L’esitazione favorisce la concentrazione

Le esitazioni, tutti quegli “ehm” o pause che frammentano i discorsi e che spesso infastidiscono chi ascolta, hanno in realtà un effetto inaspettatamente positivo. La sospensione del flusso di parole causata dall’incertezza di chi parla, sembra potenziare l’attenzione dell’interloctore, mentre al contrario parlare troppo velocemente e senza esitazioni distrae e presto o tarsi porta a perdere il filo del discorso.

L’esitazione  viene percepita dal cervello di chi ascolta come un segnale di allerta, l'”ehm” viene inteso iconsciamente come un  richiamo a sintonizzarsi e a prestare attenzione.

La paura di cambiare

Capita continuamente nella vita di trovarsi ad un bivio, di dover scegliere. Il nostro percorso di vita, ogni nostra azione è frutto di scelte, consapevoli o inconsapevoli che siano. Cosa succede quando d’un tratto ci accorgiamo di aver sbagliato, di aver preso una direzione sbagliata?

Le reazioni sono le più disparate: si può reagire andando nel panico oppure ci si può deprimere. Si può tirare avanti ignorando il senso di malessere che deriva dall’insoddisfazione, oppure si può avere il coraggio di individuare cosa c’è che non va e cambiare.

Il disgusto ci tiene lontani dai pericoli

Grandi menti come Charles Darwin o Stanley Miller consideravano il disgusto un concetto strettamente legato al cibo. In particolare Darwin, nel suo libro “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”,  ne sottolineava il valore adattivo, e considerava il disgusto come un emozione originata dal senso del gusto che con l’evoluzione si è trasformata in una risposta emozionale che impedisce all’uomo di assumere oralmente sostanze potenzialmente dannose.

In realtà lo scopo del disgusto non è solo evitare di ingerire alimenti pericolosi, nè di preservare l’uomo dal contatto con i batteri; è piuttosto un meccanismo di difesa che interessa sia fisico che mente. Infatti esiste sia il disgusto sensibile, cioè quello che proviamo quando assumiamo cibi avariati, sia quello psicologico.

Il potere benefico delle parolacce

È scientificamente provato che le parolacce fanno bene a corpo e mente. La notizia ci arriva da un esperimento effettuato da Richard Stephens e colleghi, durante il quale, in un primo tempo, i soggetti dovevano immergere la mano in un contenitore pieno di acqua gelida urlando una parolaccia a piacere. Nella seconda fase, i soggetti dovevano ripetere l’operazione senza imprecare.

Il risultato è stato che nella prima fase, i soggetti hanno alzato la loro soglia di sopportazione al dolore di quasi il 50%, a differenza della seconda.

Soldi e psiche, contarli ci fa bene


Stress, ansia e per giunta il calore. D’estate dormire è in media un po più difficile, almeno per chi resta a casa. Ma una ricerca americana ci dice che vi sono delle valide alternative al conteggio delle pecore.

Da un gruppo di ricercatori dell’Università del Minnesota (Usa) diretti da Xinyue Zhou, insieme ad altri ricercatori della Florida State University arriva la conferma che Zio Paperone aveva ragione: contare soldi fa bene a se stessi e aiuta a dormire.