Il cervello degli anziani non è più “lento” rispetto ai giovani

 Si tende, generalmente, a ritenere che nelle persone anziane il cervello tenda a lavorare più lentamente, ma una nuova ricerca svolta dall’Ohio State University dimostrerebbe che, invece, ciò non sarebbe vero, e che gli anziani avrebbero tempi di risposta simili a quelli dei giovani, ma, semplicemente, dovendo risolvere ad esempio un quiz, cercherebbero di rispondere in maniera precisa, anche a costo di impiegarvi più tempo. Il professor Roger Ratcliff, coautore dello studio, ha spiegato: “Molte persone ritengono che sia normale che il cervello delle persone anziane rallenti con l‘invecchiamento, ma noi abbiamo scoperto che non è sempre vero. Almeno in alcune situazioni, persone di 70 anni possono avere tempi di risposta simili a quelli di persone di 25 anni”.

“Massimizzatori”: quando fare delle scelte diventa uno stress

 Nella vita di tutti i giorni capita spessissimo di dover fare delle scelte, a volte su cose serie, più spesso su cose banalissime come decidere i gusti di un gelato, e di non essere mai sicuri della decisione anche una volta che è stata presa. Secondo una nuova ricerca, condotta dalla professoressa Joyce Ehrlinger della Florida State University, stare a ripensare e rianalizzare una scelta fatta può causare stress e rendere infelici.
Vi sarebbero, in particolare, due tipologie di persone, quelle che tendono sempre a rimuginare sulle decisioni prese- i “massimizzatori“- e quelle che, invece, non ci ritornano su- i “soddisfatti“. La professoressa Ehrlinger ha spiegato che, comunque, la maggior parte degli individui tende ad oscillare tra una tipologia e l’altra.

Rapidità nelle decisioni: dipende da quante lingue conosci

Avevamo già parlato in passato in un precedente post di quanto fosse forte l’apporto del linguaggio nella vita dell’essere umano. Addirittura in quell’occasione esponemmo una ricerca che individuava come fortissima la capacità di apprendimento del linguaggio nei bambini, già a partire dal momento in cui sono ancora nel ventre materno. Oggi, invece, vogliamo parlarvi di uno studio condotto in cooperazione tra ricercatori dell’Università Vita-Salute e dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano. Questi, a loro volta, hanno collaborato con enti internazionali come le Università di Londra, Barcellona e Hong Kong.