Se volete migliorare la mente e le vostre capacità cognitive sognare ad occhi aperti è quello che ci vuole. Anche se sembra un controsenso, gli esperti sottolineano come lasciar vagare la propria fantasia ed il proprio pensiero liberi possa essere di aiuto per essere più intelligenti e presenti.
Memoria
Lo stress? Danneggia la memoria
Se siete vittime di un forte stress ora avete una motivazione in più per tentare di rimanere calmi e vivere la vita al meglio delle vostre condizioni: essere stressati danneggia la memoria. E lo fa sul lungo termine.Uno studio condotto su modello animale indica infatti come l‘ormone dello stress sia addirittura in grado di creare delle modifiche strutturali all’encefalo.
Terapia della depressione, le strategie di memoria possono aiutare
Le persone che soffrono di depressione hanno spesso la tendenza a focalizzare attenzione e pensieri su memorie spiacevoli che non fanno altro che rinforzare e sostenere la sintomatologia depressiva con il suo corollario di stress, ansia, unore depresso, perdita di interesse e piacere per le attività, disturbi psicosomatici che possono interessare il rapporto del paziente con il cibo o il sonno. Ora una nuova ricerca ha messo in luce una strategia di memoria che potrebbe essere utilizzata, con buone possibilità di successo, come terapia su questi pazienti.
Bambini bilingue e sviluppo cognitivo, quale legame?
I bambini bilingui sviluppano una memoria di lavoro più efficiente rispetto agli altri? Sembrerebbe di si, secondo uno studio realizzato all’Università di Granada e all’Università di York a Toronto, che ha dimostrato come questi bambini hanno una memoria di lavoro che processa meglio le informazioni rispetto ai bambini monolingue.
Disturbi del sonno e schizofrenia, studio scopre legame
Numerosi sono gli studi che hanno sottolineato il legame esistente tra alcuni disturbi del sonno e il grado di concentrazione ed attenzione, lo stress percepito o i livelli di umore. Ora un nuovo studio, condotto da neuroscienziati del Lilly Centre for Cognitive Neuroscience e finanziato dal Medical Research Council (MRC), ha posto l’accento sulla possibile correlazione tra pattern irregolari di sonno e sintomi tipici della schizofrenia, tra i quali allucinazioni, perdita di memoria e confusione.
Donne più stressate degli uomini di fronte a notizie negative
L’esposizione a notizie di cronaca, soprattutto se frequente, è fonte di stress e ciò si accompagna ad un aumento dell’intensità del dolore cronico, secondo le conclusioni a cui sono approdate le ricerche condotte in passato. In uno studio guidato da Sonia Lupien presso l’Università di Montreal e pubblicato su PLoS One, i ricercatori hanno voluto indagare se ci fossero differenze di genere per quanto riguarda l’intensità dello stress provato.
Disturbo dell’identità e personalità, novità in campo criminologico
Il disturbo dissociativo dell’identità (DID) è solitamente causato da uno stress elevato, causato da eventi traumatici (perdite, violenze, disastri naturali) o da un conflitto interiore acuto che la mente cerca di risolvere separandosi da sentimenti e informazioni inaccettabili. Tale disordine, collegato a sintoni quali depressione, ansia, fobie, attacchi di panico, fino ad oggi è stato descritto come una condizione caratterizzata dalla presenza di due o più identità o stati di personalità distinte, ciascuna con i propri modi di relazionarsi, percepire e pensare nei confronti di se stesso e dell’ambiente.
I sintomi di depressione e ansia possono essere curati migliorando la memoria
Persone che soffrono di depressione ed ansia possono trarre beneficio da un trattamento mirato al recupero della memoria di eventi passati? Le ricerche e gli studi fin qui condotti hanno dimostrato come le persone affette da depressione hanno difficoltà a servirsi delle memorie del passato per risolvere i problemi e ciò li conduce, tra l’altro, a sperimentare sentimenti legati all’angoscia. In uno studio che apparirà prossimamente su Clinical Psychological Science, gli psicologici iraniani Hamid Neshat-Doost dell’ Università of Isfahan, in collaborazione, con altri colleghi, hanno sperimentato l’efficacia di un programma di formazione specifico per migliorare le prestazioni mnemoniche per gli eventi del passato e valutato gli effetti di tali progressi sui sintomi depressivi.
