Emozioni negative, distrarsi o minimizzare?

 Emozioni negative, spesso confuse con tristezza, rabbia, dolore, insofferenza ovvero tutti quegli stati d’animo che sembra quasi d’obbligo dover reprimere per stare bene. In realtà la negatività non sta nel vivere il dolore, a volte sta proprio nel reprimere sensazioni spiacevoli, sensi di colpa e tutte quelle reazioni naturali ad eventi che non possono che metterci tristezza. Il dolore, dunque, non va inteso come un’emozione negativa. Le emozioni negative sono piuttosto quelle che portano verso la depressione, che spingono di continuo verso pensieri spiacevoli.

Paure irrazionali, perché un asteroide ci spaventa meno di un attentato terroristico

 Paure irrazionali, è proprio il caso di fregiarle di questa etichetta quelle sensazioni di terrore ed ansia che si attivano nella nostra mente per alcuni pericoli che avvertiamo come vicini e minacciosi mentre tralasciano quasi completamente di entrare nel panico e di preoccuparsi per rischi ancora maggiori ma meno tangibili che pure viviamo ogni giorno. Partiamo da una riflessione di Richard Lovett che, dalle pagine di Psychology Today, si chiede come mai temiamo il terrorismo e siamo angosciati da potenziali attentati ma poco ci toccano asteroidi anche piuttosto grandi che sfiorano pericolosamente la Terra ed altri fenomeni naturali.

Ansia, l’aria inquinata scatena reazioni di paura

 Respirare aria inquinata genera ansia e mette in agitazione il nostro equilibrio psichico, oltre a provocare un danno evidente alla salute fisica, favorendo come fa lo sviluppo di malattie respiratorie, di asma, allergie, e causando una maggiore incidenza di patologie cardiovascolari. Se ne parla in un recente studio effettuato da un’équipe di ricercatori afferente alle due università di Bristol e Southhampton nel Regno Unito. La ricerca, pubblicata nei giorni scorsi dalla rivista di divulgazione scientifica Neuropsychopharmacology offre dati interessanti sull’impatto dell’inquinamento atmosferico sul benessere della nostra mente.

Paura del buio

Una delle fobie tra le più diffuse è la paura del buio. Inizialmente, si può pensare che è una paura infantile, legata solo al mondo dei bambini, ma non è proprio così, anche perché moltissimi adulti soffrono della stessa fobia. Si tratta di un tipo di paura che è legato a vari pensieri negativi, ma soprattutto irrazionali.

Quello che avviene a livello inconscio è la generazione di una forte ansia. La stessa fobia, vista con gli occhi dei bambini, risulta essere sviluppata dopo che hanno sperimentato delle forti paure in situazioni specifiche. L’associazione tra spiacevole situazione e paura, fa rivivere all’adulto oppure al bambino una sorta di ansia anticipatoria, che determina un comportamento di fobia che diviene sempre più forte ogni qual volta la paura viene provata.

Paura del venerdì 13, la parascevedecatriafobia

 Paura del venerdì 13, la parascevedecatriafobia, ampiamente diffusa negli Stati Uniti, al punto da influenzare la vita di milioni di persone quando si tratta di scegliere la data del matrimonio, di partire, di lanciare un film e così via discorrendo. Una semplice superstizione o c’è molto di più?

In Italia il giorno considerato sfortunato per eccellenza è il venerdì 17, in Giappone il venerdì 13 è considerato invece particolarmente fortunato. Ma cosa porta le persone a temere la coincidenza di una data con un giorno della settimana specifico?

Fobia di uccidere e psicoterapia breve strategica, intervista al professor Giorgio Nardone

 Cari amici di Iovalgo, proseguiamo il nostro speciale sulla psicoterapia breve strategica in compagnia dell’ideatore del metodo rapido per risolvere fobie e disagio psicologico, lo psicoterapeuta Giorgio Nardone.

Dopo aver divulgato storia e metodo del trattamento, continuiamo ad illustrare casi di applicazioni pratiche a paure ed ossessioni più o meno comuni. Dopo cardiofobia, dismorfofobia e disturbo ossessivo compulsivo, vediamo come è stato risolto il caso di una donna alle prese con la fobia di uccidere il marito.

Ansia da straniero per gli italiani

 Gli italiani alle prese con l’ansia da straniero. Secondo un recente sondaggio condotto dall’Eurodap, l’Associazione europea disturbi da attacchi di panico, il flusso di immigrati proveniente dal Nord Africa, scatenato dalla primavera democratica del Mediterraneo, spaventa la popolazione che, a dire il vero, viene anche abbastanza sobillata da quel terrorismo dell’altro inculcato e su cui fanno leva alcuni partiti politici, al fine di raccogliere consensi dall’emarginazione piuttosto che da una più ragionevole integrazione che punti al multiculturalismo.

E, come volevasi dimostrare, benché chi sbarca non sembra affatto animato da cattive intenzioni se non quelle di un futuro migliore (per la maggior parte è così), secondo il sondaggio, la preoccupazione maggiore è proprio che aumenti la criminalità nel nostro Paese. Una paura che a dire il vero fa anche un po’ sorridere dal momento che di criminalità ne abbiamo già made in Italy, della peggior specie, quella che si (tra)veste bene, e ci conviviamo dalla notte dei tempi purtroppo.

Fobie strane, la paura del telefono e delle parole troppo lunghe

 Continuiamo il nostro viaggio nelle fobie più strane ed impensabili, raccontandovi di un episodio curioso che vede protagonisti i fobici del telefono, ovvero gli affetti da telefonobia, una paura irrazionale, persistente ed assolutamente ingiustificata dei telefoni.

