternative salvifiche ai modelli di oggi. Per questo dovremmo lasciare che il dolore si espanda. Perché, infondo, è come un parto, come la rottura delle acque che è presagio di nuova vita. Come una porta che si spalanca all’arrivo di un’energia creatrice, che ci rigenera. Come una benedizione che ci allontana dagli errori e ci regala un’altra possibilità per essere veramente noi stessi, nel mondo più vero.

L’autocritica quando è costruttiva ti rende più forte

Quante volte ci siamo avviliti, boicottati, intimati la resa “Non ce la farai mai anche se ti impegni, non puoi riuscire”. Innumerevoli volte ci siamo ripetuti frasi come questa, può capitare ma non indugiamoci. L’ autocritica svalutativa è uno di quei meccanismi psicologici che se intervengono spesso nella nostra vita diventano motivo di depressione. L’ argomento è stato affrontato nel 2004 da un gruppo di psicologi inglesi, guidati da Paul Gilbert della Mental Health Research Unit del Kingsway Hospital di Derby, e pubblicata sul British Journal of Clinical Psychology. Lo studio evidenzia come questo tipo di autocritica, crei delle dolorose spaccature nella psiche, perché se è vero che una parte di noi ci allontana ansiosamente da una situazione di cui ne paventa (quasi sempre in maniera ingiustificata ) il “pericolo” , dall’altra sussiste – dato che è insita nell’uomo – la volontà e il desiderio di superare un proprio limite. La scelta finale sarà determinata dal confronto/scontro di queste due istanze che ne determineranno l’azione o l’inerzia. Per dare un’idea di questo meccanismo, soprattutto in coloro che soffrono di depressione, alcuni ricercatori hanno applicato la tecnica del role-playing che mostra come il conflitto esploda in maniera evidente. E’ una sorta di psicodramma in cui viene utilizzata la “tecnica delle due sedie” su cui i pazienti sono invitati ad accomodarsi. Una volta occupata la prima, dovranno comunicare le autocritiche svalutative mentre sulla seconda, manifestare il desiderio di riuscita e resistenza. Il conflitto interiore in questo modo si palesa e talora anche molto violentemente: è per i terapeuti è il momento ideale per intervenire e lavorare successivamente sullo sviluppo della capacità di “promozione”, arrivando a contrastare la profonda incapacità e realizzarsi positivamente. Naturalmente non tutte le forme di autocritica sono dannose, anzi la capacità di analisi profonda del sé è – per chi la possiede – una grande risorsa ma non deve tralasciare la propria implicita funzione costruttiva, un atteggiamento responsabile offre la reale possibilità di non ripetere gli errori, quella che invece è perpetrata con disfattismo e vittimismo, oltre a creare un’intensa frustrazione e infelicità, tende a reiterare atteggiamenti sbagliati, ci riduce all’impotenza e alla rabbia.

L’autostima: come diventare persone migliori

 L’autostima è lo specchio che non rimanda immagini deformate e deformanti, è la valutazione che ci diamo senza ferirci, la percezione profonda che abbiamo di noi stessi.

Gli psicologi ne danno diverse definizioni: “concetto di sé”, “abilità personale”, “autopercezione”, ma è solo in base alla considerazione che abbiamo della nostra persona, che è possibile agire nel presente e progettare il futuro.

Molte volte nel corso della nostra vita abbiamo subito arbitrariamente o costruttivamente delle critiche, inficiando o migliorando questa nostra risorsa che spesso si regge su un equilibrio precario.

Le informazioni che determinano l’autostima possono essere oggettive e soggettive e fanno capo a tre tipi di sé: il sé reale che ci consente di valutare oggettivamente le nostre capacità, il sé percepito che è il giudizio che diamo del sé reale. Non facilmente il sé reale e il sé percepito coincidono, anzi quasi mai, dando luogo il più delle volte ad errori di valutazione. Il sé ideale, è influenzato da molti fattori quali la cultura, l’età, la società, è rappresenta le nostre proiezioni, il modo in cui vorremmo essere.

Tristezza e malessere, 4 consigli per sentirsi meglio


Spesso ci troviamo ad affrontare le così dette “giornate no“, durante le quali tristezza e negatività prendono il sopravvento; talvolta il malessere non è dovuto ad un episodio in particolare ma ad una serie di cose che ci modificano la giornata. Ma è proprio necessario assecondare questo stato d’animo e lasciare che le cose cambino da sole (magari il giorno dopo) oppure possiamo fare qualcosa per sentirci meglio?

Famiglie allargate, lo studio di Maureen Black

 Nella società odierna il concetto di famiglia appare molto diverso rispetto ad alcuni decenni fa. Ci si sposa sempre più tardi, diminuisce il numero di matrimoni mentre aumenta quello delle convivenze e sempre più persone si ritrovano a vivere nella così detta famiglia allargata; a questo proposito vi riporto un interessante studio coordinato da Maureen Black, dell’Università del Maryland.

Superare un divorzio

Il divorzio è, per definizione, un evento traumatico. Nessun matrimonio sereno finisce con la separazione: si tratta quindi dell’epilogo doloroso di una situazione estremamente complessa. Al di là delle cause che hanno portato a questa scelta, dobbiamo capire come sopravvivere a questa crisi in modo maturo ed evitare conseguenza psicologiche gravi.

Amorex il farmaco contro il mal d’amore

Ormai ci siamo, domani le coppie di tutto il mondo festeggeranno la festa romantica per eccellenza: San Valentino. La giornata degli innamorati può essere sinonimo di cenette a lume di candela, regali e rose rosse ma per chi invece non è accoppiato o per chi non è felicemente single il 14 febbraio può essere un giorno insopportabile. Quando si ama qualcuno senza essere ricambiati o se una storia è appena finita non è piacevole essere circonati da cuori che battono all’unisono e da baci perugina.

Indipendentemente dalla festa che celebra i dardi di Cupido soffrire per amore può essere molto doloroso, al punto che sta prendendo piede l’idea che sia un dolore equiparabile alla sofferenza fisica. L’attenzione delle case farmaceutiche per i cuori infranti non si è fatta attendere e la tedesca Coropham ha prontamente diffuso sul mercato il rimedio alla depressione amorosa, sotto forma di pillola.