Quando fai del tuo meglio ma fallisci

Quando fai il tuo meglio ma fallisci è difficile rialzarsi. Spesso quando ciò avviene sembra come se non vi sia più speranza, che ogni tentativo sia vano. Quello che vogliamo dirvi è “non mollate”: sebbene complicato da vedere, una soluzione c’è sempre.

Autostima, come mantenerla dopo un fallimento

  manteneQuando si parla di autostima e fallimento devi venire a patto con una realtà ineluttabile: vi sono migliaia di reazioni diverse rispetto quest’ultimo e altrettante migliaia ripercussioni su ciò che pensiamo di noi stessi. Oggi vogliamo darvi qualche altro piccolo consiglio per mantenere alta l’autostima dopo un fallimento.

Come rialzarsi dopo un fallimento

Quando si fallisce in qualcosa, a prescindere dal tipo di azione o percorso intrapreso, rimane dentro di te quella sensazione di vuoto, di incompiuto che ti porta a pensare di non aver mai fatto abbastanza, di aver perso,senza possibilità di ripresa. Oggi vedremo come evitare questa emozione, come rialzarsi dopo un fallimento, qualsiasi esso sia. 

Risentimento, perché dare sempre la colpa agli altri fa male

 Emozioni negative, ne abbiamo parlato spesso in relazione alla necessità di non reprimerle, di imparare a viverle ed a superarle, canalizzandole in percorsi che confluiscono in azioni positive per noi e per gli altri. Oggi parliamo nello specifico della delusione di un fallimento che sfocia in un risentimento covato a lungo nei confronti della persona che riteniamo  responsabile del nostro insuccesso. Dove può portare questa rabbia e questa amarezza lo spiega un recente studio condotto da un’équipe di ricercatori afferente al Concordia University Department of Psychology, coordinata dal professor Carsten Wrosch.

Capo narcisista: rischio fallimento

 

 

Le caratteristiche di un leader, soprattutto se aziendale, sono risapute da tanto e soprattutto devono essere molto spesso compatibili con le più differenti espressioni caratteriali dei singoli dipendenti. Parliamo di caratteri tipici come l’autorità e soprattutto la diffusione di sicurezza.
Ci sono però delle accezioni particolari, che vanno spesso in contrasto tra il carattere della persona ed il ruolo che ricopre in società e sul lavoro.

Leadership, il fallimento dei vertici di News of the World

 Lo scandalo sulle intercettazioni e la dilagante corruzione che ha coinvolto i piani alti del News of the World, in primis i Murdoch e Rebekah Brooks, portando alla chiusura del giornale, fa sorgere più di un interrogativo sull’assunzione di responsabilità di cui i veri leader dovrebbero necessariamente farsi carico e sin dall’inizio di vicende torbide che minano la reputazione e la credibilità di un’azienda. Ben Dattner, docente di psicologia alla New York University, spiega che chi è al comando non dovrebbe mai cedere alla tentazione di guardare dall’altra parte o peggio di accusare poche mele marce ai piani più bassi per trarsi d’impaccio e non destare sospetti sulla sua posizione.

Perfezionismo, quando errori ed imprecisioni si trasformano in fallimenti

 Il perfezionismo può essere considerato alla stregua di un crimine contro l’umanità. Laddove la flessibilità ed il sapersi adeguare garantiscono infatti la sopravvivenza della specie in un mondo in continua e rapida evoluzione, il perfezionismo tende piuttosto ad irrigidire il nostro comportamento. Perfezionisti non si nasce, si diventa, magari già in tenera età ed in misura sempre maggiore a causa della pressione crescente che incombe oggi sui bambini, caricati di troppe aspettative, assillati dalle pretese di successo avanzate dai genitori. Un continuo incitare a fare meglio ed al meglio che viene percepito dai giovanissimi come uno stato di critica incessante ed assillante, che spinge a mollare prima di iniziare se si è già consapevoli di non poter arrivare in cima.

Paura di sbagliare, è la rinuncia il vero fallimento

 Paura di sbagliare, quella paralisi all’azione che blocca sul nascere i progetti, fa indietreggiare ai primi ostacoli, quel demordere a prescindere perché il terrore di un fallimento supera, almeno apparentemente, la possibilità di riuscire, palesata come remota.

Come superare la paura di sbagliare? In primis bisogna chiedersi da dove ha origine. Non di rado bisogna scovare nella propria infanzia. Se in famiglia gli insuccessi di bambino assumevano dimensioni sproporzionate, semplici errori, esperienze infruttuose venivano additate come pesanti difetti, la consapevolezza che rinunciare fosse meglio che rischiare di fallire, come un tarlo, si è annidata dentro al centro decisionale, incidendo pesantemente ed inconsapevolmente su ogni scelta.

