I bambini piccoli già capiscono il significato delle parole

 I bambini piccoli sono, probabilmente, più intelligenti di quanto pensassimo, e già a 6-9 mesi, anche se non hanno ancora sviluppato il linguaggio e la capacità di parlare, riescono a comprendere il significato di molte parole. E’ quanto emerso da uno studio dell’Università della Pennsylvania, che desta sorpresa anche fra molti psicologi, convinti finora che la comprensione delle parole non fosse possibile nei bambini di età inferiore ad un anno.

Bambini depressi più facilmente vittime di bullismo

 Gli psicologi, come pure i genitori, hanno notato che spesso i bambini e i ragazzi che sembrano più inclini alla malinconia e alla depressione hanno anche problemi nei rapporti con i coetanei. Finora, però, non era ben chiaro se, come sostenuto da alcuni ricercatori, la tendenza alla depressione fosse una conseguenza dei cattivi rapporti con gli altri ragazzi, o se, come ritengono altri studiosi, i due problemi vadano di pari passo e vadano quindi considerati insieme.

L’ottimismo è trasmesso dai genitori

Quando vi trovate di fronte ad un problema come affrontate la situazione? Siete catastrofici o pensate di poter risolvere tutto con un po’ di impegno e di fortuna? Il pessimismo è un modo di pensare alle cose in maniera negativa che di certo non aiuta nella vita. Proprio per questo oggi vogliamo parlarvi dell’importanza del pensare positivo. L’ottimismo, infatti, può essere trasmesso dai genitori ai propri figli. È il risultato di una ricerca effettuata presso la Jacksonville University in California.

Pensare positivo fa bene, lo sanno anche i bambini

Sembra che i bambini comprendano meglio degli adulti i benefici del pensiero positivo. A rivelarlo, uno studio condotto dalla Jacksonville University in collaborazione con la University of California di Davis, negli Usa. I risultati sono poi stati pubblicati su “Child Development”. A darci una lezione pratica di ottimismo sono stati i bambini di una scuola materna che hanno partecipato alla ricerca.

Cosa non dire ai propri figli (Parte Prima)

Le parole sono importanti. Lo dichiara a voce alta Nanni Moretti in un suo film, Palombella Rossa. Bisogna stare attenti alle parole che si pronunciano. È vero che i latini dicevano “verba volant, scripta manent” (le parole volano, gli scritti rimangono). Ma in alcuni casi e soprattutto quando si tratta della gestione di certe relazioni interpersonali le parole sono fin troppo importanti. Coloro che le ascoltano possono essere feriti, condizionati, umiliati dalle nostre espressioni in base a ciò che diciamo. È per questo che oggi e anche domani vogliamo parlarvi di una delle relazioni più importanti della vita di un essere umano: il rapporto genitori-figli.

Lo smog? Provoca problemi alla vista per i bambini

Asma e difficoltà respiratorie sono delle patologie molto frequenti nei bambini, soggetti più deboli e più esposti a rischio rispetto agli altri. Da una recente ricerca condotta dal primario dell’Ospedale San Giuseppe di Milano e ottimo oculista pediatrico, Paolo Nucci, si è arrivati alla conclusione che lo smog e l’inquinamento sono i principali problemi per la salute di un bambino. Le parti maggiormente danneggiate nei piccoli individui, però, non sono soltanto le parti colpite da forme allergiche o dall’asma, ma soprattutto gli occhi.

Genitori, la scelta del nome per il bebè

Avete già scelto il nome per il vostro bambino? Quali criteri vi guidano nella decisione? Meglio chiamarlo come il nonno per non dimenticarsi della tradizione oppure distaccarsi totalmente dai clichè e scegliere un nome che piaccia ad entrambi i genitori? Ci sono anche dei genitori che preferiscono seguire la moda del momento e dare ai propri bebè dei nomi simili a quelli dei personaggi famosi più amati.

Ansie? Per le mamme ce ne sono tante

La gioia più grande per una donna è quella di dare alla luce un bambino. È un evento che cambia completamente la vita di una donna, il suo modo di pensare, il suo atteggiamento nei confronti del mondo. Proprio per questo le ansie quando ci si trova con un bambino da crescere sono tantissime. Una marea di pensieri affollano le menti delle giovani mamme. È interessante notare, a proposito di questo argomento, i risultati di un sondaggio indetto da Huggies.

Bambini in auto?Solo per mezz’ora

I piccoli sono sempre molto irrequieti in macchina. Speranzosi vogliono subito arrivare alla meta prefissata, soprattutto se si tratta del viaggio per le vacanze. Ma allora come fare? Non si può sempre scegliere di raggiungere delle mete vicine per non sentirli frignare o piangere. La risposta ci giunge da uno studio inglese pubblicato sul Daily Mail e commissionato dalla nota marca di automobili Peugeot.

Perché non fai come tutti gli altri?

 Perché non fai come tutti gli altri? Ovvero quello che un genitore non dovrebbe mai dire ad un figlio se non vuole rischiare di ferirlo e soprattutto di inibire quella che è la sua indole, quelli che sono i suoi veri interessi, attività che un giorno potrebbero tramutarsi in passioni più produttive e redditizie o comunque renderlo felice, soddisfatto della sua vita. Eppure spesso sono proprio queste le frasi che più si sentono ripetere bambini e adolescenti da madri e padri: perché non esci come tutti gli altri? Perché non giochi a pallone invece di leggere? Perché non leggi invece di giocare a pallone? Fai come il figlio di questo, fai come il figlio di quello!

I genitori hanno paura della «Facebook-dipendenza»

 

 

Siamo nell’era dei social Network. Se avete visto il film di David Fincher, The Social Network, che racconta la storia della nascita di Facebook non sarà un mistero per voi come tutto sia nato per caso. Gli adolescenti odierni usano tantissimo il Web, per intrattenere rapporti, aumentare i propri contatti, postare le proprie foto. Il meccanismo è fortissimo e crea grande dipendenza se non si è così “attenti” da capire che la realtà vera è lontana da un modem e qualche cavo di rete. Indubbiamente Facebook è stata una scoperta rivoluzionaria e utilissima. Infatti, nel film Mark Zuckerberg dichiara:

Sindrome del nido vuoto, quando i figli vanno via

 Quella della casa che si svuota, a seguito dei figli che vanno via, ormai adulti, a vivere da soli, è un’esperienza che per alcuni genitori e coppie è vissuta in maniera molto dolorosa, specie se il legame e l’intesa, la vita familiare, erano molto affiatati e consolidati. C’è chi va in depressione ed arriva purtroppo a separarsi, sentendo di non avere più nulla da condividere con il partner. E’ una sensazione triste che spesso esacerba le crisi e le tensioni preesistenti nei coniugi.

Educazione sessuale: si può cominciare da piccoli

 

 

Molti genitori si trovano in difficoltà a dover parlare con i propri figli di sesso. Negli ultimi anni anche la scuola sta aiutando molto, affrontando l’argomento con corsi extracurriculari e giornate pensate ad hoc per gli adolescenti che vivono le prime esperienze amorose. Ma papà e mamma mostrano ancora imbarazzo. Come farlo? Cosa dire? Ma soprattutto quando farlo? Come riconoscere il momento giusto? La risposta ci arriva dall’Australia. La ricercatrice Jenny Walsh dell’Università di La Trobe ha individuato temi e modalità per cominciare a parlare di sesso ai figli. E’ sconcertante, ma già da piccolissimi, intorno ai due anni di età, si può parlare di questo argomento, ancora così tabù.