Un ambulatorio a Roma per chi è dipendente dal web

Al piano meno uno del policlinico Gemelli di Roma è nato il primo Day Hospital dedicato alle dipendenzealternative“, in pratica quelle da internet. A spiegarne la necessità sono i dati di uno studio condotto dall’Università di Parma e dal Cnr su un campione di 2200 studenti: il 22 per cento presenta condotte “immersive” in relazione all’uso del pc, vale a dire un uso eccessivo, e uno su dieci è a rischio dipendenza.

Naturalmente come è da immaginare, riguardo questo disturbo, le opinioni sono molte e diverse, per Stefano Benemeglio, ad esempio, autore di numerosi studi sul comportamento umano già a partire dagli Anni Sessanta, nonché fondatore dell’onlus Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche sostiene che per questi disturbi e la maniera in cui si presentano: “le sfaccettature sono molteplici: c’è chi si fa travolgere da Internet fino a diventarne dipendente e chi si fa coinvolgere dal gioco d’azzardo: ma si tratta sempre di uno stesso fenomeno che caratterizza la nostra epoca. E per risolvere questi problemi sempre più persone si rivolgono all’ipnosi“.

Generazione Eleanor Rigby

I giovani di oggi si sentono sempre più soli, anche se sono circondati da persone, sia nella vita reale sia attraverso contatti virtuali. Una generazione di solitari, un modello di vita che ricorda molto la canzone dei Beatles “Eleanor Rigby”, che parla di tante solitudini che non riescono mai ad entrare in contatto. Ancora una volta, ad essere sotto accusa è Internet e, in particolare, i social network.

I social network aiutano le relazioni

Molto spesso i cellulari e i social network, come ad esempio Facebook, sono stati accusati di creare rapporti interpersonali fittizi, aiutando in particolare i giovani ad accontentarsi di amicizie virtuali.

Tuttavia una ricerca americana condotta dalla Pew Internet &American Life Projects, una società no profit che si occupa dello studio delle abitudini e dei trend sociali, smonta tutti questi pregiudizi.

Social network e autostima

 La crescente popolarità dei social network ha portato grandi esperti (e semplici utenti) a confrontarsi sul rapporto che intercorre tra queste nuove forme di comunicazione e l’autostima di chi ne fa uso. Facebook, Twitter, MySpace e tutti gli altri aiutano o ledono la nostra autostima?

Quanti paventano l’azione benefica dei social network dichiarano che lo sforzo degli utenti per creare il proprio profilo, e per gestirlo successivamente sia un ottimo esercizio per l’autostima. Doversi descrivere, scegliere le proprie immagini da condividere con altri utenti, comunicare ciò che facciamo attraverso il nostro status costituirebbero infatti piccoli gesti che ci aiutano ad accettarci e a presentarci agli altri. I sostenitori della tesi avversa puntano invece il dito contro le pratiche sopra descritte dichiarando che permettono l’evasione dalla vera natura dell’utente, che è così libero di mostrarsi nel modo in cui vorrebbe essere piuttosto che nel modo in cui realmente è., il che di certo non gioverebbe all’autostima.