Una paura singolare, non c’è che dire, ma ancora più singolare è quanto proponeva come soluzione un sito americano, specializzato nel supporto dei pazienti colpiti da attacchi di panico e fobie varie: Chiamaci, con tanto di numero verde a caratteri cubitali, e oseremmo dire minacciosi per un telefonofobico.

Paura delle radiazioni, rischio psicosi e abuso di farmaci

 Paura del terremoto, paura della guerra, paura dell’altro, paura di attentati, quante le paure che, come un’onda anomala, stanno travolgendo in questi giorni le nostre certezze, i nostri confini, quella serenità data dal rapporto tra l’io ed il mondo, spezzata, a detta degli esperti, dal conflitto e dai timori, quella costante sensazione di essere in pericolo che genera ansia, tensione e alimenta le fobie.

Ultima, ma non da meno, è la paura della nube radioattiva attesa in queste ore sull’Italia. Come vincerla? Gli esperti consigliano in primis come non vincerla, ovvero non ricorrendo all’abuso di farmaci.

Yara, il trauma di chi resta

 Vicende come quelle di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate ritrovata senza vita sabato scorso, a tre mesi dalla scomparsa, scuotono chi ne è spettatore impotente, vittima di quell’accanimento mediatico che sfrutta la tragedia per fare audience, che cerca ad ogni costo la lacrima, la disperazione, un grande fratello del dolore che stavolta, al contrario di quanto accaduto con la vicenda di Sarah Scazzi, non trova dall’altra parte conoscenti e parenti più o meno direttamente coinvolti, disposti a prendere parte ad uno show squallido.

Trova invece un dolore composto, sordo ad ogni strumentalizzazione mediatica, che chiede ed esige rispetto. Un trauma, quello della morte di Yara, che tocca un’intera comunità, devastata dalla paura, dall’insicurezza, dal terrore che esista un mostro e che non si sia più al sicuro a Brembate.

Autostima ed effetto boss, quando il capo diventa una minaccia sociale

 La diversità è ricchezza, opportunità, conoscenza di sé attraverso l’altro, lo stesso altro oggi più che mai demonizzato da modelli di paura dell’estraneo e barriere mentali tornate drammaticamente ed ideologicamente alla ribalta. Ma diversità è anche cultura, diversi modi di approcciarsi, interpretare, vivere il mondo. E a proposito di differenze culturali che influenzano lo sguardo sugli altri, ci sembra interessante proporvi i risultati di un recente studio, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica PLoS ONE, che ha esplorato le diverse reazioni di americani, occidentali per eccellenza, e cinesi, l’Oriente con la O maiuscola, ad una figura autoritaria ed autorevole qual è quella del proprio capo.

Alla vista di una foto che ritraeva sia il proprio datore di lavoro che se stessi, i cinesi hanno guardato prima il capo e soltanto dopo hanno rivolto lo sguardo sulla propria di immagine. E gli americani?

Agorafobia, la paura dei luoghi non familiari

 Dal greco agorà, piazza e fobia, paura, l’agorafobia è la paura di ambienti non familiari, solitamente luoghi molto affollati, senza una via di fuga che possa condurre velocemente al sicuro. Piazze, assemblee molto gremite, manifestazioni, code, centri commerciali, aeroplani, autobus.

Nei luoghi pubblici l’agorafobico non si sente protetto e desidera tornare a casa, al riparo, unico posto in cui, nei casi molto seri del disturbo d’ansia, si senta davvero a suo agio.
Al contrario di quanto si crede l’agorafobia non è l’opposto della claustrofobia, la paura degli spazi chiusi, perché il panico si scatena sì negli spazi aperti ma non necessariamente in tutte le occasioni in cui mancano confini ben definiti come mura, soffitti ecc.

Cardiofobia, la paura del cuore e di soffrire di malattie cardiache

 La cardiofobia è una fobia molto specifica: la paura del cuore, dell’insorgenza di malattie cardiache, di essere colpiti da infarto. Paura che può tradursi nella convinzione di aver avvertito i sintomi di un attacco di cuore piuttosto che di una patologia cardiaca e in visite frequenti dal cardiologo, effettuando esami non necessari cui ci si sottopone al solo scopo di tranquillizzarsi.

I sintomi variano da persona a persona, sulla base del livello di paura differente, più o meno forte, e possono includere una sensazione di panico, terrore, battito cardiaco accelerato, respiro affannoso, tremori, ansia.
E ancora sudorazione, sudorazione eccessiva, nausea, gola secca, incapacità di articolare parole o frasi, stato di agitazione.

Gli effetti psicologici del Global Warming

Che effetti ha sul nostro cervello l’idea della fine del mondo legato al Global Warming? Per capirlo, può essere utile andare ad esaminare il recente studio “Apocalypse Soon?” condotto da Matthew Feinberg e Robb Willer, dell’Università di Berkeley e pubblicato sul Psychological Science.

Come prima cosa, andiamo a spiegare, per chi non lo sapesse, cos’è il Global Warming. Stiamo parlando del fenomeno del surriscaldamento della terra che andrebbe a pregiudicare l’esistenza dell’essere umano sul pianeta. A mischiare un po’ di numeri di geofisica, la psicologia e la coscienza ecologica dell’essere umano, ci hanno pensato loro. Riunendo ben 97 studenti e sottoponendolo alla lettura di due articoli ispirati al cambiamento climatico sulla terra. Il primo articolo, più pessimistico, parlava di esseri umani sull’orlo della fine dei tempi, legati soprattutto ai dati scentifici che dimostravano a breve gli effetti di una catastrofe mondiale apocalittica.