Come fare successo (parte 1 di 2)

Nel nostro vivere quotidiano sembra essere interessante analizzare i nostri amici, colleghi e familiari per esaminare il loro percorso, per capire come si è cresciuti e come si è migliorati o come si è peggiorati. Data l’imprevedibilità degli anni a venire può essere interessante trovare una continuità nel proprio essere per cercare di migliorarsi e fare bene per se e per gli altri. Oggi sicuramente non siamo qui per proporvi e-book in acquisto per avere successo, ma semplicemente per guardare insieme la strada per raggiungere un benessere interiore che potrebbe portare a risvolti positivi nella propria vita.

In molti pensano che sia importante pianificare tutta la propria vita, oppure attuare delle strategie o semplicemente porsi degli obiettivi, ma non si è mai pensato al fatto che la vita è fatta di imprevisti e proprio quelli sono sempre dietro l’angolo e vanno considerati per avere successo nella vita. I problemi che riguardano il trascorso attuale e passato sono un buon punto di partenza per analizzare se stessi e quindi per cercare di migliorarsi ed avere successo nella vita.

Le tre regole per prevenire il fallimento

Quante promesse ci facciamo? Quante volte risoluti, sosteniamo che non faremo più quell’errore? E spesso con vigore affermiamo che nulla sarà come fino a questo momento è stato..

Ma chiediamoci: i buoni propositi e desideri di salute e prosperità, dipendono realmente dalla nostra volontà? E quanto è possibile ottenere dalla nostra caparbietà, dalla nostra risolutezza? I ricercatori di Harvard hanno cercato di formulare un vademecum, piccole regole per migliorare il proprio ‘status’, soprattutto emotivo, mettendo per iscritto i loro consigli sulla Harvard Health Letter.

In Giappone la morte la incontri sul web

Pare che il numero di giapponesi che hanno posto fine alla propria vita in gruppo, dopo essersi incontrati su Internet  (la cosa più singolare e inquietante, è che pur essendo tutti degli estranei, non sono tanto spaventati dal dover morire ma che accada in solitudine ; in questo modo l’incontro sul web, dà loro il coraggio per suicidarsi!), purtroppo sia schizzato a cifre impressionanti.

Addirittura il Paese del Sol Levante, si pone al primo posto per il più alto tasso annuo di suicidi. E se nel 2006 si trovava al nono posto assoluto nel mondo, tre anni dopo, il numero dei suicidi ha oltrepassato per il dodicesimo anno consecutivo la soglia dei trentamila.

Differentemente dalla cultura occidentale, quella orientale non ha alcuna preclusione nei confronti della morte autoindotta, non solo: il suicidio era considerato una volta addirittura un rituale che restituiva l’onore ai guerriglieri samurai e oggi è considerata una risposta, terribile a dirsi ma efficace e definitiva al fallimento in amore o nel lavoro. Tali ambiti, per un popolo così competitivo, rivestono un’importanza davvero cruciale: il non riuscire in uno di questi, genera una frustrazione davvero profonda e spesso irrimediabile.

La diffidenza ti allontana dagli altri

  

Quante volte ci siamo chiesti di qualcuno se gli si potesse concedere la nostra fiducia, se non ci stesse invece mentendo o ancora se davvero c’avrebbe sostenuto in quel nostro progetto, idea o confronto.

La diffidenza è un misto di ansia e pessimismo e di un evento ci dà la misura del pericolo, di un fallimento. Come sostiene Maura Amelia Bonanno, antropologa culturale esperta di Enneagramma a Lavagna (Ge)Si tratta di un atteggiamento spesso sproporzionato alla situazione reale, che può inibirci e paralizzarci dal vivere pienamente. Chi è molto diffidente arriva a mettere in dubbio il positivo, a non avere un’attitudine aperta verso il mondo. Anzi, è pieno di pregiudizi”.

L’origine di tale atteggiamento come è intuibile, ha radici profonde nell’infanzia. Un pioniere nell’indagine dello sviluppo infantile e quindi dei comportamenti che condizioneranno il bambino anche da adulto, è stato lo psicanalista americano Erik Erikson che nei primi anni cinquanta con l’espressione “fiducia di base” e “sfiducia di base”, ha definito la fase dello sviluppo che dalla nascita va fino ai due anni d’età, un momento particolare, in cui il bambino avverte la “benevolenza” del mondo, sentendosi accolto.