Disturbo bipolare e circuiti cerebrali delle emozioni, quale legame?

Il disturbo bipolare è classificato come un disturbo che si caratterizza per gli sbalzi d’umore che oscillano tra la mania e la depressione, condizioni che si verificano tra periodi di umore “normale”, definito come eutimia. Dalle ricerche svolte in precedenza abbiamo appreso come i circuiti che regolano il controllo delle emozioni in pazienti bipolari siano alterati e ciò può influenzare la capacità di esercitare un controllo sulle emozioni stesse e favorire episodi di alterazione dell’umore.

La gioia ha un risvolto etico

La parola gioia si collega al termine greco ganos, che significa splendore, luccichio. Infatti, ancora oggi usiamo espressioni che si trovano in Omero, come “la gioia che risplende sul volto” oppure “occhi che brillano di gioia“. Questa emozione ha la caratteristica di risplendere sulle persone che la provano, di illuminarle. E si dice anche “esplosione di gioia”, perché è qualcosa di forte, potente come uno scoppio e incontenibile. Da questa analisi semantica, si può comprendere che la gioia è una manifestazione della felicità, è la dimensione pubblica della felicità.

E mentre quest’ultima è un sentimento interiore, anzi un bene duraturo che si conquista solo con la virtù, la gioia è la sua manifestazione esteriore. Una manifestazione che porta con sè festa ed allegria. Ma anche calma, perché ci si compiace del proprio stato, si sente una sorta di equilibrio e di pace, con se stessi e con il mondo che ci circonda.

Pensiamo alla tristezza come ad una risorsa

La tristezza fa pensare immediatamente alle stagioni. Tra tutte, assomiglia all’autunno, perché il tono dell’umore va in caduta libera, come il sole e le foglie. Ma è un’emozione decisiva perché riesce ad azzerare la nostra identità e a portare un nuovo modo di essere, se la si vive al meglio, se la si accoglie. E proprio qui sta il grande dilemma contemporaneo, perché noi ci ostinamo a combatterla a suon di domande inutili. O, addirittura, ad annullarla a colpi di estenuanti bombardamenti di psicofarmaci, che hanno un solo risultato: aprire la strada alla depressione.

Invece, dobbiamo riuscire a comprendere che l’anima è la parte più autentica e saggia di noi. Non sbaglia mai. E se fa arrivare dentro noi stessi la tristezza è per farci capire che stiamo facendo un percorso sbagliato, che il nostro essere si sta snaturando e che esistono delle alternative salvifiche ai modelli di oggi. Per questo dovremmo lasciare che il dolore si espanda. Perché, infondo, è come un parto, come la rottura delle acque che è presagio di nuova vita. Come una porta che si spalanca all’arrivo di un’energia creatrice, che ci rigenera. Come una benedizione che ci allontana dagli errori e ci regala un’altra possibilità per essere veramente noi stessi, nel mondo più vero.

La sensualità

Non è facile dare un’interpretazione univoca del concetto di sensualità. Spesso in un individuo rappresenta lo specchio della sua personalità e corrisponde all’interesse e all’attrazione che gli altri sentono. Di fatto l’uomo è un “animale molto sexy”, va al di là delle stagioni dell’amore stabilite dalla natura e può dimostrarsi sensuale e seducente in qualsiasi momento della vita.

Il modo e la capacità di mostrare la propria sensualità è assolutamente soggettivo. Non vi è “conformismo”, la sensualità è possibile trasmetterla in molti modi e l’emozione che da questa ne viene, dipende unicamente dalla complementarietà. C’è chi associa al termine sexy esclusivamente elementi esteriori e sessualmente evidenti (questo vale in particolar modo per i maschi); e altri che trovano coinvolgenti altri fattori come il tono della voce, la gestualità, l’intelligenza, la cura nell’abbigliamento oppure l’insieme di tanti elementi differenti che combinati, creano un forte desiderio.