Rabbia, quella sensazione di calore che infiamma e che sembra pervadere i pensieri, offuscando la capacità di essere razionali, un’emozione travolgente inserita tra quelle negative ma che spesso va vissuta ed incanalata per recuperare dopo una delusione, una sconfitta, un momento no. Pensando ad esempio ai sentimenti contrastanti che assalgono per via della fine di un amore. La rabbia, specie se c’è stato un tradimento o la rottura è stata brusca, incomprensibile e soprattutto nel caso si sia stati lasciati, figura sicuramente tra le emozioni provate con più intensità.
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Rabbia, come evitare di rimuginare sulle discussioni
Rabbia: temporanea, lo sfogo di pochi minuti che rientra ad una situazione di calma in breve, oppure rabbia rimuginata, quella che scaturisce quando continuiamo a pensare ed a ripensare ad un torto subito, a delle brutte discussioni, ad un’offesa, a rievocarle nella nostra mente anche a distanza di ore, giorni, con il risultato di rivivere la stessa sensazione più e più volte.
Inutile dire quanto questo sia controproducente per il nostro equilibrio emotivo. Tornare a casa da lavoro e snobbare le feste del cane perché nel percorso abbiamo ripensato ossessivamente ad un alterco con il capo piuttosto che con un collega. Capita così di portarsi la rabbia dentro e dietro, con effetti pesanti anche sulle relazioni interpersonali e sull’umore. Ma come fare a liberarsi dalla brutta abitudine, spesso innata, a rievocare la rabbia passata?
Rabbia e nervosismo, combattili con l’esercizio fisico
Quante volte i media o le persone che conosciamo ci ricordano quanto sia importante fare esercizio fisico? Ogni giorno siamo bombardati da suggerimenti per migliorare la nostra salute, tuttavia raramente prendiamo seriamente in considerazione questi consigli, dedicando il tempo libero ad attività diverse. Se la pigrizia diventa così importante da mettere in secondo piano la salute e la forma fisica, la rabbia talvolta riesce a spezzare questa routine spingendoci a fare sport, soluzione sicuramente migliore di altri modi per scaricare l’aggressività e particolarmente efficace per ritrovare il giusto equilibrio mente-corpo, come rivela questo studio.
Reprimere la rabbia..ti fa arrabbiare di più
Non è possibile dare una risposta univoca alla rabbia, dato che è a fondamento di tutte le teorie psicologiche ed è sovente a capo delle motivazioni che sottendono alle manifestazioni espressive, alle modificazioni corporee e alle azioni (non disgiunte ovviamente alle nostre reazioni).
E’ un’emozione primitiva e quindi è possibile osservarla e monitorarla in diverse fasce d’età nonché in specie diverse dall’uomo.
Gioia, dolore e rabbia sono le prime emozioni in cui ci imbattiamo ed iniziamo a conoscere ma la collera, a differenza delle altre, viene “educata” molto presto all’inibizione o quanto meno al controllo. Pertanto sono fondamentali in tal senso gli studi evolutivi in grado di analizzarla sia quando è “compressa” che nelle espressioni più evidenti e libere.
Si può dire inoltre che l’ira è parte di un “sottogruppo” in cui sono incluse ostilità, disgusto e disprezzo e ne rappresenta l’emozione di base e che pur trovandosi spesso “assieme”, presentano eziologie e conseguenze diverse sui nostri comportamenti.
La rabbia in molti casi è la risposta fisiologica che diamo alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica. Naturalmente non sempre e non in tutti i casi, queste ultime rappresentano le micce perché deflagri, spesso interviene la responsabilità e la consapevolezza che si attribuisce ad un persona o evento come cause ultime e scatenanti.
