Dipendenza da gioco, perché lo Stato non fa nulla?


La pratica del gioco d’azzardo, sempre più diffusa ai giorni nostri, può divenire una vera patologia e le possibilità di curarla in maniera più o meno efficace dipende, tra l’altro, dall’età in cui si interviene per pianificare il trattamento terapeutico.

La dipendenza da gioco d’azzardo (seconda parte)

Il Gioco d’azzardo Patologico viene chiamato anche GAP e secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità coinvolge circa un milione e mezzo di italiani. Sicuramente si tratta di un problema che, soprattutto in un periodo difficile dal punto di vista economico come quello che stiamo vivendo, va affrontato. Molti non sanno che la ludopatia assale in modo particolare persone insicure, insoddisfatte e con poca autostima.

La dipendenza da gioco d’azzardo (prima parte)

Gioca responsabilmente. Questo è lo slogan ripetuto alla fine dello spot televisivo in onda da qualche mese  per il Superenalotto. La pubblicità riprende una nota canzone di Toto Cutugno dal titolo “Sono un italiano” per spiegare tutte le motivazioni che spingono gli italiani a giocare e conseguentemente a sognare attraverso questa possibilità che può portare ad una vincita.

La patologia del giocatore dipendente o gambler

La patologia del giocatore dipendente (gambler) è tipica dell’ individuo che non ha più il controllo del proprio  divertimento al gioco, rendendo questo una necessità irrefrenabile tanto che necessita un’immediata risposta, a discapito di qualsiasi altra situazione sociale, economica e familiare.

Si tratta per lo più di giochi d’azzardo o di scommesse, i quali sono pienamente legali e nella maggior parte del mondo. Questa dipendenza è dovuta ad un disturbo che inficia la capacità di controllo degli impulsi.Vulnerabile alla tensione emotiva, il soggetto trova sollievo solo dedicandosi al gioco.
L’attività di gioco annulla qualsiasi altra condizione, intensi sono pensieri ed azioni relativi al senso di colpa e al bisogno di appagamento che solo la dipendenza sembra dare. La dinamica si ripete sempre uguale: se va male, il giocatore tenta di riguadagnare quanto perso, mentre se vince tende ad alzare la posta e a giocare sempre di più, considerandosi fortunato per quel giorno.

Ciò che rende tale ossessione insidiosa è che di solito, per recuperare quanto si è perso, si tende ad aumentare il piatto proprio nel momento in cui si sta perdendo piuttosto che quando sta vincendo. Inoltre quando il gambler tenta di non giocare, si mettono in moto una serie di sintomi da astinenza dal gioco, tra cui non sono esclusi sintomi di tipo depressivo, ansia ed aggressività.
Non è possibile un “indentikit” del soggetto specifico che può soffrire di una dipendenza da gioco.

Di solito però, si tratta di individui in cui in letenza sono presenti tratti di personalità narcisistica od antisociale. Il fragile autocontrollo e l’incapacità ad affrontare le situazioni giornaliere possono favorire il manifestarsi di tale patologia.
I giochi che inducono più facilmente ad acquisire questa dipendenza, sono quelli vi è un’immediata riscossione del premio in seguito ad una scommessa.
Maggiormente sono colpiti gli uomini in età giovanile ed intorno ai 40 anni, mentre la fascia di età delle donne è tra i 40 ed i 50 anni.