In Australia hanno puntato su un rimedio irresistibile per abbassare il livello di stress dei ragazzi che dovranno sottoporsi all’esame di maturità: tenere in classe durante la preparazione allo stesso dei gatti. Piccoli cuccioli di ogni razza: l’obiettivo è quello di calmare gli animi.
studenti
Scuola, l’aggressività degli studenti è legata a bias nelle credenze
L’ aggressività dei ragazzi, in particolar modo a scuola, è legata a bias nelle credenze. Secondo uno studio pubblicato su Child Development i ragazzi, quando credono che le persone non possono cambiare i loro comportamenti, reagiscono con aggressività nel momento in cui sono coinvolte in un conflitto tra pari. Ricerche condotte in passato hanno dimostrato come i bambini che crescono in realtà difficili, caratterizzate da conflitti ripetuti, tendono ad interpretare in maniera distorta anche episodi minori, in quanto hanno la credenza che determinati atti vengono messi in atto di proposito contro di loro. Questa convinzione è associata ad una risposta di tipo aggressivo.
Più bravi a scuola se si impara a sbagliare
Sbagliando s’impara, dice il proverbio. Secondo una ricerca dell’Università di Poitiers, in Francia, ciò potrebbe essere vero, e gli studenti sarebbero più bravi a scuola se imparassero a sbagliare, o meglio, ad accettare i propri errori e i propri fallimenti, quindi genitori e insegnanti non dovrebbero metterli troppo “sotto pressione” pretendendo da loro un rendimento scolastico eccellente, perchè se i ragazzi sanno accettare i loro fallimenti senza abbattersi troppo, poi riusciranno ad avere maggior successo.
Studio e ripensamenti, le scelte compiute dai giovani
Oggi vi riportiamo i risultati di due ricerche effettuate da AlmaLaurea che riguardano i percorsi di studio che i giovani hanno o stanno per intraprendere. Il rimorso e il rimpianto sembrano essere i sentimenti prevalenti tra i giovani che, una volta compiuta una scelta, non risultano essere molto contenti, soprattutto se si parla del liceo. Infatti, il 48% dei giovani intervistati avrebbe dichiarato che se potesse tornare indietro sceglierebbe un altro percorso di studi, magari uno che possa farli sentire più vicini e preparati per il mondo del lavoro. Il 45%, invece, di coloro che hanno frequentato dei licei professionali dichiara la stessa cosa e solo il 43% per quanto riguarda i tecnici. Questi ultimi due, quindi, sembrano essere meno pentiti.
Dite bugie e soffrirete di depressione
Chi non ricorda la favola di Pinocchio? Le bugie hanno le gambe corte e mentire non è il migliore dei comportamenti che si possano avere. Soprattutto perché le bugie non portano a nulla di buono, anzi, a volte inaspriscono e peggiorano delle situazioni. A confermarcelo è una recente ricerca dell’Università della Pennsylvania e della Nanyang Technological University of Singapore. Raccontare fandonie è il mestiere di chi è molto insicuro e per mascherare la propria insicurezza decide di aumentare il proprio senso di autostima attraverso delle bugie.
Perché i bambini odiano andare a scuola?
Manca ancora qualche settimana all’inizio del nuovo anno scolastico e per molti genitori si profila all’orizzonte la classica avversione dei bambini per il ritorno tra i banchi. Se vostro figlio non ama andare a scuola non necessariamente è colpa vostra piuttosto che dell’insegnante o di questo o quel compagno di classe, questa o quella materia odiata. Né c’è qualcosa che non va in lui. Probabilmente sta benissimo, anzi. A dirlo la dottoressa Judy Willis, insegnante e neurologa americana, autrice di numerosi saggi sull’educazione e l’apprendimento, tra cui How Your Child Learns Best: Brain-Based Ways to Ignite Learning and Increase School Success.
Successo, l’importanza di avere buoni insegnanti
Quanto conta avere dei buoni insegnanti nei primi anni di vita per il successo futuro e soprattutto cosa si intende per buoni insegnanti? Tutti noi ricordiamo, nel bene e nel male, i nostri primi maestri. A pensarci bene, a distanza di anni, quelli che ci tornano in mente e ringraziamo sono quelli che si sono interessati a noi, facendone quasi una questione personale, spingendoci a dare di più, quelli che mostravano passione per la loro materia di insegnamento, quelli più severi che ci hanno spronato a fare sempre meglio, quelli pazienti.
Lezioni via Twitter in classe per coinvolgere gli studenti introversi
Le potenzialità delle nuove piattaforme di comunicazione simultanea nell’insegnamento sono infinite anche se ancora poco esplorate. Twitter, ad esempio, può conferire maggiore attrattiva ad una altrimenti noiosa lezione di storia. E ancora, può coinvolgere anche studenti con una personalità timida ed introversa in una discussione che altrimenti li avrebbe visti relegati in un angolo, zittiti dal timore di sbagliare o di dire sciocchezze. Un tweet abbassa al contrario le aspettative, scalando ad un tono più informale la conversazione, affidando ad opinioni ed impressioni elementari, non eccessivamente impegnative ed articolate, la propria partecipazione al discorso.