Vincere la timidezza o comunque renderla un tratto non limitante per la vita sociale e professionale. Spesso si cerca la soluzione senza capire a fondo il problema, un approccio che non di rado è all’origine dei fallimenti. Dove nasce la timidezza e perché in alcune situazioni riusciamo ad essere terribilmente spavaldi mentre in altre avvertiamo un profondo imbarazzo e ci sentiamo a disagio? Secondo Alex Lickerman, vice presidente degli Student Health and Counseling Services della University of Chicago, la timidezza nasce da un’eccessiva concentrazione su se stessi, nello specifico si pensa ossessivamente, si dà peso (e si teme) il giudizio degli altri.
imbarazzo
Da dove viene l’imbarazzo?
Nella vita molto spesso si è messi di fronte a particolari situazioni, che noi individui non riusciamo a cogliere, poi pentendocene amaramente perché si tratta di quelle occasioni che magari non capitano più. Analizzando la percentuale di volte in cui l’uomo medio perde l’occasione importante, è risultato che la vergogna e l’imbarazzo sono portatori costante della perdita di occasioni.
Quante volte ci sarà capitato nella vita quotidiana di avere una sensazione di rossore e di sentirci paralizzati nei movimenti e soprattutto nelle parole? Sicuramente spesso. Vediamo oggi, quindi, i risultati di una recente ricerca che illustrano da dove viene questa sensazione e soprattutto come combattere i sintomi della stessa.
L’imbarazzo del silenzio
Oggi parliamo di un recente studio di psicologia che è stato condotto dall’Università di Groningen e pubblicato successivamente sul Journal of Experimental Social Psychology firmato da Namkje Koudenburg, ricercatore olandese definito lo psicologo del silenzio.
In questo studio si parla di una situazione che ricorre spesso nella quotidianità dell’essere umano: il silenzio. Una breve pausa di silenzio tra due persone è comprensibile, e porta anche alla distensione dei nervi, ma purtroppo se quest’ultima dura più di quattro secondi non è normale e può creare imbarazzo e soprattutto è indice di qualcosa che non va, tipo un disaccordo.
Non passa inosservata e proprio per questo gli studiosi di Groningen sono voluti andare a fondo sul problema.
Lo studio è partito da due esperimenti diversi tra loro, che hanno portato in esame circa 162 studenti universitari. Per cominciare, ci si è assicurati che alla base ci siano degli istinti di accettazione sociale tra di essi e soprattutto che pre esista un senso di appartenenza ad un gruppo, filtrando o quasi eliminando la paura “primordiale” dell’esclusione da una rete non amicale, ma portando l’individuo in una rete di amici e socialmente attiva.
Tic nervosi, cosa significano?
Chi di noi non si è mai mangiato le unghie o non ha mai giocato nervosamente con i capelli? I Tic nervosi sono disturbi molto frequenti: sebbene non siano considerati gravi, spesso possono causare un forte fastidio e imbarazzo a chi li ha.
Eppure se un gesto ripetuto e inopportuno viene manifestato in contesto non adatto come il lavoro o durante l’esposizione ad una conferenza l’immagine del soggetto ne viene lesa, accentrando l’attenzione su di esso in negative.