Secondo gli ultimi dati comunicati dall’Istat in Italia salgono a 2,108 milioni i disoccupati. Per la maggior parte si tratta di uomini, anche se sono coinvolte 993 mila donne. Il dato più allarmante, però, riguarda le persone che pur non avendo un lavoro hanno perso la speranza di cercarlo e non ci provano più. Dal 2004, infatti, gli inattivi sono 2 milioni e 897 mila.
disoccupati
Non si cerca più lavoro, molti gli inattivi
La situazione non è delle migliori. Dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi, la salita dello spread, l’instabilità dei mercati e le relazioni internazionali quanto mai precarie, al giorno d’oggi trovare lavoro in Italia non è per niente facile. Molte persone non hanno un impiego, ma il dato più sconcertante è che nemmeno si preoccupano di cercarlo più. È quanto stabilito dati Istat relativi all’anno scorso e raccolto in un report che rientra anche tra le pubblicazioni in collaborazione con l’Ufficio Statistico Europeo (Eurostat). Nel nostro Paese ci sono circa tre milioni di persone che rientrano nella categoria degli inattivi, ovvero di coloro che pur non avendo un lavoro non lo cercano, perché ormai troppo stanchi e sfiduciati.
Laureati eterni sottopagati
Oggi parliamo del valore dell’individuo e del suo percorso di studio. Una volta prendere una laurea era come un lascia passare per il mondo del lavoro. Ultimati gli esami, discussa la tesi, il tutto era un percorso in salita. Bastava presentare il curriculum, la documentazione dei propri studi ed il gioco era fatto. Si andava anche incontro ad un discreto stipendio in tutto questo.
Ma oggi, sembra che le cose siano cambiate. Purtroppo dopo un anno dal conseguimento del Titolo accademico per eccellenza, sembra che le possibilità di lavorare si siano ridotte. A prendere esame come campione è stato l’Ateneo di Bari. In questo caso, dopo un anno dal conseguimento del titolo, risulta che solo il 34% dei laureati (quindi solo un terzo), riesce ad occupare un posto di lavoro stabile con un contratto a tempo indeterminato oppure da lavoratore autonomo. La media nazionale è del 38%.