Gli ormoni sessuali scelgono il nostro lavoro

 

Quante volte pensiamo di affidarci al destino o crediamo nella fortuna? Soprattutto dopo aver brillantemente superato un colloquio di lavoro ed essere riusciti a conquistare il tanto agognato “posto di lavoro” decidiamo e ci convinciamo di “aver avuto una gran fortuna”. Il mondo del lavoro è complicato e a volte anche in esso ci sono delle “situazioni” che risultano ancora strane. Il classismo distingue fra mestieri tipicamente maschili e tipicamente femminili.

Lavoro, le donne devono fare attenzione al mouse

 

 

Quando si fanno dei lavori molto sedentari, si sta ore in ufficio a lavorare al pc, si utilizza spesso il mouse, a meno che non si sia così abili con i comandi della sola tastiera. Per le donne questo ritmo lavorativo serrato creerebbe un grande fastidio. Viene chiamato comunemente “mal di mouse” e può causare un dolore molto forte. In particolare, le donne devono dosare l’utilizzo di questo strumento informatico con parsimonia. Sembrerebbe, infatti, secondo i dati INAIL, che l’uso costante del mouse genera la sindrome del tunnel carpale.

Gli stackanovisti rischiano di abusare dell’alcol

 

 

Quando si conduce una vita stressante e si è molto stanchi per il lavoro l’unico desiderio che incombe è quello di riposarsi e di “staccare la spina”. Secondo una ricerca neozelandese, però, i “malati” di lavoro ricadrebbero nel vizio dell’alcol per evadere dalla routine quotidiana e concedersi qualche momento di relax. Sembra assurdo, ma è stato dimostrato che lunghi orari di lavoro possono più che triplicare il rischio di abuso di alcol. La ricerca è opera degli studiosi dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda. Dopo aver esaminato più di 1.000 persone, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, hanno dimostrato un notevole legame tra la quantità di ore trascorse sul lavoro e l’abuso di alcol.

Mangiare in ufficio rende meno efficienti

 

 

A quanti di noi è capitato, per comodità o per mancanza di tempo, di restare in ufficio per pranzo. Seduti alla propria scrivania, con un panino o un piatto precotto, ci dedichiamo un quarto d’ora di riposo per poter poi ripartire con la faccenda in sospeso da sistemare o il lavoro urgente da terminare. Ma non sempre è questa la soluzione giusta per la nostra salute e anche per la nostra efficienza lavorativa. Infatti, secondo il Wall Street Journal e CareerBuilder, mangiare alla scrivania è controproducente. Consumare il proprio pranzo in ufficio, oltre a disturbare i colleghi, provocherebbe anche un calo del rendimento. E’ importante a volte f

Rientro a lavoro, come affrontarlo senza stress

 Il rientro a lavoro dopo le vacanze può risultare traumatico. Da un clima di relax, distensione e dolce far niente si passa alla ripresa di doveri, progetti da portare a termine, tensione, pressioni. Come resistere o comunque come allentare la morsa dello stress da rientro che mina il nostro equilibrio psicofisico? Abbiamo già detto in approfondimenti precedenti che tornare almeno un giorno prima della data del ritorno in ufficio è molto importante per organizzarsi e riorganizzarsi con calma, per arrivare calmi, freschi e non trafelati al momento del ritorno a lavoro.

Lavorare troppo fa male: attenti alla sindrome da burnout

 

 

Chi dice che il lavoro nobilita l’uomo? Certo, non possiamo fare a meno di lavorare e di desiderare il raggiungimento del successo professionale. Ma bisogna stare attenti. Eccessivo arrivismo, tempi di lavoro eccedenti la normalità non fanno altro che creare stress. A proposito di questo, sono interessanti i risultati di uno studio pubblicato su BMC Psychiatry dei  ricercatori dell’Istituto di Scienze della Salute di Aragona in Spagna. E’ emerso che la sindrome da burnout comporta tre sintomi almeno: esaurimento emotivo, cinismo e mancanza di produttività. 

Sovrappeso? Per le donne è fonte di insicurezza sul lavoro

 

 

Essere in sovrappeso non è sempre bello. Possiamo credere alla fantasia filmica ed illuderci guardando il successo di “Bridget Jones”, la famosissima trentenne inglese nata dalla penna di Helen Fielding, che nonostante i chili di troppo, il vizio del fumo e la sbadataggine cronica è in grado di trovare sia il lavoro che l’uomo dei suoi sogni in Marc Darcy. Oppure possiamo divertirci guardando il musical “Hairspray” e credere davvero nel motto: “Grasso è bello”. Ma molte donne che combattono quotidianamente con la bilancia e con qualche chilo di troppo potrebbero non essere d’accordo.