L’autocritica quando è costruttiva ti rende più forte
Quante volte ci siamo avviliti, boicottati, intimati la resa “Non ce la farai mai anche se ti impegni, non puoi riuscire”. Innumerevoli volte ci siamo ripetuti frasi come questa, può capitare ma non indugiamoci. L’ autocritica svalutativa è uno di quei meccanismi psicologici che se intervengono spesso nella nostra vita diventano motivo di depressione. L’ argomento è stato affrontato nel 2004 da un gruppo di psicologi inglesi, guidati da Paul Gilbert della Mental Health Research Unit del Kingsway Hospital di Derby, e pubblicata sul British Journal of Clinical Psychology. Lo studio evidenzia come questo tipo di autocritica, crei delle dolorose spaccature nella psiche, perché se è vero che una parte di noi ci allontana ansiosamente da una situazione di cui ne paventa (quasi sempre in maniera ingiustificata ) il “pericolo” , dall’altra sussiste – dato che è insita nell’uomo – la volontà e il desiderio di superare un proprio limite. La scelta finale sarà determinata dal confronto/scontro di queste due istanze che ne determineranno l’azione o l’inerzia. Per dare un’idea di questo meccanismo, soprattutto in coloro che soffrono di depressione, alcuni ricercatori hanno applicato la tecnica del role-playing che mostra come il conflitto esploda in maniera evidente. E’ una sorta di psicodramma in cui viene utilizzata la “tecnica delle due sedie” su cui i pazienti sono invitati ad accomodarsi. Una volta occupata la prima, dovranno comunicare le autocritiche svalutative mentre sulla seconda, manifestare il desiderio di riuscita e resistenza. Il conflitto interiore in questo modo si palesa e talora anche molto violentemente: è per i terapeuti è il momento ideale per intervenire e lavorare successivamente sullo sviluppo della capacità di “promozione”, arrivando a contrastare la profonda incapacità e realizzarsi positivamente. Naturalmente non tutte le forme di autocritica sono dannose, anzi la capacità di analisi profonda del sé è – per chi la possiede – una grande risorsa ma non deve tralasciare la propria implicita funzione costruttiva, un atteggiamento responsabile offre la reale possibilità di non ripetere gli errori, quella che invece è perpetrata con disfattismo e vittimismo, oltre a creare un’intensa frustrazione e infelicità, tende a reiterare atteggiamenti sbagliati, ci riduce all’impotenza e alla rabbia.
Esprimere la rabbia fa bene al cuore
Trattenere i propri sentimenti fa male. Soprattutto chi soffre di malattie cardiovascolari deve stare molto attento alle gestione delle emozioni, in particolar modo la rabbia. Secondo uno studio olandese, pubblicato sull’American Journal of Cardiology, le persone con problemi di cuore che non esprimono la rabbia rischiano, infatti, ben tre volte di più di avere un infarto.
La fame nervosa
Dopo la cena della vigilia e il pranzo di natale parlare di fame sembra quasi fuori luogo. C’è però chi vede nel Natale nient’altro che un occasione unica per abbuffarsi, per saziare un bisogno psicologico di cibo che non ha niente a che vedere con il normale appetito che scaturisce da necessità fisiologiche. In generale, rapportarsi correttamente al cibo è il risultato di un delicato equilibrio che tende a incrinarsi con facilità. Disturbi psicologici anche lievi infatti, possono trovare sfogo nella fame nervosa e nei casi più gravi, nell’anoressia o nella bulimia.
4 metodi per controllare la rabbia
L’ira è considerata uno dei sette vizi capitali, da cui bisogna astenersi sempre ed in ogni caso. Questo sentimento infatti ci induce a vivere emozioni in un modo fortemente alterato, rimuovendo numerosi freni inibitori e spingendoci verso comportamenti irrazionali, causati dall’avversione verso una persona, un comportamento o una situazione.
Poche persone, tuttavia, sono immuni alla rabbia: la maggior parte delle volte dobbiamo limitarci a poterla controllare. Ma come?
La rabbia
Rabbia
Che cos’è la rabbia?
La rabbia è tra le emozioni più difficili da contenere, eppure molto spesso dobbiamo imparare a controllarla. Non è facile. Il modo migliore generalmente consiste nel cercare di capire perché una determinata situazione ci ha portati ad uno scatto d’ora.
Perché ad esempio un guidatore inesperto che rallenta il traffico ci fa urlare di rabbia? Sicuramente a nessuno piace perdere tempo, ma sicuramente la nostra reazione è spropositata. Forse il problema non è dell’automobilista lento, forse siamo noi che tolleriamo poco uno stile di vita frenetico, a cui la nostra vita si è adeguata, ma che probabilmente dentro di noi è ancora rifiutato.