Per rafforzare la memoria fate un sonnellino
I risultati di una nuova ricerca condotta dalla Northwestern University sono sicuramente interessanti anche per i tanti ragazzi che in questi giorni sono alle prese con lo studio e con gli esami. Da questo studio, è emerso infatti che il sonno può rafforzare la memoria e che, in particolare, per imparare meglio a suonare un brano musicale, conviene continuare ad ascoltare questo brano mentre si dorme.
Perdita di memoria, a volte è lo stress
Anche lo stress può causare improvvisi cali di memoria. Non sempre la perdita di memoria è legata necessariamente alla malattia. Se un adulto o una persona aziana è esposto ad una situazione particolarmente stressante, infatti, può reagire con un senso di smarrimento o improvviso vuoto di memoria.
Avere la testa fra le nuvole aiuta la memoria di lavoro
Avere spesso la testa fra le nuvole può non esserci d’aiuto quando dobbiamo applicarci in qualcosa che richiede una certa concentrazione, o anche quando dobbiamo seguire, a scuola o all’università, una lezione impegnativa. Tuttavia, ciò può non essere solamente un difetto o qualcosa che ci ostacola, perchè, secondo una ricerca condotta dal Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Science, le persone che hanno spesso la mente che “vaga” tra le nubi potrebbero avere anche una più consistente memoria di lavoro, quella che ci consente di pensare a diverse cose contemporaneamente, che è collegata anche con l’intelligenza.
Il cervello degli anziani non è più “lento” rispetto ai giovani
Si tende, generalmente, a ritenere che nelle persone anziane il cervello tenda a lavorare più lentamente, ma una nuova ricerca svolta dall’Ohio State University dimostrerebbe che, invece, ciò non sarebbe vero, e che gli anziani avrebbero tempi di risposta simili a quelli dei giovani, ma, semplicemente, dovendo risolvere ad esempio un quiz, cercherebbero di rispondere in maniera precisa, anche a costo di impiegarvi più tempo. Il professor Roger Ratcliff, coautore dello studio, ha spiegato: “Molte persone ritengono che sia normale che il cervello delle persone anziane rallenti con l‘invecchiamento, ma noi abbiamo scoperto che non è sempre vero. Almeno in alcune situazioni, persone di 70 anni possono avere tempi di risposta simili a quelli di persone di 25 anni”.
Il caffè potrebbe renderci più intelligenti
Il caffè potrebbe renderci più intelligenti. E’ quanto sarebbe emerso da uno studio americano su alcuni roditori da laboratorio, condotto da Serena Dudek ed altri ricercatori del National Institute of Envrimontal Health Sciences di New York, e pubblicato anche sulla rivista Nature Neuroscience.
La Dudek ha spiegato che, finora, erano stati effettuati altri studi sugli effetti del caffè, ma sempre utilizzandone grandi quantità, di molto superiori a quelle che una persona, in media, assume quotidianamente. In questa ricerca, invece, si sono considerati gli effetti di piccole dosi di caffeina su una piccola parte dell’ippocampo, quell’area del cervello che si trova dietro le orecchie.
Scherzi della memoria? Colpa delle porte…
Sarà capitato a tutti di andare da una stanza all’altra della casa, per poi dimenticarsi, improvvisamente, che cosa dovevamo fare o cercare. Alcuni ricercatori dell’Università di Notre-Dame hanno tentato di studiare meglio quest0 fenomeno, attraverso alcuni esperimenti dai quali sono giunti alla conclusione che un cambiamento di luogo anche piccolo, come può essere, appunto il passare da una stanza all’altra, può causare questi brevi vuoti di memoria.