Lavoro, le donne devono fare attenzione al mouse

 

 

Quando si fanno dei lavori molto sedentari, si sta ore in ufficio a lavorare al pc, si utilizza spesso il mouse, a meno che non si sia così abili con i comandi della sola tastiera. Per le donne questo ritmo lavorativo serrato creerebbe un grande fastidio. Viene chiamato comunemente “mal di mouse” e può causare un dolore molto forte. In particolare, le donne devono dosare l’utilizzo di questo strumento informatico con parsimonia. Sembrerebbe, infatti, secondo i dati INAIL, che l’uso costante del mouse genera la sindrome del tunnel carpale.

Depressione, più a rischio chi vive nelle grandi città

 Depressione, schizofrenia e altre malattie mentali colpiscono in misura maggiore gli abitanti delle grandi città. Sarà colpa dei ritmi frenetici di vita, della mancanza di calore umano e della solitudine avvertita ancora più lancinante in mezzo ad una folla indifferente di cui si è solo una minuscola, insignificante parte.

Pensate che solo a Milano, stando ad un recente studio effettuato dal Servizio Sanitario Nazionale, sarebbero circa 30 mila i pazienti affetti da psicosi schizofrenica. Circa 11 mila milanesi avrebbero richiesto un consulto per malattie mentali, mentre oltre la metà non sa di essere malata o peggio ne è consapevole ma cerca di tenere nascosto il problema. Un comportamento assolutamente controproducente perché pregiudica le possibilità di guarigione. Gli esperti consigliano piuttosto di rivolgersi ad uno psicologo alle prime avvisaglie di disturbi che compromettono la sanità mentale.

La diffidenza ti allontana dagli altri

  

Quante volte ci siamo chiesti di qualcuno se gli si potesse concedere la nostra fiducia, se non ci stesse invece mentendo o ancora se davvero c’avrebbe sostenuto in quel nostro progetto, idea o confronto.

La diffidenza è un misto di ansia e pessimismo e di un evento ci dà la misura del pericolo, di un fallimento. Come sostiene Maura Amelia Bonanno, antropologa culturale esperta di Enneagramma a Lavagna (Ge)Si tratta di un atteggiamento spesso sproporzionato alla situazione reale, che può inibirci e paralizzarci dal vivere pienamente. Chi è molto diffidente arriva a mettere in dubbio il positivo, a non avere un’attitudine aperta verso il mondo. Anzi, è pieno di pregiudizi”.

L’origine di tale atteggiamento come è intuibile, ha radici profonde nell’infanzia. Un pioniere nell’indagine dello sviluppo infantile e quindi dei comportamenti che condizioneranno il bambino anche da adulto, è stato lo psicanalista americano Erik Erikson che nei primi anni cinquanta con l’espressione “fiducia di base” e “sfiducia di base”, ha definito la fase dello sviluppo che dalla nascita va fino ai due anni d’età, un momento particolare, in cui il bambino avverte la “benevolenza” del mondo, sentendosi accolto.