Essere arroganti a lavoro. Aiuta gli uomini, ma non le donne

 

 

I segreti per fare carriera sono inesplicabili. Oggi cercare di essere iperattivi, simpatici, proattivi, pronti a qualsiasi eventualità si presenti di fronte al nostro cammino lavorativo è diventato l’obbligo per tutti coloro vogliano iniziare a lavorare in modo serio e continuativo. Bisogna essere gentili o scontrosi? Riporre grande attenzione al proprio aspetto fisico o alle conoscenze acquisite? Ma la scalata al successo sembra essere diversa a seconda del sesso della persona considerata. Ebbene sì, uomini e donne fanno carriera in modo diverso.

Lavoro e attitudini, l’incontro tra domanda ed offerta

 Come orientarsi verso una carriera e scegliere un tipo di lavoro piuttosto che un altro? Anche oggi, tra precariato, disoccupazione e scarse possibilità di scelta, ci si può trovare nella situazione di poter dare un indirizzo preciso alla propria vita professionale. Si pensa sempre a cosa può offrirci un lavoro, a cosa possiamo dare e molto poco a cosa chiediamo noi ad un lavoro. Ci aiutano in questa impresa ardua ma non impossibile alcuni preziosi consigli degli autori di Fearless Job Hunting (New Harbinger, 2010), Sam Klarreich, Russ Grieger, Nancy e Bill Knaus.

Capo narcisista: rischio fallimento

 

 

Le caratteristiche di un leader, soprattutto se aziendale, sono risapute da tanto e soprattutto devono essere molto spesso compatibili con le più differenti espressioni caratteriali dei singoli dipendenti. Parliamo di caratteri tipici come l’autorità e soprattutto la diffusione di sicurezza.
Ci sono però delle accezioni particolari, che vanno spesso in contrasto tra il carattere della persona ed il ruolo che ricopre in società e sul lavoro.

In vacanza dal lavoro solo un italiano su due

 In vacanza dal lavoro e da cosa altrimenti? Sembra scontato che le ferie rappresentino il momento di staccare la spina, lasciando in ufficio progetti, contatti, relazioni in sospeso, dossier da leggere, documenti da firmare, pratiche da intraprendere, clienti assillanti, discussioni. Non solo è difficile lasciarsi dietro le noie ma spesso lo è ancora di più abbandonare l’entusiasmo per un nuovo lavoro, un’opportunità di crescita allettante, nuovi interessanti sodalizi professionali.

Precari a rischio danni psicologici

Precari e precariato, due termini molto diffusi di recente sia a livello mediatico, sia a livello amichevole, infatti ad oggi, sembra che ognuno di noi conosca almeno un precario, che sia amico o familiare, poca è la differenza che fa.
Ebbene questa condizione di instabilità lavorativa, ha portato a tantissime insurrezioni sociali ma soprattutto a tantissimi problemi psicologici per chi si trova in questa condizione e per chi sta vicino a chi è in questa condizione. Il nome tecnico attribuito a questa sorta di patologia, si chiama Sindrome da lavoro precario. Ad esserne colpiti, circa il 25% dei giovani che non hanno un impiego stabile e duraturo.

Stress da lavoro, quando lavorare rende felici

 Stress da lavoro, se ne fa un gran parlare negli ultimi tempi in riferimento a quello che sarebbe più corretto definire distress, lo stress negativo, una condizione che ci richiede sforzi maggiori di quelli che siamo capaci di sopportare o ancora un carico sbilanciato in relazione a gratificazioni e soddisfazione personale. In verità lo stress, lo abbiamo ricordato più volte, l’eustress, è positivo. Senza stress non ci sarebbe vita, spinta all’azione, alla produttività, all’esserci ed al rispondere agli stimoli esterni che ci consente di prendere coscienza di esistere e ci sottrae al limbo del vegetare. Un eccesso di tranquillità e di inazione può rendere infelici esattamente come il troppo lavoro, se non peggio.

Andare in vacanza, davvero

 Perché abbiamo bisogno di andare in vacanza? E cosa accade quando rinunciamo a staccare la spina? Il professor Joe Robinson parla di un disturbo da deficit di vacanza. Le implicazioni del lavoro non stop tutto l’anno spaziano da una minore produttività a problemi psicofisici a una salute a rischio.

A volte anche una semplice settimana di relax è sufficiente a fare la differenza. In uno studio durato nove anni, condotto da Brooks Gump, docente di psicologia alla State University di New York, è stato dimostrato che chi non si concedeva una pausa dal lavoro per ben cinque anni di fila era il 30% più a rischio di soffrire di attacchi di cuore rispetto a chi si concedeva almeno una settimana all’anno.